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Le automobili moderne sono sempre più ricche di funzioni elettroniche e sistemi pensati per ridurre i consumi e migliorare l’impatto ambientale. Non tutte, però, vengono percepite come utili dagli automobilisti e dai professionisti del settore. Un video pubblicato dal profilo TikTok Accurate Automotive ha acceso il dibattito a livello internazionale, individuando nello start/stop automatico la “funzione più inutile delle auto moderne”. Migliaia di utenti hanno commentato, e gran parte di loro si è detta d'accordo con il meccanico.
Perché il sistema start/stop divide gli automobilisti
Il sistema start/stop nasce con l’obiettivo di ridurre le emissioni e contenere i consumi di carburante. La logica è semplice: spegnere il motore quando l’auto si ferma del tutto, ad esempio al semaforo, e riaccenderlo automaticamente quando il conducente rilascia il freno o preme l’acceleratore. Le case automobilistiche lo hanno introdotto per rispondere alle normative ambientali e ottenere crediti fiscali legati alla riduzione delle emissioni. In teoria, un’idea intelligente. In pratica, una soluzione che genera più malumori che benefici.

Il meccanico intervistato da Accurate Automotive ha spiegato che l’attivazione costante di questo sistema comporta l’aggiunta di numerosi componenti meccanici ed elettronici: «Sono almeno dieci parti in più che tendono a rompersi e che hanno costi di sostituzione elevati» ha dichiarato. Secondo lui, l’auto finisce per accendersi e spegnersi anche venti volte in più al giorno, con conseguenze dirette sull’usura del motorino di avviamento e della batteria.
Le critiche online e l’intervento delle autorità
Il video ha già raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni dal momento della pubblicazione. Gli utenti hanno commentato su TikTok, Instagram e X (ex Twitter), spesso confermando di disattivare manualmente il sistema ogni volta che salgono in auto. Molti hanno sottolineato che non esiste un’opzione per disattivarlo in modo permanente senza ricorrere a componenti aggiuntivi, come i cosiddetti “bypass harnesses” venduti da aziende aftermarket.
Le critiche hanno attirato l’attenzione anche dell’EPA, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente. L’amministratore Lee Zeldin, commentando sui social, ha definito il sistema «una tecnologia approvata per dare un trofeo di partecipazione climatica alle case automobilistiche, ma odiata da tutti». Ha inoltre promesso un intervento per rivedere la regolamentazione che ha permesso la diffusione di questa funzione.
Esperienze dirette: dalla Jeep al SUV europeo
Dai commenti emerge un dato interessante: gli automobilisti notano differenze significative tra modelli e marchi. Alcuni utenti hanno riferito che sulle Jeep il sistema risulta particolarmente fastidioso, con riaccensioni lente e poco fluide. Altri hanno segnalato problemi legati ai costi di manutenzione, visto che i motorini di avviamento collocati in posizioni difficili da raggiungere fanno lievitare le spese di riparazione.
Un utente ha osservato: «Sulla mia berlina europea funziona meglio, ma ho comunque paura che tra dieci anni nessuna di queste auto riuscirà a partire senza una sostituzione completa del sistema». Queste testimonianze confermano la sensazione diffusa che il bilancio tra vantaggi ambientali e costi di manutenzione non sia equilibrato.
Start/stop: idea green o business nascosto?
Molti automobilisti in un certo senso complottisti sospettano che lo start/stop non sia mai stato pensato realmente per ridurre le emissioni. Secondo alcune opinioni raccolte online, il sistema sarebbe stato progettato per aumentare la frequenza delle riparazioni e mantenere costante il ciclo di spese dei consumatori. «Sono fatti per usurarsi più velocemente, così da costringerti a pagare di nuovo» ha scritto un utente. Una tesi controversa, ma che evidenzia la sfiducia crescente verso l’industria automobilistica.
Al di là delle teorie complottistiche, resta il dato oggettivo: lo start/stop automatico, pur introdotto con buone intenzioni, ha generato più critiche che consensi. L’innovazione tecnologica, per convincere davvero, dovrà dimostrare di essere utile nella vita quotidiana degli automobilisti, non soltanto nei bilanci ambientali delle case automobilistiche o nei report governativi.
