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Lo dicono sempre i life coach sui social in quei video con le musichette sotto: “Giudicare gli altri e le loro vite è tossico”. E se, al contrario, parlare degli affari altrui in realtà ci facesse stare meglio? La risposta potrebbe sorprenderti: spettegolare fa bene alla salute mentale. E no, non è solo un piacere colpevole. È scienza, bellezza.
In Italia il pettegolezzo è sport nazionale: lo si trova nei bar, nei parrucchieri, nelle chat di gruppo, nelle pause caffè al lavoro. E gli psichiatri, a differenza dei guru, non lo sconsigliano come attività. A sostenere i benefici del “gossip buono” è il dottor Charles Sweet, psichiatra e consulente medico presso Linear Health, intervistato da Newsweek. Secondo lui, chiacchierare degli altri – se fatto senza cattiveria – può essere un vero toccasana.
Gossip sì, ma senza veleno: parlano gli esperti
Parlare degli altri non significa necessariamente infangare. Pettegolezzo non vuol dire malizia, ma condivisione. Lo ribadisce anche Alexandra Hoerr, psicoterapeuta abilitata, che spiega come nei contesti sociali – specialmente tra le donne nel mondo del dating – parlare delle esperienze altrui serve a proteggersi e informarsi. È un modo per dire: “Attenta, quella situazione potrebbe essere pericolosa”.
Secondo Hoerr, questo tipo di pettegolezzo non è un attacco personale, ma un passaparola che funziona come sistema d’allerta sociale. Un po’ come quando le mamme si scambiano dritte sulla babysitter o quando si raccontano le “red flag” dell’ultimo match su Tinder.
E la cosa interessante è che questa condivisione crea fiducia. Proprio così: chi partecipa a un momento di pettegolezzo 'benefico' tende a sviluppare un legame più forte con l’interlocutore. Lo conferma anche uno studio pubblicato su Social Psychological and Personality Science: spettegolare, entro certi limiti, aiuta a rafforzare i legami sociali.
Il pettegolezzo come valvola di sfogo
Quante volte hai chiuso una chiamata con l’amica del cuore sentendoti più leggero? Come se avessi tolto un peso dallo stomaco? Non è solo un’impressione: parlare e sentirsi ascoltati riduce lo stress. Non diciamo che ha gli stessi benefici di una seduta dallo psicologo, ma ci si avvicina.
“Essere ascoltati e compresi è un grande beneficio per la salute mentale. Se qualcosa ci pesa e possiamo esprimerlo con qualcuno che ci ascolta davvero, il nostro corpo scarica tensione”, spiega ancora Hoerr. Il pettegolezzo, in questo senso, non ti cura, ma ti aiuta a stare meglio subito.

Il dottor Sweet aggiunge un punto di vista interessante: “In un certo senso, spettegolare ci aiuta a riflettere sui nostri valori e comportamenti, confrontandoli con quelli degli altri”. Tradotto: se commenti un comportamento che non approvi, è anche perché ti posizioni rispetto ad esso. Un modo tutto umano di capire chi siamo.
Quando il gossip diventa tossico
Ovviamente, non è tutto rosa e fiori. Il gossip può diventare velenoso quando nasce con lo scopo di emarginare altre persone, ferirle o diffondere informazioni false sul loro conto. È quella forma di pettegolezzo che fa male: non solo a chi lo subisce, ma anche a chi lo pratica.
“Se usato in modo distruttivo, il gossip può rovinare relazioni e compromettere la reputazione delle persone”, spiega Sweet. Ma nella sua forma naturale e non maliziosa, resta un componente fondamentale della comunicazione umana.
Il gossip è come il caffè: unisce, sveglia la mente e crea rituali. La società italiana ne è piena, dai talk show alla pausa sigaretta in ufficio. “Spettegolare” è un collante sociale che permette di sentirsi parte di qualcosa.
Lo facciamo perché ci piace, ma anche perché ne abbiamo bisogno. Condividere informazioni, giudizi e riflessioni sugli altri ci aiuta a definire chi siamo, cosa accettiamo e cosa rifiutiamo. Ed è anche un modo, spesso involontario, per mantenerci al sicuro. Come ha detto Alexandra Hoerr: “Il gossip può anche essere una strategia di sopravvivenza sociale”.
Che sia davanti a un bicchiere di vino, in una chat su WhatsApp o commentando l’ultima gaffe di "quella persona" su Instagram, spettegolare non è sempre un atto di cattiveria. Può essere un modo per connettersi, sfogarsi e riflettere. E, sorpresa: la scienza lo approva.
