Giappone, emigrata spiega come funziona lo smaltimento dei rifiuti: totalmente diverso dall'Italia

Il sistema di smaltimento dei rifiuti in Giappone è conosciuto per la sua estrema organizzazione e per le rigide regole che lo governano. La content creator @whatthepato, statunitense trapiantata in Giappone, ha raccontato nel suo video come le modalità di gestione dei rifiuti siano molto diverse da quelle del suo paese, ma anche da quelle italiane. Chiunque abbia vissuto o visitato il Giappone sa bene che, sebbene il paese sia famoso per la sua pulizia e ordine, ciò è frutto di un sistema ben strutturato e regolamentato che inizia dalla raccolta dei rifiuti. Scopriamo insieme come funziona.

Le buste speciali: la chiave del sistema

Una delle principali differenze che salta subito agli occhi è l’uso di sacchetti speciali per i rifiuti. Dove vive @whatthepato, per esempio, esistono buste colorate, di colore azzurro, che sono le uniche approvate dal governo per la raccolta dei rifiuti. Chi non le utilizza? Semplicemente vedrà la propria immondizia non raccolta. La content creator definisce questo sistema “giusto” in quanto chi produce più rifiuti paga di più. Questo sistema, infatti, incentiva la cittadinanza a ridurre la produzione di rifiuti, a riciclare e a essere più consapevoli riguardo ai propri consumi. "A Central Tokyo, dove vivevo prima, non esisteva questo sistema, ora ho cambiato città e sono rimasta sorpresa da questa novità. Ha senso: la gente, così, evita sprechi".

Le buste speciali non sono semplicemente un modo per separare i rifiuti, ma rappresentano anche un metodo per tassare la produzione di immondizia. In molte zone del Giappone, infatti, le tasse per lo smaltimento sono legate alla quantità di rifiuti prodotti, spingendo i cittadini a ridurre gli sprechi.

Come funziona la raccolta e smaltimento dei rifiuti

Il sistema di smaltimento in Giappone è complesso e dettagliato. I rifiuti devono essere separati in diverse categorie principali: combustibili, non combustibili, riciclabili (come plastica, vetro, lattine e carta) e rifiuti ingombranti. In alcune città, come Kamikatsu, la suddivisione è ancora più meticolosa, con oltre 40 sottocategorie di rifiuti.

In Giappone non esistono cassonetti pubblici, e questo è un aspetto che sorprende molti visitatori. La raccolta avviene in punti designati, spesso sotto la supervisione di un responsabile di quartiere. Ogni zona ha un calendario preciso per la raccolta dei vari tipi di rifiuti. Ad esempio, il lunedì possono essere ritirati i rifiuti plastici, il mercoledì quelli combustibili, e così via. Se qualcuno deposita i rifiuti nel giorno sbagliato o usa il sacco errato, i suoi rifiuti non verranno raccolti e verrà lasciato un cartellino di avviso.

Le buste speciali vendute dal governo

In molte zone del Giappone, la legge impone l’utilizzo di buste speciali colorate, o con il logo del comune, per il deposito dei rifiuti. Questi sacchetti sono venduti nei kombini (minimarket), supermercati e uffici postali. Il prezzo del sacchetto include spesso una tassa di smaltimento, che incentiva i cittadini a ridurre la quantità di rifiuti prodotti. In alcuni comuni, in particolare per i rifiuti indifferenziati, è obbligatorio usare questi sacchetti ufficiali. Altri comuni, invece, permettono l’uso di sacchi trasparenti, ma anche in questo caso ci sono regole rigide da seguire.

Dove vive @whatthepato, i rifiuti possono essere smaltiti solo usando questa busta. I rifiuti messi in sacchetti diversi non saranno prelevati.
Dove vive @whatthepato, i rifiuti possono essere smaltiti solo usando questa busta. I rifiuti messi in sacchetti diversi non saranno prelevati.

Il costo delle buste varia in base al tipo di rifiuto. Ad esempio, i sacchetti destinati all'indifferenziato sono più costosi rispetto a quelli destinati alla plastica o ai riciclabili. Sebbene il sistema non sia uguale in tutto il paese, molte città, soprattutto quelle più popolose come Tokyo e Osaka, adottano regole molto precise sulla raccolta dei rifiuti.

Un sistema che varia da zona a zona

Il sistema di smaltimento dei rifiuti non è uniforme in tutto il Giappone. Ogni comune definisce il proprio sistema di raccolta, con differenze significative tra città e campagne. In alcune zone, come la famosa Kamikatsu, si cerca di raggiungere l’obiettivo “zero waste” attraverso una separazione ancora più meticolosa dei rifiuti. In città più grandi, come Tokyo o Osaka, le regole sono estremamente dettagliate, mentre nelle zone rurali potrebbero essere un po’ più flessibili.

Una delle caratteristiche più sorprendenti del sistema giapponese è la totale assenza di cestini pubblici nelle strade. A meno che non si sia in stazioni ferroviarie o nei minimarket, non troverai cestini per i rifiuti in pubblico. Questo contribuisce a mantenere il paese pulito, ma richiede una maggiore attenzione da parte dei cittadini, che devono portare con sé i propri rifiuti fino a quando non arrivano nei punti di raccolta designati.

Perché il Giappone è così attento alla gestione dei rifiuti

La rigida gestione dei rifiuti in Giappone è in parte legata alla scarsità di spazio per le discariche. A causa della densità abitativa e della limitata disponibilità di terreni, smaltire i rifiuti in modo efficiente è una necessità. Ma c’è anche un forte legame con la cultura giapponese, che promuove il rispetto per la comunità e l’ambiente. I giapponesi sono abituati a vivere in armonia con la natura e la responsabilità di smaltire correttamente i rifiuti è un valore molto sentito.

Inoltre, la politica di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti è strettamente legata al principio di solidarietà sociale. Le comunità locali sono molto attive nel controllo del rispetto delle regole, e c’è un forte senso di responsabilità verso la collettività.

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