Indice dei contenuti
Dire “salute” quando qualcuno starnutisce è una tradizione che attraversa i secoli. Questo gesto, apparentemente semplice e cortese, ha origini antichissime e porta con sé significati che spaziano dalla religione alla superstizione, dalla paura delle epidemie. C'entrano, tuttavia, anche le regole moderne del galateo. Oggi è percepito come un segno di attenzione verso l’altro, ma non sempre lo è stato e, secondo il bon ton contemporaneo, non dovrebbe nemmeno essere pronunciato.
Dall’antichità alla superstizione
Già nell’antica Grecia e a Roma lo sternuto veniva considerato un evento misterioso e in parte sacro. Aristotele lo descriveva come un segnale proveniente dal cervello, mentre nella cultura popolare si riteneva che fosse collegato alla vita stessa. Per questo, augurare “salute” o “salve” dopo uno starnuto significava proteggere la persona o offrirle un buon auspicio. In quelle società lo starnuto veniva letto come una manifestazione dello spirito, e il gesto di risposta acquisiva un valore simbolico oltre che sociale.
La peste nera e il potere dell’augurio
Il Medioevo ha trasformato radicalmente il significato di questo gesto. Tra il XIV e il XVII secolo l’Europa fu colpita da devastanti ondate di peste nera, e lo starnuto divenne uno dei sintomi più temuti. Chi starnutiva rischiava di aver contratto la malattia: spesso era il primo 'sintomo' che la situazione sarebbe presto degenerata. In quel contesto, dire “salute” era molto più di una cortesia: rappresentava un vero augurio di sopravvivenza. Lo stesso papa Gregorio Magno, durante un’epidemia a Roma, invitò i fedeli a rispondere con “Dio ti benedica” per invocare la protezione divina. Nel tempo, la formula religiosa è stata sostituita in Italia dal più laico “salute”, che però ha mantenuto la stessa funzione augurale.
La versione inglese: “God bless you”
Nei paesi anglosassoni la tradizione religiosa è rimasta più salda. Ancora oggi, quando qualcuno starnutisce, dire “God bless you” è prassi comune, sebbene in molti omettano "God" e si limitino a "Bless you". Questa espressione conserva il suo legame con la fede: non si limita ad augurare benessere fisico, ma invoca direttamente la benedizione divina.

La radice medievale è evidente, così come la paura di malattie improvvise e invisibili. Alcune fonti storiche ricordano che lo starnuto veniva persino interpretato come un momento in cui l’anima rischiava di separarsi dal corpo: la benedizione serviva quindi a garantire protezione spirituale oltre che fisica.
Il significato profondo della formula
Dire “salute” non equivale soltanto a un atto di cortesia. È un gesto che racchiude secoli di paure, speranze e credenze. Oggi la parola richiama inconsciamente il desiderio di benessere e solidarietà, mentre in inglese “God bless you” mantiene il legame con la protezione divina. Entrambe le formule testimoniano come le malattie e le epidemie abbiano influenzato la vita quotidiana e le interazioni sociali.
Non bisognerebbe dire “salute”: il punto di vista del galateo
Il vero plot twist per chiudere un articolo che spiega perché si dice "salute" dopo uno starnuto è che, secondo le regole del galateo moderne, non bisognerebbe farlo! Questa usanza, sebbene tradizionale, viene ritenuta poco elegante perché mette in evidenza un gesto fisico che dovrebbe restare discreto. Le linee guida del bon ton suggeriscono infatti che chi starnutisce debba limitarsi a scusarsi con sobrietà, mentre gli altri dovrebbero ignorare l’accaduto.
Le regole del galateo sullo starnuto
- Chi starnutisce deve coprirsi con un fazzoletto e chiedere scusa con discrezione.
- Chi si trova accanto dovrebbe evitare di dire “salute” o altre formule, proseguendo la conversazione senza dare peso all’accaduto.
- Il motivo principale di questa norma è che richiamare l’attenzione su un gesto involontario può generare imbarazzo nella persona.
La prossima volta che qualcuno starnutirà, si potrà scegliere se mantenere viva una tradizione secolare oppure rispettare il bon ton contemporaneo. In entrambi i casi, quel semplice gesto continuerà a raccontare una storia che unisce superstizione, fede, paura delle epidemie e desiderio di salute condivisa.
