Perché nelle vecchie foto avevamo gli occhi rossi, mentre oggi non più? La risposta è molto interessante

Chi ha superato i trent’anni sa benissimo di cosa stiamo parlando: le vecchie foto stampate, spesso leggermente sfocate, a volte ingiallite dal tempo, spesso almeno un dettaglio che le rovinava un po': gli occhi rossi. Quegli sguardi da vampiro che rendevano un po' 'particolari' le foto di gruppo, magari scattate durante le feste di compleanno, le recite scolastiche e persino i teneri scatti al cane di famiglia. Ma perché succedeva? E, soprattutto, perché oggi — con smartphone sempre più evoluti — questo “effetto demoniaco” sembra scomparso del tutto?

Occhi rossi nelle foto: una questione di fisica (e di flash)

L’effetto occhi rossi in fotografia ha una spiegazione semplice e affascinante, tutta legata a come funzionano i nostri occhi… e le vecchie fotocamere. In ambienti poco illuminati, come una stanza buia o una festa serale, le nostre pupille si dilatano per far entrare più luce possibile. Quando il flash scatta, la luce entra negli occhi e colpisce il fondo, riflettendosi direttamente nell'obiettivo della fotocamera. Ed è lì che succede la “magia rossa”. La parte dell’occhio colpita dalla luce si chiama coròide, un tessuto ricchissimo di vasi sanguigni che si trova subito dietro alla retina. Quando il flash entra nell’occhio dilatato, rimbalza contro questo tessuto e torna indietro colorandosi di rosso. Ecco spiegato perché in tantissime vecchie foto, anche il cane sembrava posseduto.

Il fenomeno era amplificato anche dalle caratteristiche delle fotocamere analogiche e digitali di vecchia generazione. Il flash, spesso montato molto vicino all’obiettivo, sparava una luce improvvisa e potente direttamente negli occhi del soggetto. Non c’era nessun sistema di correzione automatica, nessun pre-flash, nessuna elaborazione software che potesse "salvare la faccia" degli ignari protagonisti dello scatto. Insomma, ogni foto era un terno al lotto: bastava una luce ambientale troppo bassa, una pupilla dilatata e clic! Il rosso negli occhi era servito. E non c’era Photoshop a portata di mano per eliminarlo. Al massimo si provava con un pennarello blu o nero, rovinando definitivamente anche la foto stampata.

L'esperta di fisica ha parlato delle leggi della fisica che, nelle vecchie foto, faceva sì che umani e cani avessero gli occhi rossi
L'esperta di fisica ha parlato delle leggi della fisica che, nelle vecchie foto, faceva sì che umani e cani avessero gli occhi rossi

Una curiosità in più: anche gli animali possono essere soggetti al fenomeno, ma con colori diversi. I cani, ad esempio, spesso mostrano occhi gialli o verdi nelle foto col flash. Questo perché hanno un tessuto riflettente chiamato tapetum lucidum dietro alla retina, che serve per vedere meglio al buio. L’effetto è lo stesso, ma il colore cambia. Quindi no, non era solo lo zio ubriaco ad avere lo sguardo inquietante nelle vecchie foto.

Smartphone moderni: più cervello, meno vampiri

La rivoluzione è arrivata con i fotofonini smart. Gli smartphone di oggi integrano sistemi fotografici intelligenti con sensori avanzati, tecnologie di elaborazione dell’immagine e, soprattutto, pre-flash. In pratica, prima che la vera foto venga scattata, il telefono emette un lampo di luce, impercettibile ma utilissimo: costringe la pupilla a restringersi, riducendo la quantità di luce che entra negli occhi. Meno luce dentro = meno riflesso rosso fuori. Anche quando usiamo il flash, il sistema lo gestisce in modo intelligente, minimizzando ogni possibile “effetto occhi rossi”. In più, molti dispositivi sfruttano l’intelligenza artificiale per correggere i difetti in tempo reale: se trova due pallini rossi in un volto, li sistema prima ancora che ce ne accorgiamo.

Come spiega anche la tiktoker vt.physics, esperta di fisica, “i sensori degli smartphone sono migliori, più sensibili alla luce e quindi non hanno nemmeno bisogno del flash in molte situazioni. Ma quando lo usano, sfruttano dei mini pre-flash che riducono drasticamente l’effetto occhi rossi”.

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