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Il content creator e atleta alex.by.air ha compiuto un’impresa rara: è riuscito a entrare in Corea del Nord e a documentare parte della sua esperienza. L’accesso al Paese è rigidamente controllato e, dopo una breve riapertura ai visti turistici, il regime ha chiuso nuovamente le porte a visitatori europei e americani. Unica eccezione, i rapporti con la Russia che restano più liberi. L’atleta, però, non è entrato come turista qualunque: si è iscritto alla Pyongyang Marathon e grazie a questo evento ha potuto trascorrere quattro giorni nella capitale, sotto costante supervisione.
Un tour tra maratona, ristoranti e vita sorvegliata
L’esperienza è iniziata con la partecipazione alla maratona internazionale, appuntamento che ogni anno richiama atleti e curiosi da tutto il mondo. In quei giorni alex.by.air ha potuto visitare una parte della città. Nel suo racconto cita luoghi che non ci si aspetterebbe di trovare in una delle capitali più isolate del pianeta: piste da bowling, ristoranti ben forniti, supermercati e persino uno zoo. Le guide lo hanno accompagnato costantemente, senza mai lasciarlo libero di muoversi da solo. In tutto erano quattro, a dimostrazione di quanto il governo intenda monitorare ogni dettaglio.
L’atleta ha raccontato che solo a lui e agli altri partecipanti era concesso spostarsi in alcuni quartieri. In realtà, gli stessi cittadini di Pyongyang hanno bisogno di un permesso speciale per uscire dalla capitale e visitare le zone rurali. “Noi non abbiamo potuto farlo – spiega – ma dal pullman abbiamo intravisto la campagna. La sensazione è che lì la vita sia completamente diversa”.
Le conversazioni con studenti nordcoreani
La presenza di due studenti universitari nordcoreani ha reso il viaggio più interessante. Con loro, il gruppo ha potuto dialogare su aspetti della vita quotidiana. È emerso un quadro sorprendente: la connessione casalinga a Internet è pressoché assente e i social network non esistono. Tuttavia, molti giovani possiedono uno smartphone con una connessione mobile nazionale e sono attratti dal gaming, proprio come i coetanei occidentali. In ambito sentimentale, invece, la cultura appare molto diversa: le relazioni sono conservatrici e i divorzi sono rarissimi.
Un episodio curioso riguarda la visione di un film: quando i visitatori hanno chiesto di guardarlo, la studentessa ha dovuto recarsi in un negozio fisico per scaricarlo sul suo cellulare. Dettagli che mostrano come l’accesso ai contenuti multimediali resti fortemente regolato e lontano dalle abitudini del resto del mondo.
Propaganda, trasporti e vita quotidiana
Durante i giorni a Pyongyang, l’atleta ha notato come ogni attività fosse studiata per offrire un’immagine patinata del Paese. Le cene erano abbondanti, accompagnate da alcol e da spettacoli musicali in stile k-pop. La metropolitana, descritta come molto estesa, è stata concessa solo per due fermate, sempre sotto lo sguardo delle guide. In strada quasi nessuno possiede un’auto: i cittadini si spostano principalmente in bicicletta, e per questo le vie appaiono insolitamente vuote e tranquille.

Assente del tutto la pubblicità commerciale. Al suo posto dominano i cartelloni di propaganda e gli opuscoli che esaltano il regime e alimentano l’ostilità verso l’America. Case, università e sanità sono gratuite, ma l’informazione è rigidamente controllata. In biblioteca, ad esempio, l’atleta ha trovato un computer con Windows XP: il Wi-Fi era segnalato, ma non consentiva l’accesso a nessun sito esterno. Tutto rimane sotto stretta sorveglianza.
La sensazione finale di un viaggio unico
La riflessione conclusiva di alex.by.air è che la vita a Pyongyang, almeno per la classe privilegiata, somiglia in parte a quella occidentale. Gli appartamenti sono ampi e gratuiti, l’istruzione è garantita, i pasti sono abbondanti. Tuttavia, manca del tutto la libertà di espressione e di pensiero, un elemento che per chi vive in democrazia resta inalienabile. Questa differenza segna un confine netto e ricorda come ogni visita in Corea del Nord sia costruita su misura per trasmettere un’immagine controllata e positiva del regime.
L’atleta olimpionico ha ammesso di aver imparato molto da questa esperienza e dalle conversazioni con i nordcoreani, pur ammettendo che "è difficile entrare nella loro testa". Ha capito che dietro la facciata della capitale si nasconde una realtà difficile da conoscere, e che il turismo nel Paese rimane un’eccezione riservata a pochissimi. Le sue riprese mostrano uno spaccato raro, che stimola la curiosità e allo stesso tempo invita a riflettere su quanto poco si sappia della vita oltre il confine più chiuso del mondo.
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