I lavoratori in Cina vanno in pensione molto prima rispetto all'Italia, ma non è l'unica differenza

Pensione sprint o maratona infinita? In Cina si va in pensione con largo anticipo rispetto all’Italia. Uomini a casa già a 60 anni, donne anche prima. Altro che Quota 103: nel Paese del Dragone il traguardo della pensione si taglia con almeno cinque anni di vantaggio rispetto all’Occidente. Ma non è tutto così semplice come sembra.

A raccontare queste dinamiche ci ha pensato Marissa in China, una content creator americana trapiantata in Asia. Dopo anni nella società cinese, ha svelato al suo pubblico una verità che in pochi conoscono: qui si vive diversamente anche la vecchiaia. E dietro all’apparente “privilegio” della pensione anticipata, si nasconde un mondo fatto di valori millenari, sacrifici familiari e nuove sfide sociali.

Età pensionabile: Cina batte Italia 1 a 0 (per ora)

Nel 2025, in Cina l’età pensionabile resta tra le più basse del mondo industrializzato. Gli uomini lasciano il lavoro a 60 anni. Le donne? Dipende. Le lavoratrici operaie vanno in pensione a 50, mentre le quadri a 55. Ma attenzione: una riforma già avviata cambierà le carte in tavola.

Entro il 2040, il governo cinese vuole alzare gradualmente l’età pensionabile: da 60 a 63 anni per gli uomini, da 50/55 a 55/58 per le donne. Un passo obbligato, dettato da motivi economici e demografici: la popolazione invecchia, i giovani sono sempre meno e le casse pubbliche risentiranno dell'aumento di pensionati da pagare. Il piano prevede anche l’aumento degli anni minimi di contributi: dai 15 attuali si passerà a 20 anni entro il 2039.

Rispetto all’Italia – dove la pensione di vecchiaia si prende (forse) a 67 anni – il confronto è impietoso. Ma attenzione: il sistema cinese, seppur generoso, rischia di diventare insostenibile. Ecco perché Pechino vuole correre ai ripari senza far scoppiare rivolte (pur difficili in una semi-dittatura).

Famiglia formato XXL: i nonni in Cina sono tutto

In Cina, la pensione non è sinonimo di riposo eterno tra sudoku e TV. I nonni sono il pilastro portante del welfare familiare. Appena smettono di lavorare, si trasformano in baby-sitter full time. Altro che asilo: la cura dei nipoti è un lavoro a tempo pieno.

Nelle metropoli come Shanghai e Guangzhou, gli asili esistono, eccome. Ma affidare un figlio piccolo a un centro educativo viene ancora percepito come una scelta estrema, soprattutto tra le famiglie più tradizionali. Nei villaggi e nelle aree rurali, l’idea stessa di asilo suona quasi esotica. I bambini stanno coi nonni, punto.

Il rovescio della medaglia? La pressione familiare è altissima. Gli anziani non possono “rilassarsi” davvero. Spesso aiutano economicamente i figli, si occupano dei nipoti e, a loro volta, vengono accuditi solo in famiglia. Sono moralmente obbligati a pagare la loro istruzione e anche a comprare una casa.

Genitori anziani e figli adulti: un patto non scritto (ma anche legale)

Pietà filiale: due parole che in Cina hanno un peso sacro. Secondo i valori confuciani, i figli devono onorare e prendersi cura dei genitori anche quando diventano adulti. Ma non è solo una questione morale: dal 2013 esistono leggi che impongono ai figli di visitare e assistere i genitori. Saltare il pranzo della domenica può costarti caro… anche legalmente.

L'età pensionabile attuale in Cina è molto bassa, ma entro il 2040 si avvicinerà a quella standard europea (che nel frattempo potrebbe salire!)
L'età pensionabile attuale in Cina è molto bassa, ma entro il 2040 si avvicinerà a quella standard europea (che nel frattempo potrebbe salire!)

La tradizione del “dare e ricevere” è molto forte: i genitori finanziano l’università ai figli, spesso comprano loro casa, ma si aspettano che – in cambio – questi ultimi li assistano nella vecchiaia. Niente RSA, niente residenze assistite. Le case di riposo in Cina esistono, ma sono viste come uno stigma sociale.

Solo il 5,3% degli over 65 vive in strutture dedicate. Il resto? A carico dei figli. Oppure accuditi da badanti 24 ore su 24, una scelta in crescita ma spesso troppo costosa. Nelle grandi città qualcosa sta cambiando, ma nelle province più tradizionali l’abbandono familiare è considerato una vergogna pubblica.

L’altra faccia della medaglia: tra solitudine e rivoluzione sociale

La modernità bussa anche in Cina. La vecchia regola “un figlio solo” che ha caratterizzato una parte sostanziosa del Novecento ha lasciato dietro di sé milioni di anziani senza una rete familiare stabile. La migrazione interna ha svuotato i villaggi e lasciato molti genitori soli nelle campagne. I figli, spesso troppo lontani o oberati dal lavoro urbano, non riescono più a rispettare il patto generazionale.

Il fenomeno degli anziani “abbandonati” è in aumento. Per questo il governo sta cercando soluzioni innovative: riconvertire asili inutilizzati in case di cura, incentivare l’assistenza domiciliare, promuovere centri comunitari multifunzione.

Tra le nuove tendenze, spunta anche un fenomeno curioso: alcuni giovani cinesi scelgono di vivere temporaneamente in strutture per anziani. Lo fanno per risparmiare sull’affitto e fuggire dallo stress cittadino. Si chiamano “youth nursing homes”, e sono un mix tra residenza, rifugio e provocazione sociale.

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