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In un momento storico in cui la Chiesa Cattolica è tornata prepotentemente al centro del dibattito pubblico — complici la scomparsa di Papa Francesco e l’elezione del primo Papa americano della storia, Leone XIV — torna a far discutere anche un dettaglio solo apparentemente secondario ma carico di significato: quale vino si beve durante la Messa?
Sembra una curiosità da appassionati di liturgia, ma in realtà è una questione fondamentale che interessa anche i laici appassionati di vino. A chiarirlo è Il Sommelier DiVino, popolare divulgatore su TikTok, seguito per la sua capacità di spiegare il mondo del vino con un linguaggio semplice e diretto. In uno dei suoi ultimi video, ha spiegato che “se il vino non rispetta determinate regole, la Messa potrebbe non essere valida”. Non un’opinione, ma un’indicazione precisa contenuta nel Codice di Diritto Canonico.
Le regole canoniche sul vino della Messa
Il vino utilizzato durante la celebrazione eucaristica non è un vino qualunque. Deve essere:
- naturale, cioè ottenuto esclusivamente dall’uva e senza aggiunte chimiche non consentite;
- non corrotto, quindi non alterato nella sua composizione originale;
- approvato dalla Curia, che conserva campioni per eventuali controlli e certificazioni;
Il Diritto Canonico parla chiaro. Solo il vino che rispetta queste condizioni può essere utilizzato per la transustanziazione, il momento in cui per i fedeli il vino diventa il Sangue di Cristo. Ogni altra bevanda, anche se simile, rende il sacramento invalido.
Chiunque abbia partecipato almeno una volta a una Messa, avrà notato che il vino utilizzato ha spesso un profumo intenso, quasi da vino liquoroso. Non è un caso. Il motivo è pratico: i vini liquorosi hanno una gradazione alcolica elevata (anche superiore ai 16 gradi), che consente una migliore conservazione nel tempo, soprattutto quando il vino viene aperto e utilizzato in piccole quantità ogni giorno.

In Sicilia questa tradizione è particolarmente viva. Qui vengono prodotti molti dei vini da Messa, come il celebre Marsala. I vitigni più usati per i bianchi sono Catarratto, Inzolia e Grillo, mentre per i rossi troviamo Nero d’Avola e Nerello Mascalese. Tuttavia, non è obbligatorio usare vini siciliani: l'importante è che il vino sia conforme alle regole canoniche.
Vino rosso o vino bianco? Dipende dal sacerdote
Tradizionalmente si usava solo vino rosso, per il suo valore simbolico legato al sangue di Cristo. Ma oggi la Chiesa ammette anche il vino bianco, spesso preferito per motivi pratici: ad esempio, le macchie su tovaglie e paramenti sono meno visibili. La scelta tra rosso e bianco è lasciata alla discrezione del sacerdote celebrante, purché il vino sia idoneo. Una novità importante riguarda i solfiti. In passato si credeva che il vino da Messa dovesse esserne privo. Oggi, invece, la presenza di solfiti è ammessa, a patto che siano usati solo come conservanti e non alterino la natura del prodotto.
Come viene usato il vino durante la celebrazione
Durante la Messa, il sacerdote versa nel calice circa 30 ml di vino, una quantità simbolica che rappresenta il Sangue di Cristo. A questa, aggiunge poche gocce d’acqua, secondo la tradizione liturgica. Se il celebrante è astemio, può intingere l’ostia consacrata nel vino invece di berlo direttamente. Ma in nessun caso può usare un'altra bevanda: nemmeno il succo d’uva o vini aromatizzati. Ogni bottiglia destinata alla liturgia viene sottoposta a controlli specifici, analisi chimiche e certificazioni della Curia. Questo perché qualsiasi alterazione nella composizione del vino potrebbe compromettere la validità dell’intera celebrazione.
L’Eucaristia è uno dei sette sacramenti e per i credenti rappresenta l’incontro più diretto con la figura di Cristo. Ogni dettaglio della celebrazione è regolato, incluso il vino che viene utilizzato. Non si tratta di gusti personali, ma di rispetto di una tradizione millenaria e di norme che garantiscono la validità del rito.
