Host di Airbnb rifiuta una prenotazione dopo aver letto la nazionalità delle ospiti

Due amiche gallesi, un concerto in programma e una stanza a Manchester già prenotata. Ma il sogno di una serata perfetta si è trasformato in una beffa amara quando l’host di Airbnb ha annullato tutto, lasciando dietro di sé una sola, incredibile spiegazione: “Perché siete del GALLES”. Tutto in maiuscolo, senza fronzoli, senza vergogna. Jemma Louise Gough, 38 anni, e Jamie Lee Watkins, 37, partivano da Cwmbran, nel Galles del Sud, per assistere al live di Sonny Fodera alla Co-op Live Arena di Manchester. Avevano trovato una stanza doppia da 83 sterline su Airbnb: perfetta per una notte e con ottime recensioni.

Ma appena menzionato nella prenotazione che arrivavano dal Galles, ecco il colpo di scena: una risposta secca e tagliente. Prenotazione rifiutata, rimborso in arrivo, e una motivazione che ha fatto saltare i nervi a entrambe.

La risposta shock: “Perché siete del GALLES”

Il mio mento ha toccato il pavimento, racconta con un'iperbole ("mi ha lasciato a bocca aperta" elevato all'ennesima potenza) tipica della lingua inglese Jemma, assistente scolastica e madre di due figli. “Abbiamo chiesto con gentilezza perché ci avessero rifiutato, e lei ha risposto solo così: ‘PERCHÉ SIETE DEL GALLES’. Nessun riferimento al concerto, niente spiegazioni plausibili. Solo discriminazione bella e buona.”

Jamie, infermiera qualificata, ha provato a ottenere maggiori dettagli, parlando apertamente di violazione dell’Equality Act 2010. “La sua risposta è rimasta quella. Nessuna replica. Nessun chiarimento. Solo quel messaggio assurdo che ci ha lasciate di sasso.”

Jemma e Jamie, le due amiche gallesi che non hanno potuto dormire in una stanza di Manchester per via della loro nazionalità.
Jemma e Jamie, le due amiche gallesi che non hanno potuto dormire in una stanza di Manchester per via della loro nazionalità.

Le due amiche, incredule, hanno denunciato il comportamento come un evidente caso di xenofobia. “Noi gallesi siamo persone splendide,” ha ribadito Jemma. “Non capisco perché qualcuno dovrebbe rifiutarci solo per la nostra nazionalità. È discriminazione pura.”

La superhost colta in fallo (e sospesa)

La proprietaria, descritta sul sito come “amichevole ed easygoing”, non ha rilasciato commenti quando contattata. La sua stanza, una doppia con bagno privato e valutazione media di 4,97 stelle su oltre 300 recensioni, è stata rimossa temporaneamente da Airbnb. Sì, fino a quel momento aveva svolto il suo lavoro alla perfezione. Una frase ha mandato in fumo il lavoro di diversi anni.

Nel frattempo, un portavoce di Airbnb ha dichiarato: “La discriminazione, inclusa quella basata sulla nazionalità, non ha posto sulla nostra piattaforma. Dopo aver ricevuto la segnalazione, abbiamo contattato le ospiti per offrire supporto e abbiamo sospeso l’host in attesa di ulteriori indagini". Una toppa tardiva per una situazione che ha lasciato il segno. E che, ancora una volta, solleva interrogativi sulla reale inclusività di certe piattaforme.

Discriminazioni alberghiere: un problema internazionale

Il caso gallese non è affatto isolato. Negli ultimi dieci anni, in tutto il mondo, si sono registrati numerosi episodi simili, in cui la nazionalità dell’ospite è bastata a far saltare una prenotazione.

  • Italia, 2024: Un hotel delle Dolomiti ha respinto una coppia israeliana, accusando gli israeliani di “genocidio” e invitandoli ad annullare la prenotazione.
  • Giappone, 2025: A Tokyo, un hotel ha negato il soggiorno a una donna coreana residente in Giappone, colpevole di voler usare il suo nome coreano e non avere il passaporto (non richiesto per i residenti).
  • Kyoto, 2024: Un cittadino israeliano è stato respinto per presunti legami con le forze armate. Il Ministero degli Esteri giapponese ha criticato duramente l’episodio.
  • Cina, 2025: Molti hotel continuano a rifiutare stranieri, soprattutto africani, inglesi e pakistani, con la scusa di “non avere le autorizzazioni necessarie”. Le autorità cinesi hanno ribadito che tali pratiche sono illegali.
  • Australia, 2020: Due uomini asiatici respinti da un hotel nel New South Wales. Il tribunale ha riconosciuto la discriminazione e ordinato un risarcimento di 7.500 dollari australiani ciascuno.
  • Stati Uniti, 2017: Motel 6 ha condiviso informazioni sugli ospiti di origine latina con le autorità di immigrazione, portando ad arresti e deportazioni. Il caso ha generato una class action e pesanti conseguenze legali.

Nonostante le leggi internazionali contro la discriminazione, questi episodi continuano a emergere in ogni angolo del pianeta. A farne le spese sono spesso viaggiatori innocenti, colpevoli solo di portare un passaporto “sbagliato”.

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