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La salsa di soia è uno degli ingredienti più versatili e diffusi al mondo. Presente in tantissimi piatti asiatici, da sushi e ramen fino ai marinati indonesiani, è ormai una presenza fissa anche nelle dispense italiane. Ma come si riconosce una salsa di soia autentica e di qualità? Dopo decenni di confusione e acquisti poco consapevoli, un semplice trucco sta facendo il giro del web, grazie a un video virale pubblicato da @amintips.
Secondo il protagonista del video, che dichiara di averlo scoperto “al suo 45esimo anno di vita”, basta una semplice mossa: agitare la bottiglia. Se si formano delle bolle persistenti, significa che la salsa è autentica e fermentata naturalmente. Se invece le bolle non compaiono o spariscono subito, il prodotto è probabilmente diluito con acqua o contiene additivi e aromi artificiali. Ma perché questo trucco funziona? E come nasce davvero una salsa di soia tradizionale? Scopriamolo insieme.
Origine e produzione della salsa di soia: 2.000 anni di storia e fermentazione
La salsa di soia ha origini antichissime. Compare per la prima volta nella Cina imperiale più di 2.000 anni fa, durante la dinastia Han. I cuochi di allora cercavano un metodo per conservare gli alimenti a lungo, così iniziarono a fermentare semi di soia con grano, sale e acqua. Il risultato fu una salsa sapida, densa e ricca di profumi, destinata a diventare il cuore della cucina asiatica. Nel VII secolo, la ricetta arrivò in Giappone grazie ai monaci buddhisti. Qui si evolse nella shoyu, una versione leggermente più dolce grazie all’aumento del grano. Nelle cucine cinesi, invece, restò diffusa la tamari, più scura e salata. Ogni regione asiatica ha sviluppato una variante diversa, come la dolce e densa kecap manis indonesiana.
La salsa di soia tradizionale richiede una fermentazione lunga e naturale. Si parte da:
- semi di soia ammollati e cotti a vapore
- grano tostato e frantumato
- aggiunta del fungo Aspergillus oryzae, sale e acqua
- fermentazione lenta da 6 a 18 mesi in vasche aperte
- filtrazione, pastorizzazione e imbottigliamento
Il sapore profondo e umami della salsa di soia deriva proprio da questa lunga lavorazione, durante la quale le proteine vengono decomposte in amminoacidi aromatici. Ed è proprio questa fermentazione che genera quelle bollicine nel test di qualità.
Il test delle bolle: come smascherare una salsa di soia scadente
Il trucco delle bolle sta conquistando TikTok e YouTube. Basta agitare energicamente la bottiglia per qualche secondo e osservare: una salsa di soia fermentata naturalmente produce una schiuma densa e persistente. Le bolle restano in superficie per almeno 30 secondi, segno che il liquido contiene proteine e composti fermentati.
Al contrario, una salsa industriale, magari allungata con acqua o con aggiunta di aromi artificiali, non sviluppa schiuma. In certi casi le bolle appaiono, ma spariscono subito, come succede con una bibita sgasata. Questo avviene perché la fermentazione naturale produce sostanze tensioattive naturali che trattengono l’aria, mentre i prodotti diluiti non ne hanno abbastanza.

Attenzione però: alcune salse economiche aggiungono addensanti o zuccheri per simulare l’aspetto di una salsa vera. In quel caso, l’unico modo per essere sicuri resta la lettura attenta dell’etichetta.
Ingredienti da controllare: la checklist per la salsa perfetta
Per riconoscere una salsa di soia di qualità, oltre al test delle bolle, serve anche un buon occhio in fase di acquisto. Ecco cosa cercare sull’etichetta:
- Solo quattro ingredienti: acqua, semi di soia, grano, sale
- Nessun additivo: no a glutammato monosodico, coloranti, conservanti
- Fermentazione naturale specificata (natural brewed, naturally fermented)
- Origine: i migliori produttori si trovano in Giappone, Cina, Indonesia, Corea
- Prezzo: una buona salsa di soia non può costare meno di 3-4 euro per 250ml
Brand noti come Kikkoman, Yamasa, Marukin o Lee Kum Kee offrono spesso versioni fermentate naturalmente, con processi trasparenti e standard elevati. In Italia si trovano anche ottimi prodotti artigianali importati o versioni biologiche che rispettano le ricette tradizionali asiatiche.
Salsa di soia: non solo sushi
Chi pensa che la salsa di soia serva solo per intingere sushi e sashimi si sbaglia di grosso. In Asia viene usata ovunque, dai marinati di carne e pesce fino alle zuppe più complesse. Ecco alcuni degli utilizzi più comuni:
- Marinature per carne, tofu, pesce, con aglio e zenzero
- Soffritti e wok di verdure e riso
- Brodi e ramen giapponesi
- Salse complesse come teriyaki o agrodolce
- Piatti da street food come gyoza, yakitori, nasi goreng
- Insalate fredde di noodles o legumi
- Perfino in dessert fusion al cioccolato o caramello
La salsa di soia è considerata uno dei principali esaltatori di umami, il famoso “quinto gusto” di cui parlano spesso gli asiatici che va oltre il concetto di 'salato' e che rende ogni piatto più ricco, profondo e memorabile. Proprio per questo, scegliere un prodotto autentico cambia davvero tutto.
