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Hai un esame e sei convinto di fallire? Stai per fare una scommessa e pensi già che perderai? Oppure sei costretto ad andare a una festa e sei sicuro che tutti ti giudicheranno male? Il fenomeno del “pensare sempre al peggio” riguarda moltissime persone e, di recente, lo psicologo italiano Marco Boscarino lo ha spiegato in un video su TikTok, citando il lavoro di Daniel Kahneman, psicologo e Premio Nobel, che ha studiato in profondità il funzionamento del cervello umano.
Pensare al peggio: un meccanismo automatico del cervello
Boscarino racconta che non si tratta di semplice pessimismo, ma di un meccanismo psicologico radicato. Il cervello, infatti, elabora le informazioni attraverso due modalità distinte, descritte da Kahneman nei suoi studi: il sistema 1 e il sistema 2.
- Sistema 1: rapido, intuitivo e automatico. È quello che riconosce un volto tra la folla o che ti fa reagire d’istinto senza riflettere troppo.
- Sistema 2: lento, riflessivo e consapevole. È il tipo di pensiero che richiede concentrazione, come quando pianifichi un progetto, risolvi un calcolo complesso o prendi una decisione importante.
Quando una persona tende a immaginare sempre scenari negativi, vuol dire che il sistema 1 prende il sopravvento. Non è un difetto, ma una strategia che spesso nasce dall’ambiente in cui si è vissuti: famiglie ansiose, contesti ipercritici o esperienze difficili che hanno spinto a prepararsi mentalmente al peggio per sentirsi più al sicuro.
Perché riconoscere i due sistemi è fondamentale
Secondo Boscarino, distinguere tra i due sistemi di pensiero ci permette di capire da dove nascono molte delle nostre emozioni negative. Gran parte della sofferenza psicologica deriva da reazioni automatiche del sistema 1, che agisce senza che ce ne rendiamo conto. Quando però impariamo a riconoscere il suo intervento, possiamo attivare il sistema 2 e cambiare il modo in cui interpretiamo la realtà.
In pratica, invece di lasciarci trascinare da pensieri catastrofici, possiamo fermarci, analizzare meglio la situazione e introdurre una dose di pensiero critico. Questo non elimina le emozioni, ma permette di viverle in maniera più equilibrata e meno dolorosa.
Un esempio concreto: la riunione di lavoro
Boscarino porta un esempio molto chiaro. Una persona ansiosa entra in un ufficio per una riunione. Nota che qualcuno non la saluta e, in pochi secondi, scatta la convinzione di essere antipatico, di aver fatto qualcosa di sbagliato, di non piacere a nessuno. Parte la vergogna, cresce l’insicurezza e quella persona finisce per isolarsi, parlando poco o evitando il confronto.

Se però attivasse il sistema 2, potrebbe valutare alternative più realistiche: forse il collega era distratto, oppure semplicemente non l’ha vista. Oppure, ancora, non ci sono prove della sua antipatia. E anche se davvero non fosse simpatico a quella persona, non significherebbe certo che il suo valore personale sia in discussione. Questo cambio di prospettiva non solo riduce l’ansia, ma modifica concretamente il comportamento e l’autostima.
Allenare il sistema 2: un esercizio quotidiano
Lo psicologo invita a esercitare ogni giorno il pensiero consapevole. Non è un’abilità che si sviluppa in una notte, ma un allenamento costante: imparare a fermarsi, fare un respiro, analizzare i fatti e non dare subito credito ai pensieri automatici. La buona notizia è che il cervello può davvero cambiare e diventare più flessibile, se lo alleniamo a uscire dai soliti schemi.
Pensare sempre al peggio non è una condanna, ma un segnale che il sistema 1 è molto attivo. Riconoscerlo significa già essere a metà strada verso una maggiore libertà mentale. Con un po’ di pratica, chiunque può imparare a dare più spazio al sistema 2 e a costruire un rapporto diverso con sé stesso e con gli altri.
@marcoboscarinopsicologo Ti capita di PENSARE SEMPRE AL PEGGIO? 😱 #pensieri #pensierinegativi #overthink #overthinking #filmmentali ♬ Boundless Worship - Josué Novais Piano Worship
