Le 5 abitudini che hanno le persone che si godono la vita anche a 70 anni

Arrivare a 70 anni con il sorriso sulle labbra non è semplicissimo e non è solo questione di fortuna o genetica. Le persone che riescono a godersi la vita anche in età avanzata condividono abitudini ben precise. Non parliamo di miracoli o segreti da guru, ma di atteggiamenti mentali e comportamenti quotidiani che fanno la differenza nel tempo.

Parole chiave come resilienza emotiva, consapevolezza, autenticità e pensiero positivo non sono solo termini da manuale di psicologia: sono strumenti concreti che aiutano a costruire una vita piena, anche dopo la pensione. Vediamo quali sono le cinque abitudini più comuni tra chi, a 70 anni, vive con entusiasmo e gratitudine ogni singolo giorno.

1. Prendersi la responsabilità delle proprie scelte

Chi arriva sereno alla terza età ha imparato, spesso molto prima, a non dare la colpa agli altri per quello che accade nella propria vita. La psicoterapeuta americana Star Rose Bond, oggi speaker e attivista, lo sa bene. Dopo un passato difficile segnato da povertà, abusi e perfino anni di carcere, ha compreso che il primo passo per cambiare era riconoscere il proprio ruolo nelle scelte fatte. Bond sottolinea spesso che la relazione più importante è quella che abbiamo con noi stessi. Accettare i propri errori, senza auto-giudicarsi in modo distruttivo, permette di voltare pagina e prendere decisioni più consapevoli. È proprio questa consapevolezza che rende forti e sereni, anche a 70 anni.

2. Smettere di dare la colpa agli altri

Vivere bene significa assumersi la responsabilità non solo delle proprie scelte, ma anche delle proprie reazioni. Smettere di dare la colpa al partner, alla società o al passato per ogni difficoltà permette di spezzare il ciclo dell’insoddisfazione cronica. La ricerca pubblicata sul Journal of Applied Psychology (2023) evidenzia come l’assunzione di responsabilità personale favorisca la crescita emotiva e riduca il rischio di depressione nella terza età. Le persone che smettono di lamentarsi e iniziano a riflettere sulle proprie azioni riescono a costruire relazioni più sincere e una vita più serena.

3. Capire il proprio posto nel mondo

Chi vive con leggerezza anche in età avanzata ha imparato a guardarsi intorno e a riconoscere il proprio contesto. Bond, che ha studiato a Columbia University pur vivendo con pochi mezzi, racconta di aver capito il proprio privilegio di donna bianca in un sistema che spesso penalizza chi parte da condizioni più svantaggiate. Essere consapevoli del proprio posto nel mondo significa anche sviluppare empatia per chi ha vissuto esperienze diverse. Aprirsi agli altri, ascoltare storie che non somigliano alla propria, alimenta un senso di connessione che dà significato alla vita. Uno studio dell’Università del Michigan (2024) ha confermato che la consapevolezza sociale migliora l’autostima e rafforza le relazioni interpersonali.

4. Interrompere i pensieri negativi

Chi ha una marcia in più a 70 anni sa riconoscere un pensiero tossico e sa interromperlo prima che diventi realtà. Il cervello umano tende a ripetere schemi, ma questi schemi si possono cambiare. La Stanford University ha dimostrato che tecniche come la cognitive defusion permettono di osservare i pensieri senza identificarcisi, riducendo l’impatto emotivo delle negatività croniche. Tradotto in parole semplici: se pensi ogni giorno che “nessuno ti capisce” o che “sei troppo vecchio per cambiare”, finirai per crederci davvero. Ma se impari a riconoscere quei pensieri e a sostituirli con frasi più costruttive, tutto cambia. Non succede in un giorno, ma il cervello si allena. E ne vale la pena.

Molte persone riescono a godersi la vita anche dopo i 70  anni
Molte persone riescono a godersi la vita anche dopo i 70 anni

5. Mettere in discussione le proprie convinzioni

Molti di noi crescono con credenze limitanti: “non valgo abbastanza”, “non merito amore”, “sono troppo tardi per...”. A 70 anni, chi vive con pienezza ha imparato a guardare in faccia queste convinzioni e a smontarle, pezzo dopo pezzo. La neurobiologia oggi conferma ciò che la psicoterapia insegna da tempo: cambiare i propri pensieri modifica fisicamente il cervello. Secondo un rapporto del Center for Healthy Minds (2024), meditazione, journaling e visualizzazione creativa aiutano a ristrutturare i circuiti neurali legati all’autostima e al benessere. Esplorare le proprie convinzioni, quindi, non è solo un esercizio mentale. È una rivoluzione silenziosa che apre la strada a nuove possibilità, anche quando tutto sembra già scritto.

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