Che fine hanno fatto le parti mancanti del Colosseo? La risposta della storica

Quando pensiamo all’Italia, soprattutto all’estero, una delle prime immagini che emergono è quella del Colosseo. Simbolo indiscusso di Roma e memoria viva della potenza dell’Impero Romano, l’anfiteatro Flavio continua a stupire milioni di visitatori ogni anno. Chiunque, anche senza entrarvi, ha notato però che la sua struttura appare incompleta, segnata da parti mancanti. Eppure, in origine, l’edificio si presentava in tutta la sua maestosità, compatto e perfettamente simmetrico.

Le origini del Colosseo e l’inaugurazione imperiale

La divulgatrice di TikTok e appassionata di storia @miao.casualcultureclub ricorda che il progetto prese avvio sotto l’imperatore Vespasiano e venne completato dal figlio Tito nell’anno 80 d.C. L’inaugurazione non passò inosservata: durò cento giorni e previde giochi, combattimenti e spettacoli in grado di richiamare spettatori da tutto l’Impero. All’apice della sua gloria, il Colosseo poteva ospitare fino a 50.000 persone, una capienza paragonabile a quella di uno stadio calcistico moderno di medio-grandi dimensioni. Era costruito con tre ordini di archi in travertino e nascondeva un intricato reticolo di corridoi e ambienti sotterranei, utilizzati per organizzare spettacoli e spostare uomini e animali con un’efficienza sorprendente per l’epoca.

Il crollo dopo il terremoto del 1349

La stabilità dell’anfiteatro cominciò a vacillare molti secoli dopo la caduta dell’Impero Romano, avvenuta nel 476 d.C. Il momento cruciale si verificò nel 1349, quando un violento terremoto negli Appennini compromise la solidità dell’anello esterno. Il lato sud crollò rovinosamente, mentre la parte nord rimase in piedi. La spiegazione sta nelle fondamenta: a nord il Colosseo poggiava su un terreno di ghiaia compatta, a sud invece su terreni alluvionali molto più cedevoli. Questa differenza geologica decretò la sorte di metà della struttura, lasciandoci l’immagine iconica che conosciamo oggi.

Gli eventi naturali sono i responsabili del crollo di una parte sostanziale del Colosseo
Gli eventi naturali sono i responsabili del crollo di una parte sostanziale del Colosseo

Il Colosseo come cava di Roma

Ciò che seguì fu ancora più sorprendente. Dopo il terremoto, il Colosseo venne sfruttato come una vera e propria cava di materiali da costruzione. Blocchi di travertino e marmi pregiati finirono per diventare parte integrante di alcuni tra gli edifici più famosi della Roma rinascimentale e barocca: il Palazzo Barberini, la stessa Basilica di San Pietro e numerose altre chiese, ponti e palazzi. La storica osserva che “il Colosseo è sparso un po’ per tutta Roma”, una frase che rende bene l’idea di come la sua materia abbia contribuito a plasmare la città nei secoli successivi. Durante il Medioevo, inoltre, l’anfiteatro fu usato come stalla, come magazzino e persino come luogo associato a pratiche esoteriche, secondo cronache che parlavano di negromanti intenti a evocare spiriti tra le sue rovine.

Il ruolo dei Barberini e il Pantheon depredato

La vicenda delle parti mancanti del Colosseo si intreccia con un aneddoto diventato proverbiale a Roma: “ciò che non hanno fatto i Barbari lo hanno fatto i Barberini”. La famiglia nobile, divenuta una delle più potenti della capitale, non esitò a prelevare grandi quantità di pietra dal Colosseo per costruire il proprio palazzo. Ma non finì lì. Papa Urbano VIII Barberini commissionò la rimozione di decorazioni in bronzo dal Pantheon per permettere a Gian Lorenzo Bernini di realizzare il baldacchino monumentale nella Basilica di San Pietro. Elementi sopravvissuti per oltre un millennio vennero così sacrificati alle esigenze artistiche e politiche del Seicento, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva.

Un monumento che continua a raccontare Roma

Il Colosseo non appare dunque come un rudere casualmente mutilato, ma come un organismo vivo che ha cambiato volto nei secoli. I suoi vuoti, le sue fratture e persino le assenze raccontano storie di potere, di catastrofi naturali e di trasformazioni urbane. Ogni pietra mancante porta con sé il ricordo di un terremoto, di una scelta architettonica o di un riuso ingegnoso. E oggi, mentre milioni di persone lo fotografano e lo condividono sui social, il Colosseo continua a incarnare il fascino di una Roma eterna, che non smette di sorprendere e di rinnovare il proprio mito.

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