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Federica e Andrea Giuffrida, coppia italiana e viaggiatori instancabili noti su Instagram come @trip.n.roll, hanno vissuto una scena surreale durante il loro viaggio negli Stati Uniti. Dopo aver ordinato una Chicago style deep dish pizza in un ristorante a New York, il cameriere li ha bloccati con un’esclamazione secca: “Don’t touch it for three minutes!”. Tre minuti di attesa obbligatoria prima anche solo di avvicinarsi alla pizza. Per chi è cresciuto mangiando margherite e capricciose appena uscite dal forno, la scena ha un che di teatrale. Eppure, dietro questo divieto c’è molto più di una semplice regola americana.
La pizza che sembra una torta: benvenuti nel regno della deep dish (meglio aspettare tre minuti)
Chi pensa che a New York si mangino solo slice pieghevoli da consumare per strada, probabilmente non ha mai messo piede da Emmet’s, uno dei pochi ristoranti della Grande Mela dove si può gustare la vera Chicago style deep dish. Uno scrigno rovente di formaggio filante, salsa di pomodoro corposa e un impasto alto e croccante che ricorda più una torta salata che una pizza. Una volta servita al tavolo, la tentazione è immediata. Ma proprio in quel momento arriva l’alt: vietato toccarla per tre minuti. Una precauzione che, a quanto pare, ha un senso pratico più che culturale.
La deep dish pizza è un concentrato di calore, sapori e densità. Al suo interno, strati di mozzarella e ingredienti vari si fondono con la salsa appena versata. Appena sfornata, l’interno è quasi liquido: provare a tagliarla subito rischia di trasformare il piatto in un disastro di formaggio colante e sugo ovunque.
Molte ricette consigliano di lasciarla riposare almeno 5-10 minuti per dare tempo al ripieno di stabilizzarsi. Non esiste una legge scritta che impone i famosi 3 minuti, ma è una buona pratica che migliora la consistenza, protegge il palato dalle scottature e permette di ottenere fette più ordinate. Insomma, il divieto imposto ai Giuffrida non era un capriccio del ristorante ma una sorta di rituale gastronomico per gustare la deep dish al massimo del suo potenziale. Anche perché mentre il pizzaiolo la toglie dal forno, il cameriere arriva e la porta a tavola, possono passare svariati secondi.
Chi ha inventato la Chicago style pizza?
La Chicago deep dish pizza è nata ufficialmente nel 1943, grazie a Ike Sewell e Ric Riccardo, proprietari della celebre Pizzeria Uno. Tuttavia, c’è chi sostiene che il vero padre della ricetta sia Rudy Malnati, cuoco del locale, che avrebbe perfezionato la formula mescolando ispirazioni italiane con lo stile americano. Al di là delle polemiche, resta il fatto che quella pizza alta, imbottita e cotta in teglie profonde ha rivoluzionato il concetto stesso di pizza negli Stati Uniti. L’idea era chiara: creare qualcosa di più sostanzioso rispetto alla pizza napoletana, perfetto per affrontare i freddi inverni del Midwest.

Deep dish vs pizza napoletana: due mondi a confronto
Paragonare la deep dish alla pizza napoletana è come confrontare una lasagna con un panino. Cambia tutto: la struttura, la cottura, il sapore e persino il modo in cui si mangia.
- Impasto: Alto, burroso e spesso cotto con farina di mais nella versione Chicago. Napoletana? Sottile e morbida.
- Forma: La deep dish si cuoce in una teglia profonda, la napoletana su pietra.
- Ordine degli ingredienti: Nella deep dish prima il formaggio, poi il sugo. L’opposto nella napoletana.
- Metodo di consumo: Coltello e forchetta per la deep dish. Mani e piega a portafoglio per quella di Napoli.
La deep dish è un’esperienza da condividere, da assaporare lentamente. La pizza napoletana è più immediata, leggera e veloce. Due filosofie diverse che raccontano culture differenti.
Perché la deep dish pizza conquista gli americani
Nonostante i puristi italiani storcano il naso, negli Stati Uniti la deep dish pizza è un’istituzione. Piace perché:
- Sazia davvero: È un pasto completo, perfetto per chi cerca energia e gusto.
- Comfort food puro: La combinazione di formaggio filante, sugo caldo e crosta croccante è irresistibile.
- Orgoglio locale: A Chicago è un simbolo identitario, come l’hot dog o il baseball.
- Esperienza conviviale: Non è solo una pizza, è un momento da vivere insieme, magari con birra artigianale e risate.
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