Spagnola che vive in Italia beve per la prima volta l'Estathè: "Vi dico quale dei due è migliore"

Limone o pesca? In Italia non è solo una questione di gusto, è quasi una faida nazionale. L’Estathè, bevanda iconica delle estati italiane, divide da decenni tavole, zaini scolastici e frigoriferi di ogni regione. E ora, a gettare altra benzina sul fuoco – o meglio, ghiaccio nella bottiglia, perché vorremmo più 'conflitti' innocui del genere – ci ha pensato Meritxell, giovane spagnola trasferitasi in Italia per l’Erasmus, con un video pubblicato nel 2024.

Nel suo profilo, seguitissimo in Spagna, Meritxell spiega parole italiane, usi, costumi e piccole grandi stranezze della nostra vita quotidiana. Ma stavolta ha voluto fare il grande salto nel cuore della cultura popolare italiana: assaggiare l'Estathè. Entrambe le versioni. E dare un verdetto che, volenti o nolenti, metterà in crisi migliaia di palati affezionati.

Il test del tè: prima il limone, poi la pesca

Location semplice, bicchieri di plastica trasparente e una domanda precisa: “Quale mi piacerà di più?”. Meritxell inizia dal tè al limone. Primo sorso, occhi che si illuminano: “Wow, è buonissimo! Me encanta!”. Per chi mastica poco lo spagnolo, non vuol dire propriamente "mi incanta", piuttosto “mi piace tantissimo”, con una punta d’entusiasmo in più. Il tono è quello di chi ha appena scoperto una nuova ossessione estiva (anche se c'è chi lo consuma 12 mesi l'anno).

Estathè al limone o alla pesca? Questo è il dilemma.
Estathè al limone o alla pesca? Questo è il dilemma.

Poi passa al tè alla pesca. Altro sorso, altra faccia sorpresa, ma ancora più compiaciuta. “È delizioso”, commenta. Inizia un ping pong di sorsi. Limone. Pesca. Limone di nuovo. Pesca ancora. Per 30 lunghi secondi è indecisa, come se dovesse scegliere tra due finalisti perfetti. Sembra in tilt. Ma alla fine, con grande onestà, arriva il verdetto.

“Scelgo il limone”: ecco perché secondo Meritxell

“Mi piace di più quello al limone, perché è quello che berrei tutti i giorni. È più delicato”, dice Meritxell, con la stessa serietà di un giudice di MasterChef. Non che quello alla pesca non sia promosso – anzi, le è piaciuto moltissimo – ma lo trova troppo dolce per un consumo quotidiano. “Lo berrei solo quando ho proprio voglia di qualcosa di molto dolce”, ammette.

Con questa frase, centra un punto chiave che divide da sempre gli amanti dell’Estathè: il livello di dolcezza. Chi ama il tè alla pesca lo fa per la sua rotondità, per quel sapore fruttato e pieno che coccola il palato. Ma c’è chi, come Meritxell, apprezza di più il lato agrumato, più “fresco” e meno stucchevole, del limone. E in fondo, è questa la bellezza dell’Estathè: c’è un gusto per ogni personalità.

Estathè: icona italiana spiegata a chi non è italiano

L'Estathè non è solo una bevanda. È un simbolo dell’infanzia italiana, delle merende sotto l’ombrellone, degli zaini di scuola e delle gite scolastiche. Lanciato da Ferrero negli anni '70, è riuscito a diventare un punto fermo per milioni di italiani. E chi arriva dall’estero, spesso lo scopre per caso, ma poi se ne innamora. O lo trova troppo strano, troppo dolce, troppo "artificiale". Ma resta impresso, eccome.

Meritxell ha voluto testarlo non solo per curiosità, ma anche per raccontare ai suoi follower cosa vuol dire vivere in Italia davvero. Non solo monumenti e pizza, ma anche scaffali dei supermercati, gusti della gente, piccoli riti quotidiani. E l'Estathè è uno di quei riti.

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