Questo gioiello nascosto a Reggio Calabria è un vero e proprio spettacolo ad occhi aperti. Una meraviglia da visitare almeno una volta nella vita. Ecco per quale motivo non puoi perderlo.
Immerso in una cornice naturalistica che sembra uscita da un’antica leggenda, il Monastero greco-ortodosso di San Giovanni Theristis si erge silenzioso e maestoso nella vallata dello Stilaro, nei pressi di Bivongi, in provincia di Reggio Calabria. Abbracciato dalle pareti del monte Consolino e lambito dai fiumi Stilaro e Assi, questo gioiello spirituale è conosciuto da molti come il “Monte Athos della Calabria”. E non a caso: chi vi mette piede, respira la sacralità di un luogo dove tempo e spazio si dissolvono, lasciando posto al silenzio e alla contemplazione.
Il monastero è molto più di un semplice edificio religioso: è una finestra aperta sul passato bizantino della Calabria meridionale, una terra segnata per secoli da influenze orientali che ancora oggi si riflettono nei riti, nelle tradizioni e nell’architettura. Sorto nell’XI secolo, questo luogo sacro racconta la storia affascinante di un eremita divenuto santo, di imperatori e donazioni, di abbandoni e rinascite. Una storia che ancora oggi continua a vivere, pulsante, tra le mura di pietra e nel cuore della natura.
Un santo mietitore, monaci erranti e la rinascita spirituale
Il nome di San Giovanni Theristis “il mietitore”, è legato a una leggenda che sembra uscita dalle pagine di un antico manoscritto bizantino: si racconta che, grazie alla sua preghiera, Giovanni abbia salvato un intero raccolto di grano da una minaccia imminente, guadagnandosi così l’appellativo che porta ancora oggi. Questo santo basiliano visse da eremita proprio nei luoghi dove poi sorse il monastero, ispirando generazioni di fedeli e monaci. Fu Gerasimos Atulinos a fondare l’insediamento monastico vero e proprio, che ben presto divenne un faro spirituale e culturale della regione. Durante l’epoca normanna, in particolare grazie al sostegno del celebre Ruggero il Normanno, il monastero conobbe un periodo di grande prosperità. Le sue biblioteche si arricchirono di manoscritti preziosi, le sue sale custodivano reliquie e icone, e la comunità monastica crebbe in fama e influenza. Per secoli, fu un punto di riferimento per la fede, lo studio e la cultura nell’Italia meridionale.

Tuttavia, come spesso accade nei grandi racconti storici, la gloria fu seguita da un periodo di declino. Nel XVII secolo, le incursioni di briganti e le crescenti difficoltà economiche costrinsero i monaci ad abbandonare il monastero nel 1662. Si rifugiarono a Stilo, portando con sé le reliquie di San Giovanni Theristis e dei Santi Nicola e Ambrogio. Il complesso, spogliato della sua funzione originaria, fu trasformato in azienda agricola e lasciato per lungo tempo all’oblio. Ma la spiritualità di certi luoghi è tenace, e l’eco della preghiera non si spegne facilmente. Negli anni Sessanta del Novecento, l’interesse per il monastero cominciò a rifiorire grazie all’impegno del sindaco Franco Ernesto, che avviò un processo di recupero del sito. Un lavoro di restauro attento e rispettoso della storia fu portato avanti tra il 1990 e il 2002, restituendo al complesso il suo antico splendore.
Architettura bizantina e silenzi che parlano all’anima
Architettonicamente, il monastero è un’autentica sinfonia di influenze. La sua struttura bizantino-normanna, impreziosita da elementi arabi, racconta visivamente la complessa stratificazione culturale della Calabria medievale. La chiesa, a navata unica, è dominata da una cupola centrale imponente che, in origine, fungeva anche da torre-lanterna. Il tamburo su cui poggia la cupola è un piccolo capolavoro di ingegneria: alto, articolato, circondato da sedici sottili colonnine che sembrano sospendere il cielo sopra l’altare. All’interno, l’atmosfera è densa di spiritualità. I pochi affreschi superstiti raccontano silenziosamente secoli di preghiere, canti e incensi. L’uso della luce naturale, filtrata attraverso piccole aperture, unito al bagliore delle candele e all’odore avvolgente dell’incenso, crea un’esperienza sensoriale profonda, quasi mistica. Chi entra non può fare a meno di rallentare il passo, abbassare la voce, ascoltare ciò che le pietre sussurrano.
Il monastero è incastonato in un contesto naturale che amplifica la sua sacralità. La vallata dello Stilaro, con i suoi boschi rigogliosi e l’acqua limpida dei fiumi, è un invito alla meditazione e al raccoglimento. È facile immaginare i monaci che, secoli fa, passeggiavano tra questi sentieri in cerca di ispirazione divina, accompagnati solo dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento tra le foglie. Oggi, il monastero è una tappa imperdibile per chiunque desideri esplorare la Calabria più autentica. Aperto al pubblico ogni giorno, accoglie fedeli, pellegrini e turisti curiosi, offrendo loro la possibilità di entrare in contatto con una dimensione spirituale ancora viva e vibrante. La comunità monastica ortodossa rumena custodisce il luogo con rispetto e dedizione, rendendolo un punto d’incontro tra culture, lingue e spiritualità diverse.
