Siete da sempre abituati a sorseggiare l'amaro alla fine di un pranzo? Secondo il nutrizionista, potrebbe non essere questa la scelta più adatta per digerire al meglio. Ecco perché.
Per molte persone, il pranzo non si conclude davvero senza “l’ammazzacaffè”. Una tradizione tutta italiana, radicata nel costume e spesso tramandata da generazioni, che vede nel bicchierino di amaro una sorta di rito irrinunciabile. Basta un sorso, meglio se accompagnato da una battuta o da una chiacchiera conviviale, e il pasto sembra completarsi. Ma ciò che fino ad oggi è stato percepito come un gesto utile per favorire la digestione, è in realtà solo un’abitudine consolidata. Parola del nutrizionista.
A smontare con decisione uno dei luoghi comuni più radicati nella cultura gastronomica italiana è il dottor Luca Cioffi, biologo nutrizionista, che mette nero su bianco una verità poco conosciuta ma scientificamente fondata: l’amaro non fa digerire meglio. Anzi, in molti casi rischia di rallentare i processi digestivi a causa dell’alto contenuto alcolico. La convinzione che un liquore alle erbe, bevuto dopo un pasto abbondante, aiuti lo stomaco a lavorare meglio è priva di riscontri scientifici.
L’illusione dell’amaro: quando l’abitudine inganna la scienza
Il mito dell’amaro digestivo si è radicato nel tempo grazie anche all’immagine evocativa delle erbe officinali contenute nella ricetta. Finocchio, anice, genziana, menta e tante altre piante sono note per le loro proprietà benefiche, e questo ha contribuito ad alimentare la convinzione che un liquore erboristico potesse migliorare la digestione. Tuttavia, il contesto fa la differenza: le stesse erbe, assunte sotto forma di tisane o infusi, si dimostrano realmente utili perché non alterate dalla presenza di alcool. Una cosa è ad ogni modo ovvia e riguarda i gusti e le abitudini delle persone. Non tutti sono abituati a seguire la stessa alimentazione e per molti, il momento dell'amaro è considerato un irrinunciabile relax, soprattutto nei giorni festivi.

Alla luce di queste considerazioni, è naturale chiedersi cosa sia davvero utile bere dopo un pasto per favorire la digestione. Secondo il nutrizionista, l’alternativa migliore resta la cara vecchia tisana. Semplice, naturale, priva di alcool e spesso anche di zuccheri, una tisana calda a base di finocchio, menta, liquirizia o camomilla può davvero sostenere i processi digestivi. L’amaro dopo pranzo, quindi, non è un nemico da demonizzare, ma un rituale da reinterpretare. Se assunto saltuariamente, magari in occasione di una cena importante o per puro piacere sensoriale, non rappresenta un problema per la salute. Il rischio nasce quando si confonde un’abitudine sociale con una pratica salutare, attribuendo benefici terapeutici a un gesto che, in realtà, risponde solo a un retaggio culturale. Quello del nutrizionista è effettivamente un consiglio. Sono molteplici i modi più adatti per poter digerire dopo pranzo. Dalle tisane consigliate, ad una sana e corretta attività fisica. Tutto sta nel saper dare equilibrio alla propria routine alimentare e psicologica. Imparare ad ascoltarsi, mettendo al centro i propri bisogni, è fondamentale per vivere la vita, con il sorriso.
