"Tra pochi anni l'uomo potrà vivere per sempre", la previsione da brividi dell'ingegnere di Google

Lo sentiamo dire da quando siamo nati: l'essere umano è mortale. Questa condizione è irreversibile? Probabilmente, nel futuro prossimo, non lo sarà più. Vivere per sempre non è più soltanto un tema di film da fantascienza. Oggi, la possibilità di raggiungere l’immortalità divide scienziati, investitori e visionari: Silicon Valley ci crede davvero. E la previsione da brividi arriva dritta dal genio di Google, Ray Kurzweil. L’era dell’uomo eterno è alle porte, e non si tratta di una trovata hollywoodiana. Secondo le fonti accademiche e le parole degli stessi protagonisti, la vita senza limiti potrebbe diventare realtà già nei prossimi decenni.

Silicon Valley, la Mecca dell’immortalità: miliardi puntati sulla vita eterna

La rivoluzione parte dalla California, culla di innovazione e capitale della tecnologia. Qui, il sogno dell’eterna giovinezza si alimenta a colpi di miliardi di dollari. Bryan Johnson, imprenditore e paladino dell’anti-invecchiamento, è diventato il volto pop della lotta contro il tempo. Segue una routine maniacale, chiamata “Blueprint”, che tra biohacking e test clinici promette di riportare indietro le lancette dell’orologio biologico. Il suo è un caso a parte e non è strettamente collegato agli sviluppi dell'Intelligenza Artificiale.

Non è solo Johnson a fare sul serio. Altos Labs, sostenuta da magnati e scienziati, sta già sperimentando terapie capaci di allungare la vita dei topi. E il passo verso la sperimentazione umana sembra sempre più breve. I laboratori sfornano ogni mese nuovi trattamenti, e la scienza dell’allungamento della vita si candida a diventare il nuovo Eldorado degli investimenti hi-tech.

L’ingegnere di Google Kurzweil: “Nel 2029 l’IA supererà l’uomo, nel 2045 vivremo per sempre”

Quando si parla di futuro, Ray Kurzweil è il nome da mettere in copertina. Ex direttore ingegneristico di Google e autore di libri culto, Kurzweil sostiene che l’intelligenza artificiale raggiungerà il livello umano già entro il 2029. Nel suo saggio pubblicato nel 2024, The Singularity Is Nearer, spiega come il traguardo definitivo – la Singolarità – arriverà nel 2045. Da quel momento, la distinzione tra uomo e macchina svanirà: vivremo in un mix di carne, chip e cloud.

Sempre più studiosi sono convinti che, entro il 2040, la tecnologia ci permetterà di vivere virtualmente per sempre.
Sempre più studiosi sono convinti che, entro il 2040, la tecnologia ci permetterà di vivere virtualmente per sempre.

Secondo Kurzweil, l’integrazione delle capacità cognitive umane con l’intelligenza artificiale e il collegamento diretto del cervello al cloud apriranno scenari da romanzo distopico. Ma qui la realtà supera la fantasia. Le tecnologie chiave? Stampa 3D di organi, editing genetico CRISPR, trapianti digitali e robotica avanzata. Secondo l’ingegnere, entro pochi anni potremo addirittura trasferire la nostra coscienza in corpi artificiali prodotti in laboratorio. Un futuro da cyborg che, a sentire lui, sarebbe già dietro l’angolo.

Non solo per miliardari: la rincorsa all’eterna giovinezza potrebbe democratizzarsi

Ian Pearson, futurologo britannico, ha messo nero su bianco che l’immortalità tecnologica sarà prerogativa dei più ricchi almeno fino al 2050. Le innovazioni, come sempre, partono in salita tra le élite e gli eccentrici miliardari della Silicon Valley. Ma Pearson prevede che già dopo il 2060 la vita eterna potrebbe diventare “popolare” – una tecnologia alla portata di tutti dal punto di vista economico. O quasi.

L’esperto assicura che chi oggi ha meno di 50 anni avrà buone probabilità di accedere a questi miracoli della scienza, e chi è sotto i 40 potrà quasi certamente godere dei benefici delle nuove tecnologie anti-morte. La visione? Un mondo senza malattie letali, dove si potrà scegliere tra l’abitare un corpo-android o digitalizzare la propria coscienza. “Le persone potrebbero avere più identità o continuare a vivere molto oltre la morte biologica”, spiega Pearson. E non sembra affatto fantascienza.

La scienza dell’anti-aging: Aubrey de Grey e la battaglia contro la vecchiaia

L’immortalità non è solo un affare da ingegneri e imprenditori, ma anche da biologi e medici. Aubrey de Grey, ricercatore di Oxford e pioniere nel campo, guida la Longevity Escape Velocity Foundation. La sua crociata contro l’invecchiamento non lascia spazio a dubbi: Invecchiare è una malattia, sostiene, e si può curare. Le sue strategie mirano a riparare i danni al DNA, eliminare le cellule “zombie” e rigenerare i tessuti come fossero nuovi di zecca.

De Grey lavora a trattamenti di ringiovanimento integrato, destinati a stravolgere la medicina preventiva. Tra le tecnologie più promettenti spiccano i senolitici, farmaci che eliminano le cellule dannose responsabili dell’invecchiamento e dei processi degenerativi. Con lui, scienziati come Andrew Steele (“Ageless”) si dicono fiduciosi: la medicina oggi comprende sempre di più i meccanismi dell’invecchiamento, e nuove terapie sono già in fase avanzata.

Viviamo in una fase complessa a livello economico e soprattutto geopolitico. Il futuro non ci sembra rassicurante come un tempo. Ma, forse, un giorno cambierà tutto. Anche ciò che davamo scontato - la caducità - fino a pochi anni fa ci sembrerà un concetto del passato. Non vediamo l'ora di conoscere gli sviluppi.

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