Ti capita di parlare al telefono e di fare tante smorfie senza nemmeno rendertene conto? Ecco la spiegazione che devi assolutamente conoscere. Cambierà la tua visione in un attimo.
Hai mai notato che, mentre parli al telefono, il tuo volto si anima con smorfie, sorrisi, sopracciglia che si alzano o si accigliano, anche se nessuno ti sta guardando? Questo comportamento, all’apparenza bizzarro, ha spiegazioni affascinanti che toccano le neuroscienze, la psicologia e la nostra natura sociale. Nonostante questo però, è chiaro che le spiegazioni legate ad aspetti scientifici, sono solo una parte. L'aspetto caratteriale fa la differenza.
Siamo abituati a pensare che le espressioni facciali servano per comunicare con chi ci sta di fronte. Eppure, capita spesso di reagire emotivamente con il volto anche quando l’altra persona è solo una voce in una cornetta o in uno smartphone. Perché accade tutto questo? Perché il nostro viso “recita” anche quando la platea è invisibile? Molto spesso le abitudini messe in pratica ogni giorno, finiscono per diventare meccaniche. Scoprire però, le cause scatenanti, è importante per conoscersi a fondo.
Un’eredità evolutiva difficile da disattivare: ecco perché lo facciamo
Quando parliamo con qualcuno al telefono, il nostro cervello ricostruisce mentalmente la situazione sociale. Immagina di avere di fronte l’altra persona, anche se in realtà senti solo la sua voce. È un processo simile a quello che accade quando leggiamo un libro: anche se nessuna immagine è davvero davanti ai nostri occhi, la mente crea un film interiore. Questa “messa in scena interna” è talmente potente da attivare anche la muscolatura del volto. Proprio per questo tendiamo a comportarci come se fossimo davvero insieme all’interlocutore, esprimendo emozioni con il viso. È come se il corpo recitasse la parte, anche in assenza di un pubblico reale. Anche se siamo fisicamente isolati, durante una conversazione telefonica il nostro cervello ci proietta dentro una relazione. Le espressioni facciali diventano parte del modo in cui gestiamo questa relazione, come se volessimo “rafforzare” ciò che diciamo, anche senza che l’altro ci veda. È un comportamento tanto spontaneo quanto misterioso, e dice molto sul nostro bisogno di connessione.

Ma c’è di più. Le smorfie e le espressioni che facciamo mentre siamo al telefono non servono solo a comunicare, ma svolgono anche una funzione psicologica. Gli psicologi parlano del telefono come di un “oggetto evocativo”, ovvero uno strumento capace di risvegliare emozioni, ricordi e dinamiche relazionali. Quando portiamo il cellulare all’orecchio, entriamo in una modalità affettiva: immaginiamo l’altro, ci prepariamo a interagire, a rispondere, a reagire. Anche se l’interlocutore non ci guarda, il nostro corpo si accende e mette in moto tutti i meccanismi tipici della comunicazione reale, comprese le espressioni facciali. È una specie di simulazione emotiva che ci aiuta a sentirci più vicini. Fare smorfie o assumere espressioni del viso, anche quando siamo soli, può avere anche un’altra funzione: regolare la distanza emotiva. Parlare al telefono può essere stressante, specie in situazioni difficili o delicate. Il nostro corpo cerca allora di gestire l’ansia o l’impegno emotivo attraverso piccoli gesti automatici: un sorriso tirato, una fronte corrugata, una smorfia di imbarazzo. Queste reazioni ci aiutano a tenere sotto controllo le emozioni, fungendo da “valvola di sfogo” inconscia.
