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Daniele Paci, agronomo marchigiano amatissimo sui social, ha dato una dritta utile a chi non sopporta l’odore di cloro nell’acqua del rubinetto. In un video diventato virale, ha spiegato il suo metodo casalingo – semplicissimo – per risolvere il problema in poche ore. "Io la sera prima di andare a dormire riempio una brocca d'acqua", racconta Paci, mostrando la sua cucina. "Basta lasciarla a riposare per tutta la notte. Il cloro se ne va da solo. L'acqua, invece, resta. E il giorno dopo ha un altro sapore".

Funziona? Sì, e c’è una spiegazione scientifica dietro questo trucco della nonna 2.0: il cloro è volatile. Lasciando l’acqua esposta all’aria, tende a evaporare naturalmente. Risultato? Addio puzza di piscina, benvenuta acqua più gradevole da bere.
Il cloro è davvero sicuro nell’acqua del rubinetto?
Questa è la domanda che tutti si fanno. La risposta, per fortuna, è rassicurante: l’acqua del rubinetto in Italia è tra le più controllate al mondo. Secondo il primo rapporto del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA), pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità e basato su oltre 2,5 milioni di analisi tra il 2020 e il 2022, il 99,1% dei campioni analizzati rispetta tutti i parametri di sicurezza, inclusi quelli microbiologici e chimici. Un dato che dice tutto. Persino i parametri “indicatori”, che influenzano odore, sapore o colore senza implicazioni sanitarie dirette, rispettano gli standard nel 98,4% dei casi. Il cloro, quindi, c’è, ma è tenuto sotto controllo.
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Disinfezione. Pura e semplice sicurezza. Il cloro – che può essere aggiunto come ipoclorito di sodio o biossido di cloro – serve ad abbattere batteri, virus e spore. Una protezione fondamentale soprattutto nei lunghi percorsi che l’acqua compie dalle sorgenti ai rubinetti. Il valore raccomandato in Italia è di 0,2 mg/l, in linea con le direttive dell’OMS. Una quantità ritenuta assolutamente sicura per la salute. E anzi, è proprio grazie a questa dose di cloro se l’acqua di casa è così affidabile.
Esistono rischi? I dubbi sugli effetti a lungo termine
Qualcuno, però, solleva il sopracciglio. Non tanto per il cloro in sé, quanto per i sottoprodotti della clorazione. In particolare, i famigerati trialometani (THM), che si formano quando il cloro entra in contatto con sostanze organiche presenti nell’acqua. Due di questi – cloroformio e bromodiclorometano – sono classificati dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) come “possibili cancerogeni per l’uomo” (gruppo 2B).
Uno studio condotto dal Dr. Robert Morris del Medical College of Wisconsin ha segnalato un aumento del rischio di cancro al retto (+38%) e alla vescica (+21%) in chi beve acqua clorata per lunghi periodi. Ma attenzione: la comunità scientifica considera questi dati ancora preliminari e non definitivi. Inoltre, alcune ricerche parlano di possibili interferenze del cloro sulla flora batterica intestinale e sulla vitamina E. Nulla di conclamato, ma la prudenza non guasta.
Italia divisa tra chi la beve e chi... imbottiglia
Nonostante l’elevata qualità dell’acqua pubblica, quasi un italiano su tre (28,8%) non si fida del rubinetto. È quanto emerge dall’ultima indagine Istat. E il dato è ancora più interessante se si pensa che vent’anni fa il numero era ben più alto: oltre il 40%. Questa diffidenza, però, ha una conseguenza diretta: l’Italia è prima in Europa per consumo di acqua in bottiglia. E seconda al mondo, con 206 litri pro capite all’anno. Uno spreco? Una scelta consapevole? Di certo, un business milionario.
Ci sono davvero zone dove l’acqua è meno “perfetta”? Sì, ma si contano sulle dita di una mano. Alcune province italiane hanno richiesto deroghe temporanee per superamento di valori limite di arsenico e altre sostanze. In particolare, in alcuni comuni del Viterbese, i valori di arsenico hanno toccato anche 75 mg/l (quando il limite è 10 mg/l). Ma si tratta di casi circoscritti, ben monitorati e segnalati dalle autorità sanitarie locali.
Le regioni che brillano per la qualità dell’acqua sono Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Le province autonome di Trento e Bolzano, invece, segnano i punteggi più bassi secondo i dati medi.
