"Vi scongiuro: se venite in Giappone, non andate nei Cat Cafè e simili", il motivo

Negli ultimi giorni un video su TikTok ha scatenato un acceso dibattito sul turismo in Giappone e, in particolare, sugli animal café. La creator @kyokoemi ha pubblicato un contenuto diventato rapidamente virale in cui invita i viaggiatori a rimuovere dai loro itinerari i famosi Cat Cafè, gli Owl Cafè e tutti i locali che ospitano animali a scopo di intrattenimento. Le sue parole hanno raggiunto oltre 218.900 visualizzazioni e hanno sollevato riflessioni sul rapporto tra esperienze turistiche e benessere animale.

Il racconto di chi è stato nei Cat Cafè in Giappone

Nel video, l’utente ha spiegato che molti animali vengono rinchiusi in spazi ridotti, costretti a interagire senza tregua con clienti e visitatori. Questa condizione non solo li stressa, ma può renderli aggressivi e persino pericolosi. In un Owl Cafè, ad esempio, i gufi sarebbero stati tenuti svegli nonostante siano animali notturni e legati ai rami per essere sempre disponibili al contatto con le persone. Una situazione che compromette i loro cicli vitali e che potrebbe avere effetti seri sulla salute.

La tiktoker ha citato anche casi di locali ancora più controversi, come un penguin bar in cui gli animali sarebbero stati rinchiusi in una piccola stanza sporca. Persino nei café che ospitano cani e gatti, animali domestici per eccellenza, le condizioni non sembrano sempre migliori: la mancanza di stimoli, il sovraffollamento e l’assenza di spazi per giocare o riposare rischiano di generare un malessere evidente.

Perché gli animal café sono considerati poco etici

Molti esperti di fauna selvatica e associazioni per la protezione degli animali hanno già criticato il fenomeno degli animal café in Giappone, sottolineando come questi luoghi privilegino l’esperienza “instagrammabile” del cliente piuttosto che il benessere degli animali. Ambienti rumorosi, luci artificiali costanti e contatti continui non rispettano le necessità fisiologiche di specie come gufi, ricci o lontre. Non mancano testimonianze di clienti che, dopo aver visitato questi locali, hanno raccontato di aver provato disagio nel vedere animali apatici, tremanti o visibilmente stressati.

Il messaggio della content creator è chiaro: elimina i Cat Café e simili dal tuo itinerario in Giappone
Il messaggio della content creator è chiaro: elimina i Cat Café e simili dal tuo itinerario in Giappone

I segnali di un locale poco etico risultano piuttosto evidenti: animali che non hanno zone dove rifugiarsi, ambienti sovraffollati, spazi troppo piccoli rispetto alle loro necessità naturali. In alcuni casi, i gestori avrebbero addirittura ricorso a tecniche discutibili per rendere gli animali più docili, tra cui sedazione o immobilizzazione forzata. Tali pratiche, se confermate, mostrano con chiarezza la priorità di certe attività: offrire uno spettacolo accattivante ai clienti, anche a costo di sacrificare il rispetto per la vita animale.

Il dibattito tra viaggiatori e il ruolo dei social

Il video di @kyokoemi ha raccolto numerosi commenti da parte di utenti che hanno raccontato esperienze simili. Una ragazza ha confessato di essere entrata in un Owl Cafè senza sapere cosa aspettarsi e di aver provato un senso di colpa immediato vedendo gufi stressati e immobili. Altri hanno ricordato la delusione provata visitando zoo o acquari giapponesi, dove le condizioni degli animali non avrebbero rispettato standard accettabili. La discussione si è estesa anche oltre TikTok, dimostrando quanto il tema sia sentito tra i viaggiatori più attenti.

I social, in questo senso, stanno assumendo un ruolo fondamentale. Permettono di diffondere esperienze personali che mettono in guardia altri turisti e li aiutano a scegliere con più consapevolezza. Non si tratta solo di denunciare un singolo locale, ma di promuovere una nuova mentalità che metta al centro il turismo responsabile e il rispetto per gli animali.

Un nuovo approccio al turismo in Giappone

Il caso degli animal café apre a una riflessione più ampia. Non basta evitare i luoghi che suscitano dubbi etici, bisogna imparare a informarsi prima di vivere esperienze che coinvolgono animali. Esistono realtà che collaborano con rifugi e associazioni locali, promuovendo adozioni e creando ambienti più rispettosi. Tuttavia, restano una minoranza e richiedono ricerche accurate da parte dei viaggiatori.

Ogni scelta di viaggio, soprattutto in Paesi come il Giappone dove l’offerta turistica è vasta e variegata, diventa un atto di responsabilità. Sostenere attività trasparenti e rispettose, oppure preferire esperienze culturali che non prevedano il coinvolgimento di animali, significa contribuire a un cambiamento positivo. Non si tratta di rinunciare alla curiosità o alla voglia di scoprire, ma di indirizzare queste energie verso pratiche più etiche e sostenibili.

In questo modo, il turismo può trasformarsi in una leva per migliorare le condizioni di vita degli animali e allo stesso tempo arricchire davvero l’esperienza dei viaggiatori. La popolarità di contenuti come quello di @kyokoemi mostra che la sensibilità verso il tema sta crescendo e che sempre più persone chiedono coerenza tra il piacere del viaggio e il rispetto del mondo vivente che lo circonda.

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