Quanto costa mangiare una pizza in Giappone? Ecco l'esperienza di due italiani alle prese con due margherite buonissime e il conto finale.
C’è un momento preciso in ogni viaggio lontano da casa in cui la nostalgia del cibo italiano si fa sentire con forza. Per una coppia di italiani in visita a Tokyo, quel momento è arrivato puntuale, quasi come un rituale inevitabile. Dopo giorni immersi nei sapori nipponici raffinati, delicati, sorprendenti il desiderio di un’autentica pizza napoletana è diventato irresistibile. Non era solo fame: era una ricerca emotiva, quasi identitaria. Ed è proprio in uno dei quartieri meno turistici della capitale giapponese che è avvenuta la piccola scoperta.
L’insegna era discreta, il locale minuscolo, arredato con semplicità. Ma bastava varcare la soglia per sentire subito qualcosa di familiare. A gestire la pizzeria un giovane pizzaiolo giapponese con una storia sorprendente: aveva trascorso ben tre anni in Italia, tra Napoli e Caserta, imparando l’arte della vera pizza napoletana. E non solo l’aveva imparata: l’aveva interiorizzata. L’impasto, racconta con orgoglio, lo prepara secondo i dettami più rigorosi della tradizione: lievitazione lunga, farina italiana, forno a legna importato direttamente dalla Campania.
Le due margherite ordinate dalla coppia arrivano fumanti, con quel profumo inconfondibile che solo una vera pizza napoletana sa sprigionare. Il cornicione alto e soffice, la mozzarella che fila, il pomodoro vivo e profondo nel gusto. È tutto al suo posto, perfettamente bilanciato. Il primo morso è una conferma: questa pizza è autentica, senza compromessi. I due italiani non lasciano neanche un frammento nel piatto, riscoprendo sapori che, per un attimo, li riportano esattamente a casa.

Il finale inaspettato: il conto che sorprende in Giappone
Come ogni vera cena italiana che si rispetti, anche questa si conclude con un dolce. Il pizzaiolo propone un dessert al pistacchio, cremoso e profumato, che chiude con eleganza un’esperienza gastronomica sincera. Ma la vera sorpresa, forse, arriva solo alla fine: il conto. Per due pizze margherite e un dessert, il totale è di 6.180 yen, che al cambio attuale corrispondono a 38,70 euro. Un prezzo che in Italia si potrebbe definire nella media, ma che a Tokyo, città nota per gli alti costi della ristorazione suona quasi come un’occasione. Altro che Giappone, sembra di stare a Napoli. E non si riferiscono solo al gusto, ma anche al prezzo, onesto, accessibile, senza inutili sovrapprezzi esotici.
Questa storia non è solo il racconto di una buona cena. È la dimostrazione di quanto la cucina italiana continui ad affascinare il mondo, al punto da essere studiata, replicata e celebrata con rispetto anche a migliaia di chilometri di distanza. È anche una riflessione sul modo in cui il cibo può diventare ponte culturale, linguaggio comune, e, talvolta, conforto silenzioso per chi è lontano da casa. A Tokyo, in un piccolo locale quasi nascosto, due italiani hanno trovato molto più di una pizza. Hanno trovato un frammento d’Italia, sincero e sorprendente, nel cuore pulsante del Giappone. E il fatto che tutto questo sia avvenuto a un prezzo più che onesto, rende l’esperienza ancora più memorabile.
