"Il gatto della fortuna non è cinese", in pochi sanno da dove viene

Siamo abituati a vederlo nei ristoranti cinesi (o nei cosiddetti "all you can eat di sushi", 99 volte su 100 gestiti da cinesi) in Italia, spesso accanto alla cassa o all’ingresso. Il gatto della fortuna che muove la zampetta senza sosta viene percepito come un simbolo cinese di buona sorte. Eppure, la sua storia racconta tutt’altro: questo portafortuna nasce in Giappone e porta il nome di Maneki Neko. La leggenda che lo accompagna ha radici lontane, risalenti al XVII secolo, durante il periodo Edo.

La leggenda del tempio Gotokuji e il gatto Tama

Il racconto più noto lega l’origine del Maneki Neko a un tempio buddista, il Gotokuji, situato a Tokyo. Qui visse un monaco insieme al suo gatto di nome Tama. Secondo la tradizione, un giorno un signore feudale o un samurai venne sorpreso da un violento temporale accompagnato da scariche elettriche mentre passava vicino al tempio. Rifugiatosi sotto un albero, notò da lontano il gatto che lo salutava con la zampetta alzata. Convinto che quel gesto fosse un segnale, decise di avvicinarsi al tempio. Pochi istanti dopo, un fulmine colpì l’albero che lo aveva riparato, risparmiandogli la vita.

Manu Rojo ha raccontato la vera storia del 'gatto della fortuna' che non è cinese.
Manu Rojo ha raccontato la vera storia del 'gatto della fortuna' che non è cinese.

Colpito dall’accaduto, il nobile decise di donare ingenti somme di denaro al tempio, che da allora prosperò. Da quel momento nacque la leggenda del gatto che porta fortuna e prosperità. Per questo, ancora oggi, il Maneki Neko è esposto in negozi e ristoranti per attirare clienti e benessere economico.

I colori e i significati del Maneki Neko

Non tutti i gatti della fortuna sono uguali. L’originale giapponese non era dorato come la maggior parte di quelli che vediamo oggi, ma tricolore: bianco con macchie nere e arancioni, proprio come il bobtail giapponese, una razza associata tradizionalmente alla buona sorte. Con il passare del tempo, la simbologia si è arricchita:

  • Dorato: richiama prosperità e successo negli affari.
  • Tricolore: considerato il più fortunato in assoluto.
  • Bianco: simboleggia purezza e felicità.
  • Nero: protegge dai mali e dalle negatività.
  • Rosso: legato alla salute e alla protezione familiare.

Anche la posizione della zampa non è casuale. Con la zampa sinistra alzata, il gatto invita nuovi clienti all’interno del locale; con la zampa destra alzata, promette prosperità economica e fortuna a chi lo possiede.

Dal Giappone alla Cina e oltre

Col passare dei secoli, la figura del Maneki Neko è stata accolta anche in Cina, dove venne associata ai simboli tradizionali di ricchezza e abbondanza. È in questo contesto che il gatto della fortuna ha iniziato a essere percepito come un oggetto tipicamente cinese, specialmente quando veniva esposto nei ristoranti asiatici all’estero. L’equivoco culturale ha fatto sì che milioni di persone, oggi, credano che si tratti di un’invenzione della tradizione cinese, quando in realtà le sue radici affondano profondamente nella storia giapponese.

Nonostante ciò, il suo valore simbolico ha continuato a crescere. Negli anni Duemila, il Maneki Neko è diventato un’icona pop anche in Occidente, utilizzato non solo nei locali asiatici ma anche come oggetto decorativo in case e uffici.

Non solo il gatto: i biscotti della fortuna e il falso mito cinese

Un’altra curiosità riguarda i biscotti della fortuna, che molti associano alla cultura cinese. In realtà, anche in questo caso l’origine non è cinese, ma riconducibile al Giappone e, successivamente, alla comunità cinese in California. La loro diffusione iniziò negli Stati Uniti nel XX secolo, quando i ristoranti cinesi li adottarono come simbolo di buon auspicio e li trasformarono in un’abitudine culinaria per i clienti occidentali. In Cina, invece, i famosi biscotti con il messaggio all’interno erano pressoché sconosciuti fino agli anni recenti.

Questo dimostra come il Maneki Neko e i biscotti della fortuna siano diventati simboli globali grazie a un incrocio di culture e tradizioni, spesso percepite in modo diverso rispetto alle loro origini autentiche. Se il gatto giapponese che saluta è ormai un’icona mondiale di prosperità, i biscotti americani travestiti da tradizione cinese hanno completato il quadro di un Oriente immaginato, più che realmente conosciuto.

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