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Più che una montagna da scalare, sembra una valanga che rotola giù da decenni senza sosta. Grazie all'ultimo dato ufficiale disponibile, scopriamo il debito pubblico italiano ha superato quota 3.024 miliardi di euro a febbraio 2025. Roba da far tremare anche il più ottimista degli economisti.
E mentre l’Unione Europea continua a inviare richiami all’Italia per mettere ordine nei conti, c’è chi taglia corto e mette in chiaro una verità scomoda: quel debito non lo ripagheremo mai. A dirlo, con parole semplici ma affilate come una lama, è Tommaso Masi, in arte @tommy.verse, content creator diventato punto di riferimento per chi vuole capire l’economia senza addormentarsi.
Un buco nero da 3.024 miliardi
Secondo i dati della Banca d’Italia, nel solo mese di febbraio 2025 il debito pubblico è cresciuto di 42,6 miliardi di euro. Una cifra folle, che porta il totale a livelli mai visti prima.
Da anni il debito galleggia sopra i 2.500 miliardi, ma adesso la soglia dei 3.000 miliardi è stata superata e consolidata. E no, non è colpa della pandemia: già prima del 2020 il trend era in salita, con poche parentesi di discesa. L’unica eccezione? Una lieve flessione tra il 2008 e il 2010. Poi, il nulla.
In uno dei suoi video diventati virali su Instagram, @tommy.verse spiega a parole sue – e con i numeri alla mano – perché è impossibile azzerare il debito italiano. “Ogni anno – spiega – lo Stato incassa circa 600 miliardi di euro dalle tasse. Pensate sia tanto? Sì, ma nemmeno lontanamente abbastanza per coprire tutto”.
Primo nodo: i rimborsi. Il debito viene rinnovato ciclicamente, ma se volessimo portarlo a scadenza, dovremmo affrontare circa 300 miliardi di euro l’anno solo per rimborsare i titoli in scadenza. Quindi, metà del gettito fiscale se ne va così? Non proprio.
Il conto degli interessi e il DEF che fa tremare
Nel 2024 lo Stato ha pagato ben 96 miliardi di euro solo di interessi sul debito. Avete letto bene: novantasei. Senza muovere un dito per ridurre il capitale, solo per tenere la barca a galla.
A questi vanno aggiunti 130 miliardi di investimenti pubblici previsti nel 2025. Un dato che, secondo Masi, dovrebbe far riflettere di più: “Nel DEF è previsto che scendano di 10 miliardi nel 2026 e altri 10 nel 2027, e questa è una notizia che mi preoccupa seriamente”. Facciamo due conti? 600 miliardi di entrate meno 300 miliardi tra rimborsi e interessi, meno 130 miliardi di investimenti, restano 170 miliardi. Ma...
Mantenere l’Italia costa più di quanto entra
Le spese correnti per far funzionare il Paese – stipendi, sanità, pensioni, trasporti, scuola – ammontano a circa 600 miliardi di euro ogni anno. Ecco il buco: oltre 530 miliardi da coprire. Da dove arrivano quei soldi? Indovina, indovinello: nuovo debito.

La verità è che il debito italiano funziona come un gioco perpetuo: si rinnova, si rinegozia, si rifinanzia. Nessuno – né a Roma, né a Bruxelles – pensa davvero di chiudere quel conto. L’obiettivo è solo uno: far sì che il castello di carte non crolli.
Possiamo davvero vivere con il debito per sempre?
La domanda che molti si pongono è: si può vivere con un debito pubblico eterno? La risposta, per ora, è sì. Ma con una postilla: serve fiducia. Finché i mercati credono che l’Italia possa pagare almeno gli interessi, i titoli di Stato restano appetibili. Ma se quella fiducia vacilla, anche solo per un attimo, lo scenario può cambiare radicalmente.
Ecco perché la credibilità internazionale, la gestione oculata del bilancio e l’attenzione alle politiche fiscali restano fondamentali. Il debito non si ripaga, ma si tiene in equilibrio come un acrobata su una fune tesa. E basta poco per cadere.
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