Tra i vicoli affollati di una città cinese, tra bancarelle colorate e profumi che si intrecciano nell’aria, un italiano si ferma incuriosito. Non davanti a un piatto di ravioli al vapore o a un’anatra laccata, ma davanti a una pietanza dolce meno conosciuta in Occidente: la Barba di Drago. A raccontare l’esperienza è Jaime Framba, viaggiatore curioso e goloso di sapori autentici.
Il nome, evocativo e quasi magico, in cinese è 龙须糖 (Lóng xū Táng). E non si tratta di una semplice variante dello zucchero filato che conosciamo nei luna park europei. Qui la tradizione si mescola all’artigianato, con una tecnica che richiede maestria e pazienza. E, soprattutto, all'interno non c'è solo zucchero ma altri ingredienti che conferiscono a questa delizia un sapore molto diverso. Sì, perché la Barba di Drago è molto di più di un dolce: è uno spettacolo gastronomico.
Un viaggio tra fili di zucchero e frutta secca
In un piccolo stand di strada, Jaime osserva un pasticcere cinese all'opera. Sul banco spuntano anche confezioni pronte da portare via. Quattro blocchi per 20 Yuan, poco più di 2 euro. Un affare dolcissimo. Jaime ne compra una e la assaggia a pochi metri di distanza. La sorpresa arriva al primo morso. Dentro quella nuvola soffice si nasconde un ripieno croccante e profumato: arachidi tritate, semi di sesamo tostati e cocco grattugiato. Jaime non trattiene l’entusiasmo: «È un po’ pastosa la consistenza, ma poi in bocca esplode. Gli arachidi si sentono tantissimo. Un gusto della Madonna! Scusate l'espressione ma è davvero deliziosa».

La Barba di Drago non è una novità recente. Secondo fonti storiche, le sue origini risalgono, forse, a più di 2000 anni fa. Per l'esattezza, questo dolce è nato durante la dinastia Han, tra il 206 a.C. e il 220 d.C., periodo in cui l’arte dolciaria era riservata alle corti imperiali. Si pensa che la prima barba di drago sia stata preparata proprio nelle cucine di Xi’an, l’antica capitale, simbolo della Cina centrale.
Un tempo, questo dolce era considerato un privilegio riservato all’élite imperiale. Oggi, però, si trova anche nei mercati di strada e nelle Chinatown di mezzo mondo. La preparazione, tuttavia, resta complessa e affascinante: zucchero, sciroppo di mais, aceto bianco e acqua vengono lavorati fino a ottenere una pasta semi-solida. Poi la ciambella zuccherina viene ripiegata più volte fino a raggiungere una texture che sembra seta dolce. Ma va consumata subito, altrimenti perde la sua magia: i fili si induriscono in fretta: ecco perché i venditori di strada la sigillano (davvero) nella plastica.
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La Cina e l’arte del dolce: molto più del riso cantonese
Parlare di cucina cinese riducendola a riso fritto o involtini primavera è come descrivere l’Italia con la sola pizza. La gastronomia cinese è un universo di tradizioni regionali e dolci sorprendenti. Oltre alla Barba di Drago, spiccano altre delizie nate nello stesso contesto imperiale:
- Ba Bao Fan: conosciuto come il budino degli otto tesori, è a base di riso glutinoso, frutta secca e pasta di fagioli rossi. Un must delle celebrazioni festive.
- Grass Jelly: gelatina ottenuta da erbe bollite, amata anche a Hong Kong e Taiwan, servita spesso fredda in estate.
- Torta della moglie (Lou Po Bing): dolce ripieno di pasta di fagioli o noci, originario del sud della Cina ma popolare anche nelle zone centrali.
Lo stesso Jaime, pochi giorni prima, aveva mangiato una pizza napoletana in Cina, rimanendone piacevolmente colpito.
