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Ronny van Unen e Saskia Scheltes sono una coppia di cittadini olandesi che ha trascorso gli ultimi vent’anni in Svizzera, precisamente a Unteriberg, un piccolo comune montano nel Cantone di Schwyz. Dopo due decenni di vita, lavoro e integrazione nel tessuto sociale locale, hanno deciso di fare il grande passo: chiedere la cittadinanza svizzera. Ma qualcosa è andato storto.
La loro richiesta è stata respinta dalla Commissione di Naturalizzazione, nonostante avessero tutti i requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza tramite naturalizzazione ordinaria: residenza continuativa, permesso C, padronanza della lingua tedesca, assenza di precedenti giudiziari e partecipazione ad attività locali.
Il nodo dell’integrazione “emotiva”
A fare naufragare la domanda è stato un elemento che ha dell’incredibile: il giudizio dei vicini. Secondo la commissione, Ronny e Saskia non avrebbero dimostrato un sufficiente grado di “identificazione con la Svizzera”. Un concetto vago ma decisivo. Il presidente comunale Ruedi Keller, che ha partecipato all’intervista di valutazione, ha dichiarato al quotidiano Blick che la coppia “non ha saputo convincere” sull’effettiva partecipazione alla vita politica e sociale del paese.
Durante l’intervista, i due hanno risposto correttamente a 10 delle 12 domande poste. Ma non ricordavano il nome del loro rappresentante al parlamento cantonale. Una mancanza che, nel contesto svizzero, può fare la differenza. Nonostante avessero spiegato per iscritto la loro adesione al Club Alpino Svizzero, la partecipazione a fiere locali e l’impegno in un’associazione per il restauro di orologi tradizionali, la Assemblea comunale ha confermato il “no” il 24 aprile scorso. Quando si dice che gli svizzeri sono puntigliosi, a quanto pare, non è un luogo comune.
Quando la cittadinanza passa dalla porta… del vicino
Il caso non è isolato. In Svizzera, ottenere la cittadinanza non significa solo dimostrare di aver vissuto nel paese per dieci anni o di parlare correttamente una lingua nazionale. Ogni Comune può stabilire requisiti aggiuntivi. E spesso questi includono criteri soggettivi e giudizi informali.
In Clos du Doubs, nel cantone del Jura, un cittadino francese è stato bocciato perché tagliava il prato nei giorni festivi. Come alcuni sanno, in molte città della Svizzera è vietato tirare lo sciacquone dopo le 22:00 e accendere la lavatrice di domenica. A Buchs (Argovia), una donna turca si è vista respingere la domanda per aver fatto la spesa all’Aldi invece che nei negozi del paese. C’è anche chi è stato penalizzato per non aver sghiacciato il parabrezza correttamente in inverno.

Questi episodi mettono in luce un aspetto cruciale: in molti Comuni, la cittadinanza si decide tramite assemblea popolare. E basta poco per perdere il favore dei votanti. Un dettaglio insignificante per qualcuno può essere motivo di esclusione per qualcun altro.
Il percorso a ostacoli della naturalizzazione ordinaria
La Svizzera prevede tre modalità di accesso alla cittadinanza: per filiazione, naturalizzazione agevolata (per coniugi o persone di terza generazione) e naturalizzazione ordinaria, il percorso più comune ma anche più severo. Quest’ultima richiede:
- almeno 10 anni di residenza legale (gli anni tra gli 8 e i 18 valgono doppio);
- un permesso C valido e attivo;
- una buona integrazione sociale e il rispetto dell’ordine pubblico;
- una conoscenza adeguata di una lingua nazionale;
- il rispetto di eventuali requisiti cantonali e comunali aggiuntivi;
La procedura prevede una domanda iniziale al Comune, un colloquio, la verifica dei requisiti e, se tutto va bene, l’approvazione a livello federale. Ma come mostra il caso di Ronny e Saskia, anche rispettare tutti i parametri non garantisce l’esito positivo.
Il passaporto svizzero è tra i più potenti al mondo: garantisce l’accesso senza visto a oltre 180 Paesi, oltre a benefici fiscali e sociali. Ma è anche uno dei più difficili da ottenere. La Svizzera punta a concederlo solo a chi mostra una vera e duratura appartenenza alla comunità locale. E questo, a volte, può diventare un vero e proprio test di popolarità. Ma come andrà a finire la storia dei due olandesi che non potranno diventare (anche) svizzeri?
Ronny e Saskia non demordono. Dopo il rifiuto ufficiale, stanno valutando il ricorso al tribunale amministrativo cantonale. Nel frattempo, continuano a vivere a Unteriberg, dove — nonostante tutto — si sentono a casa. Ma in Svizzera, a quanto pare, non basta sentirsi parte di una comunità: bisogna anche convincere gli altri di esserlo.
