In ascensore preferisci guardare a terra o usare il cellulare? Cosa significa secondo la psicologia

Praticamente a tutti noi è capitato di prendere l'ascensore. Ad alcuni capita almeno una o due volte al giorno. Specialmente se non è quello del condominio, è normalissimo trovarsi con degli sconosciuti. Cosa fare? In molti scelgono il silenzio, sguardi sfuggenti e qualche postura strana. Ma che messaggio inviamo quando siamo chiusi in quei pochi metri quadri con perfetti sconosciuti? Spoiler: il modo in cui ti comporti potrebbe svelare più di quanto pensi sulla tua personalità. A dirlo non è solo il buon senso, ma anche la psicologia sociale.

La psicologa Olga Albaladejo, intervistata da Cuerpomente, ci regala una chiave di lettura semiseria ma sorprendentemente verosimile: “L’ascensore è uno di quegli spazi in cui le regole non sono scritte, ma tutti le conoscono”. Ecco perché, in quell’attimo sospeso tra un piano e l’altro, spesso entriamo in modalità automatica, più che razionale. E no, non capita solo a te di sentirti a disagio.

Vicino alla porta o in fondo? Questione di carattere

Appena si aprono le porte, entri e… dove ti piazzi? Se ti posizioni vicino alla porta, secondo Albaladejo potresti essere una persona con bisogno di controllo, efficiente, pratica, e poco incline a sentirsi “incastrata”. Sei uno di quelli che vuole uscire al volo e non perdersi in chiacchiere. Tipo maratoneta dell’ufficio. Se invece ti sistemi in fondo all’ascensore, potresti appartenere alla squadra dei riservati. Osservi in silenzio, lasci spazio, cerchi di mimetizzarti come un camaleonte con giacca e cravatta. La psicologa lo associa spesso a un’indole introversa o a chi preferisce osservare senza essere notato. E no, non sei invisibile… ma quasi.

Dal comportamento di una persona in ascensore si può dire molto circa la sua personalità.
Dal comportamento di una persona in ascensore si può dire molto circa la sua personalità.

Hai mai fatto caso a dove guardi mentre sei in ascensore? Il cellulare è il rifugio digitale per eccellenza. Guardarlo compulsivamente non è solo noia, è un meccanismo di evasione sociale. “In un’altra epoca avresti sfoderato il giornale”, ironizza Albaladejo. È il classico gesto da “voi non mi vedete, io non vi vedo”. Chi si guarda allo specchio o si sistema i vestiti mostra spesso una iperconsapevolezza corporea: forse sei una persona attenta all’immagine o in cerca di conferme. In certi casi, sembra quasi che l’ascensore sia il tuo camerino mentale.

Occhi bassi? Potrebbe essere segnale di ansia leggera, disagio sociale o semplice educazione di chi preferisce non invadere lo spazio altrui. Ma attenzione: tossire, sistemarsi i capelli o guardare l’orologio possono essere forme di coping sociale. Tradotto: piccoli riti per sopravvivere all’imbarazzo condiviso.

Il tuo stile sociale si vede anche tra il primo e il quinto piano

Parli con tutti, saluti, chiedi a che piano vanno? Allora probabilmente il tuo stile sociale è affiliativo. Ami connetterti, anche solo per trenta secondi. Per la psicologa, chi fa così non solo è socievole, ma spesso ha anche spirito d’iniziativa. Se sei il primo a premere il pulsante, potresti essere anche uno che preferisce non lasciare nulla al caso. E poi ci sono quelli che si scatenano: cuffiette, vocali, un balletto al volo o persino una chiamata alla nonna mentre scendono di due piani. Questi profili “espansivi” non sono comuni, ma si fanno notare. E sì, a volte anche un po’ troppo.

Ti senti a tuo agio o teso come un filo? Se resti calmo e sereno, sei probabilmente dotato di una buona regolazione emotiva. Vivi l’ascensore come un corridoio verticale, senza drammi. In compenso, chi mostra segnali di agitazione (colpi di tosse, movimenti nervosi, eccessiva rigidità) potrebbe essere sotto l’effetto di una leggera ansia sociale o claustrofobia. Ma attenzione: non è possibile diagnosticare nessuno solo dal comportamento in ascensore. La psicologia non funziona come l’oroscopo. Tuttavia, questi piccoli segnali possono offrire spunti interessanti per osservare come gestiamo il contatto sociale imprevisto, in un luogo in cui tutto è ravvicinato e nessuno ha il controllo.

Ma allora, cosa dicono di noi quei 30 secondi sospesi?

Ditemi come vi comportate in ascensore e vi dirò chi siete”, scherza Albaladejo. La verità è che l’ascensore è un mini-laboratorio sociale, un test non richiesto ma rivelatore. Certo, tutto va preso con leggerezza. Non esiste una “psicologia dell’ascensore” codificata, ma alcune osservazioni si ritrovano in studi ben noti sulla psicologia degli spazi pubblici e sul comportamento non verbale.

Per esempio, lo studioso Erving Goffman già negli anni ’60 analizzava i rituali del comportamento in spazi condivisi. Il proxemics di Edward Hall e le ricerche di Robert Sommer sullo spazio personale ci spiegano che le nostre microcondotte — posture, distanze, silenzi — parlano. Eccome se parlano.

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