Né il prezzo né l'etichetta: esperto spiega come capire se un vestito usato è davvero di valore

Il vintage è di moda, e non è una moda passeggera. In Italia, l’abbigliamento usato non è più sinonimo di necessità, ma di scelta consapevole, estetica e sostenibile. Lo dicono i numeri, ma anche i trend su TikTok, dove creator come @mercanzie diventano punti di riferimento per migliaia di fan della moda second hand.

Ma tra cestoni dei mercatini e sezioni vintage delle grandi catene, come si distingue un capo davvero di valore da uno che solo finge di esserlo? Spoiler: non guardare il cartellino. E nemmeno il prezzo. Il segreto, secondo un esperto, sta in una parte tanto piccola quanto importante del capo: la zip.

Il mercato dell’usato vola: +140% online e 26 milioni di italiani coinvolti

Secondo i dati dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito, il mercato italiano dell’usato è ormai un colosso da 26 miliardi di euro, con il solo comparto moda che supera i 6 miliardi. I compratori crescono: nel 2014 erano 19 milioni, oggi sono oltre 26 milioni. I canali digitali, come Vinted e marketplace social, trainano la crescita: +140% in dieci anni. Ma resistono anche i mercatini fisici e i negozi specializzati.

A spingere i consumatori non è solo la voglia di risparmiare (anche se con oltre 1.000 euro annui spesi pro capite fa gola eccome), ma anche la sensibilità ambientale e il fascino retrò di capi unici. I più attivi? I giovani tra i 18 e i 34 anni e le donne, con una netta concentrazione urbana. Come tutti i mercati dove girano così tanti soldi, non mancano i tentativi di truffa (o di raggiri a voler essere buoni). Come assicurarsi di star comprando davvero un capo dello scorso millennio?

Non farti fregare: la zip vale più dell’etichetta

Tra i consigli più virali del tiktoker Mercanzie, uno spicca su tutti: “La zip ti racconta la storia di un capo molto meglio dell’etichetta”. E non è solo una provocazione: cerniere come Talon, Scovill e le prime YKK sono veri e propri indicatori temporali.

Le zip Talon, ad esempio, dominavano negli anni ‘50 e ‘60. Le Scovill sono associate agli anni ‘70, mentre le YKK hanno iniziato a diffondersi a fine anni ‘70. Osservare questi dettagli può aiutarti a datare un capo e capirne il valore reale sul mercato del collezionismo. Per dirla con le parole di Mercanzie: “Se un capo ha una zip non vintage, allora probabilmente non lo è. Ma se ha una zip vintage, allora stai certo che lo è”. E fidati: nessun cartellino può dirti di più.

Le zip sono un dettaglio fondamentale per capire se un capo usato è davvero vintage o no.
Le zip sono un dettaglio fondamentale per capire se un capo usato è davvero vintage o no.

La cerniera, però, va valutata nel contesto giusto: potrebbe essere stata sostituita, o essere non originale. Ecco perché, raccogliendo i consigli anche di altri esperti, il consiglio è quello di incrociare più indizi.

Oltre la zip: sei indizi per scovare il vero vintage

1. Etichetta: Le etichette originali degli anni passati erano minimaliste, spesso con solo il nome del brand e il paese di produzione. Se leggi la parola “vintage”, scappa: è un falso d’autore.

2. Tessuti: Sete, cotoni pesanti, lane spesse, rayon o poliestere primi anni: toccare con mano fa la differenza. I materiali d’epoca hanno una consistenza unica e durano più a lungo.

3. Sartoria: Bottoni in metallo, cuciture fatte a mano, orli interni ben rifiniti: se il dettaglio è maniacale, sei sulla buona strada. Guarda anche le fodere e le zip nascoste.

4. Condizioni: Vintage non significa malandato. Assenza di macchie, bottoni originali, fibbie e cuciture integre fanno schizzare il valore. Se odora ancora di naftalina, passa oltre.

5. Taglio e silhouette: Ogni epoca ha il suo stile. Anni ‘50? Vita stretta e gonne a ruota. Anni ‘70? Stampe psichedeliche e pantaloni a zampa. Conoscere le silhouette è fondamentale.

6. Brand: Se becchi un capo firmato Chanel, Hermès o Yves Saint Laurent databile a una collezione storica, hai fatto bingo. Ma occhio alle repliche, sempre più sofisticate.

L’Europa vintage non scherza: boom anche in Francia e Germania

Il mercato europeo del second hand fashion è arrivato a 16 miliardi di euro nel 2024 e si prevede toccherà quota 26 miliardi entro il 2030. Francia, Germania e Spagna guidano la classifica. L’Italia cresce, con un ritmo annuo stimato del 7,4%, ma resta leggermente indietro in termini di volumi complessivi.

La tendenza? Online in forte espansione, ma l’81% degli acquisti avviene ancora nei negozi fisici. Anche qui, il fattore emozionale del toccare con mano e della “caccia al tesoro” è determinante.

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