La Germania ha testato il Reddito Universale di base: com'è andata

Ti piacerebbe ricevere un assegno da 1.200 euro al mese, non vincolato ad alcun tipo di obbligo di spesa, zero burocrazia e tanta libertà? Probabilmente sì, ti sembra quasi un sogno. In Germania non si sono limitati a parlarne: lo hanno fatto. Il paese ha messo alla prova il reddito universale di base in uno degli esperimenti più solidi e documentati mai visti in Europa. E i risultati sono tutt’altro che banali.

Un esperimento serio, con soldi veri

Il progetto, ideato da Mein Grundeinkommen in collaborazione con l’Istituto Tedesco di Ricerca Economica (DIW Berlin) e varie università, ha coinvolto 122 persone tra i 21 e i 40 anni. Dal giugno 2021 al maggio 2024, ciascuno ha ricevuto ogni mese 1.200 euro, senza condizioni. Nessun obbligo di cercare lavoro, nessun controllo su come spendere i soldi.

A monitorarli è stato un gruppo di controllo composto da 1.580 persone con caratteristiche simili ma senza assegno mensile. I ricercatori hanno così potuto confrontare in modo diretto gli effetti economici, psicologici e professionali del reddito di base.

Formazione, nuovi lavori e sogni messi in pratica

Chi temeva che il reddito universale avrebbe trasformato tutti in persone pigre incollate al divano si sbagliava di grosso. I dati raccolti raccontano un’altra storia: molti partecipanti hanno usato quei soldi per formarsi, cambiare lavoro o avviare piccoli progetti personali. In pratica, hanno investito su sé stessi.

Nei primi 18 mesi, il tasso di cambiamento di impiego è stato nettamente più alto tra chi riceveva l’assegno mensile. È cresciuta anche la soddisfazione lavorativa: chi ha cambiato lavoro lo ha fatto per qualcosa di meglio, non per necessità. Proprio come accaduto in Finlandia, dove un esperimento simile (2017-2018) aveva già mostrato dinamiche positive.

Il denaro in più ha offerto il coraggio di osare: scegliere un impiego con orari migliori, rifiutare ambienti tossici o tornare a studiare per cambiare rotta. Il reddito universale di base ha dato una spinta reale, non un freno.

Stress giù, benessere su: l’impatto sulla salute

Oltre al lavoro, è migliorata anche la salute mentale. Secondo i ricercatori, chi riceveva i 1.200 euro mensili mostrava livelli inferiori di stress finanziario e una maggiore sensazione di controllo sulla propria vita. E questo ha avuto effetti concreti: meno malattie, meno giorni di assenza, più energia per affrontare il quotidiano.

Klara Simon, presidente di Mein Grundeinkommen, ha dichiarato: “La stabilità mentale porta produttività e innovazione. Investire in reddito di base può significare risparmiare su sanità e assistenza.”

Germania non è sola: UBI testato in mezzo mondo

Il caso tedesco si aggiunge a una lunga lista di esperimenti in giro per il mondo:

  • Finlandia: tra il 2017 e il 2018 ha dato 560 euro mensili a 2.000 disoccupati.
  • Spagna: dal 2020 ha introdotto un reddito minimo garantito.
  • Paesi Bassi: Utrecht e altre città testano l’UBI da anni.
  • Regno Unito: progetti pilota in Galles e Inghilterra, 1.600 sterline al mese.
  • Stati Uniti: l’Alaska offre un dividendo annuale a tutti i residenti.
  • Kenya: l’ONG GiveDirectly ha avviato il più grande esperimento UBI al mondo.
  • Brasile: a Maricá, un terzo della popolazione riceve un reddito di base.

Anche Irlanda, Canada, India, Namibia, Uganda e Scozia hanno provato versioni locali dell’UBI, con vari gradi di successo. In molti casi, i benefici sono andati ben oltre il portafoglio: più fiducia, meno povertà, più libertà di scegliere.

Ma quanto costa davvero il reddito universale?

Tutto rose e fiori? Purtroppo no. Chi sostiene l’UBI punta tutto sul lungo termine: meno spese sanitarie, meno burocrazia, più innovazione sociale. I critici, invece, temono che sia troppo costoso per le casse pubbliche. In Spagna, ad esempio, si calcola che per finanziare un reddito di base servirebbero aumenti significativi delle imposte, tema che continua a far discutere anche in Italia.

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Il modello tedesco, però, mostra un’alternativa: non serve subito un piano nazionale. Si può partire con esperimenti locali, trasparenti e monitorati. E poi valutare se estenderli. Perché quando i numeri parlano chiaro, anche le ideologie devono ascoltare. E se è vero che presto l'Intelligenza Artificiale sostituirà più della metà dei lavoratori esistenti, 4 miliardi di persone dovranno avere denaro a disposizione in qualche modo.

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