Questo 'monumento' sottomarino è più antico delle Piramidi e custodisce tanti misteri

Nel cuore dell’Oceano Pacifico, al largo delle coste meridionali del Giappone, si cela una meraviglia che sfida ogni spiegazione convenzionale: il Monumento di Yonaguni. Questa imponente struttura sommersa si trova nei fondali marini dell’isola di Yonaguni, la più occidentale dell’arcipelago delle Isole Ryukyu, a poco più di 100 km da Taiwan. Scoperta 'solo' nel 1986 dal subacqueo Kihachiro Aratake, la formazione ha suscitato un dibattito che dura da quasi quarant’anni. È un capolavoro della natura o l’eredità sommersa di una civiltà perduta più antica delle Piramidi di Giza?

La struttura misura fino a 150 metri di lunghezza, con una larghezza che varia tra i 40 e i 60 metri e un’altezza che raggiunge i 25 metri. A colpire è la sua geometria: terrazze, gradoni, angoli netti di 90 gradi e superfici levigate. Elementi che ricordano l’architettura monumentale di civiltà evolute. Tuttavia, il sito giace sotto il livello del mare, a una profondità compresa tra 5 e 25 metri, ed è oggi uno dei luoghi più amati dai sub di tutto il mondo, anche per la presenza di fauna marina spettacolare come squali martello, tartarughe e pesci tropicali.

Ipotesi naturale: quando la geologia crea illusioni perfette

Gran parte della comunità scientifica, tra cui numerosi geologi giapponesi e internazionali, considera il Monumento di Yonaguni una formazione naturale. L’area è composta principalmente da arenaria, una roccia facilmente soggetta a fratturazioni regolari a causa di terremoti frequenti e correnti marine intense. Secondo questi studiosi, le linee rette e le superfici lisce si sarebbero formate per erosione e fratture lungo linee di faglia. Un esempio simile è quello della Giant’s Causeway in Irlanda del Nord, dove colonne esagonali perfette si sono formate naturalmente dal raffreddamento della lava.

Una parte del monumento vista da sott'acqua. Credits: BBC
Una parte del monumento vista da sott'acqua. Credits: BBC

Il professor Robert Schoch, geologo della Boston University, ha ribadito che la simmetria osservata non è così perfetta come spesso si racconta, e che le cosiddette incisioni presenti sulle superfici sono in realtà graffi naturali. La sua posizione è chiara: nessuna prova concreta attesta l’intervento umano nella creazione del monumento.

Ipotesi artificiale: l’eco di una civiltà sommersa?

A sostenere l’opposto è Masaaki Kimura, geologo marino dell’Università di Ryukyus, che ha dedicato decenni allo studio del sito. Kimura ha individuato elementi che, a suo avviso, non possono essere naturali: scale perfettamente allineate, una presunta strada, incisioni zoomorfe, una figura simile a una sfinge e persino una costruzione assimilabile a un castello.

Secondo Kimura, il Monumento di Yonaguni sarebbe stato costruito o modificato dall’uomo oltre 10.000 anni fa, durante l’ultima glaciazione, quando il livello del mare era molto più basso. Con il progressivo scioglimento dei ghiacciai, la struttura sarebbe stata inghiottita dall’oceano. Se così fosse, Yonaguni precederebbe di millenni le Piramidi egizie e Stonehenge, rientrando di diritto nella mitologia dei continenti perduti di Mu e Lemuria.

Un dibattito ancora acceso: tra prove e suggestioni

La discussione è esplosa nuovamente a livello internazionale dopo che il tema è stato trattato nel podcast The Joe Rogan Experience, probabilmente nella top 5 mondiale dei più ascoltati. L’episodio ha visto il confronto tra Graham Hancock, autore noto per le sue teorie sulle civiltà antiche, e l’archeologo Flint Dibble. Dibble ha minimizzato: «Ho visto molte formazioni naturali strane e qui non vedo nulla che richiami l’architettura umana». Hancock, invece, ha puntato su elementi che ritiene troppo perfetti per essere casuali, come i gradoni levigati, le terrazze e una presunta figura scolpita simile a un volto umano.

Nel 2023, come riportato dal Daily Mail, il Dr. Kimura ha analizzato la datazione delle rocce di arenaria, confermando che risalgono all’ultima era glaciale. La coincidenza temporale rafforza la sua teoria: se la struttura fosse emersa in quell’epoca, una civiltà potrebbe aver lavorato alla sua costruzione prima dell’innalzamento del livello del mare.

Un sito affascinante, ma ancora senza riconoscimento ufficiale

Nonostante la notorietà del sito, né il governo giapponese né le autorità locali lo riconoscono come sito archeologico. Non esistono scavi ufficiali, né interventi di tutela o restauro sistematico. Questo alimenta ancora di più il mistero e la fascinazione per Yonaguni, una meta sempre più ambita dagli appassionati di immersioni e archeologia alternativa.

Accanto alla struttura principale si trovano altre formazioni minori che rafforzano l’idea – per molti affascinante – di una vera e propria città sommersa. Ma finché non emergeranno prove concrete, il monumento resterà sospeso tra realtà geologica e mito, tra scienza e leggenda. E forse è proprio questo il suo fascino più grande.

 

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