Perché il Lago di Garda si chiama così? "In passato aveva un altro nome"

Alcune nozioni scolastiche rimangono vive nella memoria anche a distanza di anni. Tra queste c’è quella che ricorda come il Po sia il fiume più lungo d'Italia, così come il Lago di Garda è il più grande bacino d'acqua dolce d’Italia, con i suoi 370 chilometri quadrati di superficie, incastonato tra Veneto, Lombardia e Trentino-Alto Adige. Tuttavia, pochi sanno che il lago più grande del Paese non si è sempre chiamato così. La sua storia linguistica, che affonda le radici nell’età romana e attraversa Medioevo e Rinascimento, è affascinante e racconta molto delle popolazioni che lo hanno abitato. Ne ha parlato il content creator Marco Antonio Doribene Piva e dal suo video abbiamo tratto ispirazione per questo articolo.

Il nome originario: Benaco, tra Roma e letteratura

In passato il Lago di Garda era noto come Benaco, un termine che appare già negli scritti latini. Alcuni lo pronunciano con l'accento sulla e, altri sulla a. Virgilio descriveva il lago come un bacino d’acqua capace di gonfiarsi improvvisamente con onde che ricordavano quelle del mare, un fenomeno raro per i laghi dell’Italia settentrionale. Catullo, originario di Sirmione, lo celebrava con i toni appassionati tipici della poesia latina. Persino nell’Eneide viene menzionato, quando Enea si trovava a fronteggiare una battaglia nei pressi di queste acque.

Il nome Benaco attraversò i secoli e arrivò fino al Medioevo. Dante Alighieri, nel Purgatorio della Divina Commedia, cita il lago con questa denominazione, sottolineando così la sua centralità geografica e culturale. Per secoli, dunque, il termine Benaco fu quello ufficiale e condiviso, tanto che ancora oggi alcuni comuni rivieraschi mantengono tracce di questa eredità linguistica.

Dal Benaco al Garda: il passaggio medievale

La trasformazione del nome da Benaco a Garda avvenne in epoca medievale, in un contesto storico segnato dalle invasioni longobarde. Il termine “Warda”, di origine longobarda, significava “punto di osservazione”, “guardia”. Da qui nacque il toponimo Garda, che si impose progressivamente come alternativa al più antico Benaco.

Il Lago di Garda sulla cartina geografica. Video di: Marco Antonio Doribene Piva
Il Lago di Garda sulla cartina geografica. Video di: Marco Antonio Doribene Piva

Il borgo di Garda, situato sulla sponda veronese, divenne un punto strategico per il controllo del territorio. La sua posizione sotto la Rocca di Garda, con il castello medievale che dominava dall’alto (oggi non più esistente), ne faceva un luogo ideale per la difesa e la sorveglianza. Da questo centro abitato, il nome si estese progressivamente all’intero lago.

Simboli, leggende e identità

Il comune di Garda conserva ancora oggi un stemma affascinante: un leone marciano sotto una montagna, con in cima un castello. Quel castello è realmente esistito e sorgeva sulla Rocca, da cui si dominava l’intera area. Le cronache locali narrano che proprio lì un eroe riuscì a fermare persino un’avanzata ottomana, episodio che contribuì a rafforzare il valore simbolico e strategico del luogo.

Il toponimo Garda, dunque, non rappresentava solo un nome geografico, ma racchiudeva anche la funzione di baluardo difensivo e punto di riferimento per le popolazioni medievali. Nel tempo il significato di “guardia” si trasformò in un’identità condivisa, capace di sostituire il nome antico senza cancellarne del tutto la memoria.

Dal Seicento a oggi: l’affermazione del nome Garda

Attorno al 1600 il termine Garda si affermò definitivamente, sostituendo quello storico di Benaco. I documenti ufficiali e le mappe dell’epoca iniziarono a privilegiare questa denominazione, sancendo un passaggio che aveva avuto inizio secoli prima. Il nuovo nome evocava il controllo, la protezione e la sorveglianza, concetti centrali in un’epoca di confini instabili e guerre frequenti.

Oggi, il termine Garda è quello universalmente utilizzato, sebbene il nome Benaco non sia scomparso del tutto. Resiste nella toponomastica di alcuni paesi, nelle associazioni culturali e nelle citazioni letterarie che tengono viva la memoria del passato. Chi percorre le sponde del lago, tra Desenzano, Sirmione e Riva del Garda, ritrova quindi non solo un patrimonio naturale unico, ma anche un’eredità linguistica che racconta duemila anni di storia.

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