Per quale motivo preferisci sempre il mare in totale solitudine? C'è una spiegazione psicologica che ti sorprenderà e che probabilmente, ancora non conosci. Ecco tutti i dettagli curiosi.
C’è un momento, nella vita di molte persone, in cui nasce il desiderio profondo di partire da soli, staccarsi da tutto e da tutti e scegliere una destinazione che richiama l’anima: il mare. Ma perché proprio il mare? E perché da soli? Dietro questa scelta apparentemente semplice, si cela un significato psicologico sorprendentemente ricco, legato a una forma di solitudine benefica e consapevole che può trasformarsi in un vero e proprio atto di guarigione interiore.
Non si tratta di una moda passeggera né di un capriccio estivo. Sempre più persone decidono di recarsi al mare in solitudine, magari anche solo per un giorno o un weekend, portandosi dietro un libro, un taccuino o semplicemente il bisogno di ascoltare il suono delle onde senza interferenze esterne. Questa scelta ha radici nella psicologia del viaggio e in una corrente sempre più studiata chiamata “ecoterapia”, che mette in luce i benefici del contatto diretto con la natura.
L'aspetto psicologico dietro alla voglia di andare a mare da soli
Secondo la psicologa Francesca Di Pietro, specializzata in psicologia del viaggio, viaggiare da soli o anche solo trascorrere del tempo in solitudine in ambienti naturali come il mare, rappresenta un potente strumento di auto-riflessione e crescita personale. Lontani dai ritmi frenetici della quotidianità, dall’incessante stimolo digitale e dalle richieste sociali, il tempo in solitaria in riva al mare diventa un’occasione preziosa per rimettere a fuoco se stessi. Il mare, infatti, è uno scenario unico: vasto, mutevole, accogliente e misterioso. Proprio per questo, si presta in modo straordinario a fare da specchio interiore. Davanti all’orizzonte marino, molti trovano un senso di piccolezza salutare, che non umilia ma libera.

L’esperienza di stare in solitudine al mare ha anche una potente dimensione fisiologica e neurologica. Secondo uno studio citato dall’Istituto Beck, condotto su oltre ventimila persone, le aree marine e costiere sono tra le più associate a sensazioni di felicità e benessere psicologico. Non è solo una questione di paesaggio: stare vicino all’acqua stimola il sistema nervoso parasimpatico, quello preposto al rilassamento, alla rigenerazione e al riequilibrio dopo lo stress. Camminare sulla sabbia, guardare il movimento ipnotico delle onde o ascoltare il loro ritmo regolare attiva uno stato mentale simile alla meditazione.
Questa condizione favorisce il cosiddetto “default mode network” del cervello, ovvero la rete neurale che si attiva quando la mente è libera di vagare, riflettere, immaginare. In questo contesto, essere soli diventa un’azione volontaria, quasi rivoluzionaria: è un “no” temporaneo al rumore del mondo e un “sì” all’ascolto autentico di sé. In questo senso, la spiaggia deserta o poco affollata diventa un santuario. Questo tipo di esperienza può avere effetti duraturi sul benessere mentale. Rafforza la resilienza emotiva, aumenta la tolleranza alla solitudine quotidiana e migliora la capacità di autoregolarsi emotivamente.
