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Occhi a mandorla, capelli lisci e nerissimi, niente bisogno di deodorante e un bicchiere di vino che manda in tilt il sistema. Quali segreti nascondono davvero i popoli dell’Asia orientale? Non è solo una questione di look, ma di genetica, evoluzione e adattamenti estremi a climi decisamente poco tropicali. Scopriamo insieme cosa rende unici cinesi, giapponesi, coreani e vicini di zona, smentendo stereotipi e facendo chiarezza su mutazioni genetiche che hanno fatto la storia... e il DNA.
Chi sono davvero gli “asiatici” di cui parliamo?
Quando sentiamo parlare di “asiatici” (termine usato per semplificare nell'economia dei titoli), spesso l’immaginario collettivo si ferma a occhi sottili e carnagione chiara. Ma attenzione: l’Asia è un continente immenso, con oltre 4 miliardi di abitanti e un mosaico etnico variegatissimo. Nel caso degli occhi a mandorla, parliamo soprattutto di popolazioni dell’Asia orientale e in parte del Sud-est asiatico. Dentro ci finiscono i cinesi Han, i giapponesi, i coreani, i mongoli e, con qualche variazione, vietnamiti e thailandesi.
Altro discorso per indiani, mediorientali, uzbeki, tagichi o filippini: qui le caratteristiche somatiche cambiano notevolmente. Quindi no, non tutti gli asiatici hanno gli occhi a mandorla.
Occhi a mandorla: questione di freddo e DNA
La forma particolare degli occhi, con la cosiddetta piega epicantica e una fessura palpebrale più stretta, è tutt’altro che casuale. Due le spiegazioni principali che mettono d’accordo genetisti e antropologi:
- Adattamento ambientale: i progenitori dei moderni asiatici orientali vivevano tra Siberia, Mongolia e Asia centrale. Parliamo di climi polari, venti da urlo e neve a palate. In queste condizioni, occhi più protetti e meno esposti davano un bel vantaggio evolutivo: meno luce riflessa, meno sabbia negli occhi e visione sempre al top.
- Mutazione genetica: il gene EDAR, protagonista di questa storia, ha fatto jackpot circa 35.000 anni fa. La mutazione ha modificato diversi tratti fisici: dalla struttura degli occhi alla densità dei capelli, passando per pelle e denti. Non è ancora chiaro quanto incida direttamente sulla forma dell’occhio, ma che abbia un ruolo non ci piove.

Non tutti gli occhi a mandorla sono uguali. Ad esempio, i giapponesi spesso li hanno più inclinati verso l’alto, i cinesi tendono verso il basso, mentre i coreani li hanno più piccoli (meno visibili, perché la dimensione dell'occhio è pressappoco la stessa) e con zigomi decisamente prominenti.
Poco sudore, zero odore (quasi)
Se nei supermercati coreani trovi solo una fila di deodoranti e in quelli italiani una corsia intera, c’è una spiegazione scientifica. E no, non è disinteresse per l’igiene. Tutto ruota attorno al gene ABCC11. In Corea del Sud, circa il 95-100% della popolazione ha una variante genetica che riduce le ghiandole apocrine, quelle responsabili del tipico odore corporeo. Il risultato? Meno sudore e praticamente nessun odore.
Questa mutazione è molto comune anche tra cinesi e giapponesi, mentre è rarissima tra europei e africani. Quindi sì, la prossima volta che ti sembra che i tuoi amici asiatici non usino il deodorante... forse è perché non ne hanno proprio bisogno. Tra l’altro, lo stesso gene EDAR di cui parlavamo prima contribuisce anche a capelli più spessi e lisci e a meno peli sul corpo. Praticamente, un trattamento estetico permanente incorporato nel DNA.
Il mistero dell’alcol: perché molti asiatici si arrossano?
Un bicchiere di vino rosso, una birra ghiacciata o uno shot di soju. Per molti asiatici orientali, anche una piccola dose di alcol può trasformarsi in un cocktail di effetti collaterali: guance rosse, nausea, battito accelerato e malessere. Molte persone che hanno visitato il Giappone hanno notato persone del posto letteralmente K.O. dopo pochi bicchieri. Di chi è la colpa? Il colpevole si chiama ALDH2: una variante di questo gene rende praticamente inattivo l’enzima che dovrebbe smaltire l’acetaldeide, una sostanza tossica prodotta durante la digestione dell’alcol. Il corpo si intossica più facilmente, e il disagio funge da deterrente naturale al consumo.
Questa mutazione è molto diffusa tra cinesi, coreani e giapponesi, mentre è rara in Europa o Africa. Esiste anche una teoria secondo cui questa reazione negativa avrebbe favorito il contenimento dell’alcolismo in certe aree dell’Asia.
