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Niccolò Califano, concorrente della 13esima edizione di MasterChef Italia, ha messo da parte le pinze da chef per impugnare il cucchiaio della curiosità. Meta del suo viaggio? Il cuore della Turchia, Istanbul e più precisamente, il tavolo del Sa Va Anatolian Breakfast House, ristorante cult specializzato in colazioni turche, noto per servire il celebre kahvaltı. Una parola difficile da pronunciare, ma facilissima da mangiare.
Califano, oggi attivissimo content creator, si è buttato a capofitto nella tradizione gastronomica turca mattutina, ordinando quella che lui stesso definisce "tantissima roba". Il risultato? Un viaggio gustativo tra formaggi, salse infuocate e sapori che spiazzano anche il palato più allenato. Tutto per 44 euro, colazione per due: 22 a testa. Un prezzo che, tra le strade affollate di Istanbul, città più famosa di una nazione dove l'inflazione a marzo 2025 era +38% su base annua, suona quasi come un affare.
Kahvaltı: l’abbondante colazione
Altro che cappuccio e cornetto. Il kahvaltı è un inno alla varietà. Pane a volontà, formaggi di ogni consistenza, marmellate, olive, salse piccanti, uova speziate, ortaggi e perfino carne. Un’esplosione di piatti che trasforma la colazione in un vero e proprio banchetto imperiale. Niccolò apre le danze con… un cetriolo. "Sa di cetriolo", commenta laconico. Difficile aspettarsi qualcosa di diverso da una pianta fatta quasi esclusivamente di acqua. Subito dopo sorseggia il tè turco, servito in un caratteristico bicchiere a tulipano di vetro molto piccolo: "Mi piace molto il bicchiere, il sapore no". Un inizio tiepido, insomma.
Ma arriva il pane turco, simile alla pitagreca, che fa da base a un formaggio fuso dal cuore morbido e il gusto deciso. "Bello da vedere, buono da mangiare", dice soddisfatto. Poi un pomodorino intero per "sciacquare la bocca", che definisce laconnicamnte "incredibilmente simile a quello italiano". Nulla di rivoluzionario, ma la tavola è appena cominciata.
Tra fuoco e miele: il mix turco che stordisce (in senso buono)
Ed ecco la prima svolta: la Muhammara, una salsa rossa a base di peperoni, melassa di melagrana e noci. "Come se avessi un camino in bocca", esclama Niccolò, sorpreso dalla potenza del sapore. Ma aggiunge subito: "È una delle mie cose preferite mangiate qui in Turchia". Non si ferma qui: arriva l’Acılı Ezme, una salsa piccante a base di pomodori tritati, peperoncino, aglio e limone. "Arrogante e delicata al contempo", la definisce con gusto poetico.
Segue il tahini con miele – la crema di sesamo dolcificata – spalmata su pane caldo. Poi ancora crema di noccioline, un formaggio bianco spalmabile e altre sorprese dolci-salate che stordiscono per contrasto. Il suo palato va su e giù come sulle montagne russe del Bosforo.
Si passa alla parte carnivora della colazione: salsiccia turca, speziata a livelli borderline. "Una di quelle spezie che ti puzzano in bocca", dice senza mezzi termini. Poi arriva qualcosa che manda in tilt le papille: marmellata con latte. Sì, avete letto bene. L’effetto? Non è chiaro, ma pare non abbia convinto troppo.

Tra un prezzemolo e due patate lesse – "Non mi aspettavo nulla e infatti il sapore è quello di patate lesse con prezzemolo" – Niccolò torna ai formaggi, due tipi, entrambi definiti "molto buoni". A sorpresa, spunta anche la portulaca sott’olio, pianta selvatica dal gusto unico: "Come pino e rosmarino insieme al sapore di mare". Nessuno ha capito cosa realmente volesse dire, ma la faccia era quella di chi ha appena scoperto qualcosa di speciale.
Finale con cammello (forse) e un’arancia per chiudere
Arriva il baba ganoush, crema di melanzane affumicate: "Buono ma nulla di speciale". Idem per l’hummus: "Buono ma so farlo meglio io", afferma con una punta d’orgoglio. Poi una vera sorpresa: uova al tegamino con cannella, accostamento che confonde e incuriosisce. A seguire un cracker siriano, descritto così: "Sa di cammello. Non chiedetemi cosa voglia dire". Nessuno l’ha fatto, anche perché la risposta potrebbe essere inquietante.
Il sipario cala con un’arancia. "Sa di arancia", chiude ironico Niccolò. Una battuta secca, come il suo stile, che non si prende mai troppo sul serio, ma dice sempre quello che pensa. Il conto finale? 44 euro, colazione per due. Non proprio un affare da bazar, ma neanche una stangata da brunch milanese. Considerando la varietà e l’esperienza, molti italiani ci farebbero più di un pensierino.
