Erice è un borgo meraviglioso con una vista unica nel cuore della Sicilia: ecco cosa vedere e perché lasciarsi affascinare.
Nel cuore della Sicilia occidentale, adagiato su un monte che si affaccia sul blu profondo del Golfo di Trapani, si cela un luogo che sembra uscito da un sogno antico: Erice, il borgo medievale dove le pietre parlano e i venti sussurrano storie dimenticate. Arroccato a 750 metri d’altitudine, Erice non è soltanto un gioiello architettonico, ma una dimensione parallela dove mito, storia e artigianato convivono con una naturalezza sorprendente. Passeggiare per Erice significa varcare una soglia invisibile: il moderno resta giù, nella valle, mentre quassù tutto è memoria, suggestione e bellezza senza tempo. Il borgo si svela tra viuzze acciottolate, antiche mura ciclopiche e scorci che, all’improvviso, si aprono sull’infinito marino, dove le isole Egadi sembrano galleggiare come miraggi.
È impossibile parlare di Erice senza cedere al fascino del mito. La città antica era dedicata a Venere Ericina, dea dell’amore e della fecondità, adorata qui ben prima dell’arrivo dei Romani. L’attuale Castello di Venere, costruito dai Normanni, sorge proprio sulle rovine del tempio che attirava pellegrini da tutto il Mediterraneo. Da quella rocca scenografica, la vista è quasi sacra: la terra siciliana si stende come un arazzo vivente e il mare si fonde con il cielo in una danza eterna. A pochi passi, il Duomo di Erice, con la sua austera facciata gotica e l’interno intimo e vibrante di luce, racconta la transizione dal sacro pagano al cristianesimo. La Torre di Re Federico, custode silenziosa dei secoli, offre un punto d’osservazione privilegiato su un mondo che pare immobile ma, in realtà, vibra di storia.

Giardini sospesi e musei che parlano: la città dei tappeti: un’arte che resiste al tempo
I Giardini del Balio sembrano usciti da una novella ottocentesca. Qui l’aria profuma di pino e di vento marino, mentre lo sguardo si perde tra terra e acqua. È un luogo da percorrere piano, lasciandosi sorprendere da ogni dettaglio: una panchina solitaria, un arco coperto di edera, un raggio di sole che filtra tra gli alberi. Poco distante, il Museo Cordici conserva le testimonianze più antiche della città: statuette votive, ceramiche, utensili e tracce del passato punico ed elimo. Sono oggetti silenziosi, ma capaci di raccontare epoche intere.
Ma ciò che rende Erice davvero unica è il suo intreccio di trame. Non solo quelle del mito o della storia, ma quelle reali, tangibili, dei tappeti artigianali, che hanno valso al borgo il titolo di "Città dei Tappeti". Qui, tra le pietre vive delle case e i profili discreti delle botteghe, sopravvive una tradizione antica, tramandata di madre in figlia, fatta di telaio, mani sapienti e disegni geometrici.
I "trappìti" o "frazzate", così chiamati nel dialetto locale, sono molto più di semplici manufatti: sono memorie tessute, eredità vive di un sapere che affonda le radici nei contatti con il Medio Oriente, con la Grecia, con quell’universo mobile e multiforme che è sempre stata la Sicilia. Ogni tappeto custodisce un’identità, un gesto quotidiano che diventa arte, un linguaggio di simboli e colori che racconta la vita, la famiglia, il paesaggio. Anche oggi, nel silenzio delle botteghe di Erice, si può assistere a questa magia: fili che si incrociano, trame che si compongono, storie che prendono forma sotto gli occhi. Ecco qui una meta al mare meravigliosa in Sicilia.
