Questa piscina in Svizzera nega l'ingresso ai francesi: il motivo

Ti senti vittima di discriminazione? Sappi che sei in buona compagnia. Dal barbiere che "non taglia capelli a chi parla italiano" sulle Dolomiti, al b&b olandese che vieta l’accesso ai turisti inglesi durante gli addii al celibato. La lista dei divieti in base al passaporto si allunga. Stavolta tocca a una piscina svizzera, che ha deciso di chiudere letteralmente i cancelli in faccia ai vicini francesi.

Succede a Porrentruy, un tranquillo comune nel cantone del Giura, a pochi chilometri dal confine con la Francia. Il municipio locale ha scelto di vietare l’accesso alla piscina comunale agli stranieri — cioè, nella pratica, ai cittadini francesi — scatenando un'ondata di polemiche che ha superato le Alpi.

“Svizzera per gli svizzeri”: la nuova (e clorata) frontiera

La Svizzera agli Svizzeri”, verrebbe da dire, parafrasando la storica dottrina Monroe. Ma stavolta niente geopolitica. Il motivo del blocco? Comportamenti giudicati “inappropriati” e “violazioni delle regole interne del recinto”, stando al comunicato diffuso congiuntamente dal Consiglio municipale di Porrentruy e dal Sindacato intercomunale del distretto di Porrentruy (SIDP).

A partire dal 5 luglio e fino al 31 agosto — salvo cambiamenti — l’ingresso sarà consentito esclusivamente a cittadini svizzeri, residenti legali o titolari di un permesso di lavoro svizzero in corso di validità. Tradotto: fuori i francesi che negli anni scorsi hanno sempre affollato la piscina, vista la vicinanza geografica. Dentro solo chi ha “carta d’identità elvetica” o permesso valido.

Una decisione che ha fatto storcere il naso a molti, specialmente oltralpe. Anche perché, secondo quanto riportato dal Quotidien Jurassien, il 95% degli utenti abituali della piscina proviene dalla vicina Francia. Decine di persone si sono già viste respingere all’ingresso nei primi giorni della restrizione.

Clima bollente, ma niente cannonball: ecco cosa è successo

Il sindaco di Porrentruy, Philippe Eggertswyler, ha spiegato la misura durante un’intervista a Radio Fréquence Jura: “Essere eletti significa assumersi delle responsabilità, e noi ce le assumiamo”. Ha poi negato ogni accusa di discriminazione, sottolineando come la priorità sia “tutelare i residenti e garantire loro un utilizzo sereno dell’infrastruttura pubblica” in un periodo ad alta affluenza.

Una piscina con bambini che giocano. FOTO STOCK.
Una piscina con bambini che giocano. FOTO STOCK.

Ma quali sono esattamente gli episodi che hanno portato a questa chiusura selettiva? Stando ai media locali, nelle ultime settimane sarebbero stati registrati insulti, furti, vandalismi e persino casi di risse tra bagnanti, soprattutto nei weekend più affollati. Le autorità parlano di “troubles d'incivilité” ("episodi di inciviltà") che hanno trasformato lo spazio ricreativo in un “ambiente insicuro”.

Insomma, altro che relax sotto l’ombrellone: tra urla, tuffi selvaggi e qualche mano troppo lesta, la piscina è diventata terreno di scontro. E per i residenti, il clima era diventato insostenibile.

Un’estate a numero chiuso: turismo sotto accusa

Non è la prima volta che una località svizzera adotta misure restrittive contro i turisti d’oltreconfine. Già nel 2022, alcune città del Vallese avevano limitato l’accesso ai camper francesi nelle aree verdi, accusati di abbandonare rifiuti e disturbare la quiete pubblica. Ma questa è la prima volta che una piscina pubblica impone uno stop selettivo basato sulla nazionalità.

L’episodio ha riaperto il dibattito su quanto il turismo “di prossimità” — spesso economico, mordi e fuggi — influisca sulla qualità della vita dei residenti. Il turismo francese in Svizzera, specie nelle regioni di confine, rappresenta una fetta importante dell’indotto estivo. Ma allo stesso tempo genera tensioni, soprattutto quando comportamenti maleducati o disordinati finiscono sotto i riflettori.

Il comitato del SIDP ha dichiarato di voler “preservare la sicurezza e la serenità del luogo”, augurandosi di poter riaprire la piscina a tutti “quando la situazione lo permetterà”. Per ora, però, l’aria che tira è tutto tranne che rinfrescante.

Francia risponde: “Siamo delusi, ma non sorpresi”

Il malcontento non si è fatto attendere nemmeno al di là della dogana. Alcuni residenti francesi dei paesi limitrofi, come Delle e Saint-Ursanne, hanno definito la decisione “vergognosa e discriminatoria”. Sui social sono comparsi commenti piccati come “Ci chiamano quando serve manodopera, ma ci chiudono la porta in faccia quando noi vogliamo fare un bagno”.

Alcuni utenti hanno addirittura suggerito un boicottaggio economico delle attività commerciali di Porrentruy. Ma dal municipio frenano: “Non è una guerra ai francesi, è una misura temporanea per ristabilire l’ordine”. Eppure la ferita è aperta, soprattutto perché arriva in piena estate, quando la piscina rappresenta un punto d’incontro tra culture e comunità.

Nel frattempo, i francesi restano fuori dai cancelli. E la piscina di Porrentruy è diventata, suo malgrado, simbolo di una nuova frontiera: quella del turismo filtrato, dove non conta più il biglietto d’ingresso, ma il luogo di nascita.

Il Consiglio municipale e il SIDP hanno lasciato aperta una porta: se la situazione tornerà sotto controllo, il divieto potrà essere revocato prima del 31 agosto. Tutto dipenderà dal comportamento degli utenti e dalla possibilità di ristabilire un clima rispettoso.

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