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Il cappuccino è uno dei simboli più amati della colazione italiana, ma non tutti lo digeriscono facilmente. Anche chi non soffre di intolleranza al lattosio può accusare gonfiore, pesantezza e fastidi gastrointestinali. Valentina Palange, esperta di caffè e torrefazione, ha spiegato sul suo profilo Instagram specialty_pal
quali sono i due motivi principali che rendono il cappuccino difficile da digerire quando viene preparato male al bar. Le sue osservazioni si basano su anni di esperienza diretta nel settore e hanno suscitato grande interesse tra gli appassionati di caffè.
La denaturazione delle proteine del latte oltre i 70 gradi
Il primo punto evidenziato riguarda la temperatura del latte. Quando il latte viene scaldato oltre i 70 gradi, le proteine iniziano a denaturarsi, cioè a perdere la loro struttura originaria. Questa alterazione influisce sulla capacità del nostro organismo di digerirle in modo corretto. Secondo Palange, la crema perfetta per un cappuccino dovrebbe mantenersi intorno ai 60-65 gradi, senza mai superare la soglia dei 70. Purtroppo, molti baristi non ricevono una formazione adeguata e finiscono per surriscaldare il latte portandolo ben oltre i 70 gradi, compromettendone la digeribilità.

L’esperta sottolinea anche un altro errore comune: riscaldare più volte lo stesso bricco di latte. Questa pratica non solo peggiora il gusto, ma rende la bevanda più pesante da metabolizzare. Inoltre, quando il latte viene montato male e produce una schiuma piena di bolle grandi, il risultato non è un vero cappuccino, bensì una bevanda ricca d’aria. Ingerire troppa aria durante la colazione favorisce l’aerofagia, creando disagio e gonfiore intestinale. Un cappuccino ben fatto, invece, deve avere una superficie liscia e omogenea, caratterizzata da microbolle quasi invisibili.
La combinazione tra latte e caffè rallenta la digestione
Il secondo aspetto critico riguarda la combinazione di latte e caffè. La specialista spiega che il caffè stimola i succhi gastrici, accelerando i processi digestivi, mentre il latte tende a rallentarli. Questa contrapposizione crea un conflitto che può causare sensazioni di pesantezza. Se il cappuccino viene preparato con attenzione, rispettando le temperature corrette e senza eccedere con la schiuma, il problema si riduce sensibilmente. Tuttavia, chi è più sensibile può continuare ad accusare fastidi.
Palange consiglia sempre di accompagnare il cappuccino con qualcosa da mangiare. Anche un semplice biscotto o una fetta di pane tostato aiutano lo stomaco a gestire meglio la combinazione latte-caffè, riducendo gli effetti indesiderati. Questo accorgimento, che spesso viene trascurato, può fare la differenza per chi desidera gustare il cappuccino senza conseguenze spiacevoli.
Il ruolo dei baristi nella qualità del cappuccino
Molti consumatori non sanno che gran parte dei disturbi legati al cappuccino dipendono direttamente dalla preparazione. Un barista formato conosce l’importanza di fermarsi al momento giusto quando scalda il latte, evitando di superare i limiti consigliati. Inoltre, deve saper utilizzare correttamente la lancia a vapore, per ottenere una crema setosa e uniforme. Purtroppo, la realtà è che in tanti bar italiani questi dettagli vengono trascurati, dando vita a cappuccini belli da vedere ma difficili da digerire.
Non è un caso che l’esperta abbia voluto chiarire pubblicamente questi aspetti: il consumatore informato può imparare a riconoscere un cappuccino preparato con cura e a distinguere tra un prodotto di qualità e uno che, pur essendo apparentemente “tradizionale”, può causare problemi digestivi.
