Perché la Fiat Panda si chiama così? L'animale non c'entra niente

Tra le automobili più vendute degli ultimi trent’anni nel nostro paese, certamente la Fiat Panda occupa un posto d’onore. Insieme alla Punto, ha segnato generazioni intere e continua a essere una presenza costante sulle strade italiane ed europee. Tuttavia, pochi conoscono la vera origine del suo nome. Quando leggiamo “Panda”, pensiamo subito all’animale asiatico che si nutre di bambù ed è simbolo del WWF. Eppure la realtà è ben diversa. Lo ha ricordato un content creator italiano di nome Gian Marco, appassionato di auto storiche e curatore del profilo Instagram autoclassiche_heritage, spiegando come la storia di questo nome non abbia nulla a che vedere con l’animale, almeno nelle intenzioni iniziali.

Dall’idea di Giugiaro al problema del nome

Alla fine degli anni Settanta, la Fiat aveva pronto il progetto della nuova utilitaria disegnata da Giorgetto Giugiaro. La vettura doveva essere economica, pratica e resistente, pensata per affrontare sia la città sia le strade rurali. Tuttavia, mancava un dettaglio fondamentale: il nome. L’azienda non voleva cadere nella tentazione delle sigle fredde (come i numeri scelti nel passato recente) o dei riferimenti tecnici già visti, e così scelse una strada differente. Invece di guardare al regno animale, i dirigenti decisero di cercare ispirazione nella cultura e nella storia.

Empanda, la dea che proteggeva i viaggiatori

Fu così che nacque l’idea di chiamarla Panda. Il nome deriva in realtà da Empanda, una divinità dell’Antica Roma. Questa dea era legata all’ospitalità e alla protezione dei viaggiatori lungo le strade. In latino classico, la pronuncia della parola “Empanda” suonava più vicina a “Panda”. Breve, internazionale, facile da ricordare e carica di significato: rappresentava perfettamente lo spirito di un’auto che avrebbe accompagnato milioni di famiglie in viaggi quotidiani e vacanze indimenticabili. L’operazione fu un successo, tanto che oggi nessuno mette più in dubbio l’efficacia di quella scelta linguistica.

Uno dei primissimi spot televisivi della Fiat Panda.
Uno dei primissimi spot televisivi della Fiat Panda.

Il ruolo del panda del WWF nel lancio pubblicitario

L’animale simbolo della conservazione ambientale non venne però completamente escluso. Anzi, la Fiat sfruttò l’assonanza del nome per un’operazione di marketing originale. Al momento del lancio, l’azienda tramite alcuni suoi rappresentanti fece una donazione simbolica al WWF, firmando un assegno direttamente sul tetto della prima Panda prodotta. Quel gesto rafforzò l’associazione mentale tra l’auto e l’animale, creando una connessione che ancora oggi induce molti a pensare che la scelta fosse stata dettata dal simpatico orso cinese. In realtà, la verità era già scritta nella storia e nella mitologia romana.

Quando le auto raccontano storie attraverso i nomi

Il caso della Panda non è isolato. Nel mondo dell’automobile, molti modelli hanno nomi curiosi o ricchi di significati culturali. La Toyota Yaris, ad esempio, trae ispirazione da Charis, una delle Grazie della mitologia greca, simbolo di armonia e bellezza. La Lamborghini Countach, al contrario, nasce da un’esclamazione dialettale piemontese che significa stupore e meraviglia: un’espressione spontanea che voleva trasmettere l’effetto che la supercar avrebbe dovuto suscitare al primo sguardo. Infine, la Pagani Huayra richiama Huayra-tata, il dio del vento della mitologia sudamericana, evocando velocità e libertà.

Un nome che ha fatto la storia

Se oggi la Fiat Panda è entrata nel cuore di milioni di automobilisti, lo deve anche al suo nome. Semplice da ricordare, evocativo e legato a un concetto universale di protezione e accoglienza. Un nome che avrebbe potuto essere soltanto frutto della creatività italiana, capace di unire storia antica, strategia di marketing e un pizzico di fortuna comunicativa. Non sorprende che ancora oggi, dopo oltre quarant’anni di produzione, la Panda rimanga un punto di riferimento nel panorama automobilistico, dimostrando che dietro a una parola apparentemente banale può nascondersi una narrazione complessa e affascinante.

 

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