Australia, negozio di abbigliamento mette un cartello all'ingresso che fa arrabbiare tutti

In Australia, un piccolo negozio di abbigliamento di seconda mano è finito al centro di una discussione accesissima sui social dopo aver esposto un cartello che ha spiazzato i clienti. Tutto è accaduto nella cittadina di Burra, in South Australia (lo stato che include la città di Adelaide), dove il punto vendita Goosey Goosey Gander ha deciso di introdurre una regola fuori dal comune: una sorta di biglietto d’ingresso da 5 dollari australiani, rimborsabile solo in caso di acquisto.

Il cartello all'ingresso del negozio australiano, che segnala l'obbligo (per i clienti non abituali) di pagare 5 dollari (circa 2.80€) per l'ingresso, rimborsati in caso di acquisto. Un modo per tenere lontani coloro che entrano solo per fare foto o per sfruttare l'aria condizionata.
Il cartello all'ingresso del negozio australiano, che segnala l'obbligo (per i clienti non abituali) di pagare 5 dollari (circa 2.80€) per l'ingresso, rimborsati in caso di acquisto. Un modo per tenere lontani coloro che entrano solo per fare foto o per sfruttare l'aria condizionata.

La vicenda è esplosa quando una foto del cartello è stata condivisa su Facebook nel gruppo “Op Shopping Australia”, molto seguito dagli amanti dei negozi dell’usato. Nello scatto si leggeva chiaramente: “$5 entry refundable on purchase, regular customers free”, ovvero “L'ingresso si paga 5 dollari, rimborsabili con un acquisto; i clienti abituali entrano gratis”. Da lì, la discussione è diventata virale. 5 dollari australiani, al cambio del 9 ottobre 2025, equivalgono a poco meno di 3€.

La decisione che ha diviso i clienti

Molti utenti hanno espresso indignazione. Una donna, identificata come Claire, ha commentato: “Paghi 5 dollari per entrare, se compri qualcosa da 3 dollari ti ridanno 2 dollari? E se non compri nulla, si tengono tutto? È assurdo!”. Un’altra utente ha definito la politica del negozio “un enorme NO”, sostenendo che gli op shop (negozi dell’usato) ricevono la merce gratuitamente e non dovrebbero chiedere soldi per l’ingresso.

Altri, invece, hanno difeso la scelta, ritenendola una soluzione intelligente per evitare “perditempo”. Una commessa ha commentato: “Ottima idea, evita che la gente entri solo per curiosare, per fare foto per i social o per passare il tempo. Vorrei poterlo fare anche nel mio negozio”.

La spaccatura tra chi considera la decisione una provocazione e chi la vede come una misura pragmatica ha contribuito a far circolare la notizia in tutta l’Australia, finendo anche sui principali siti di informazione locale.

La risposta del proprietario di Goosey Goosey Gander

Il proprietario del negozio, Russell, ha parlato con news.com.au e ha spiegato il motivo dietro la scelta: “Abbiamo avuto troppa gente che entrava solo per guardare o per ripararsi dal caldo. Noi curiamo ogni angolo del negozio e ogni oggetto è selezionato con attenzione. Offrire questo ‘intrattenimento gratuito’ ha un costo, e abbiamo deciso di non sostenerlo più”.

Russell ha chiarito che i clienti effettivi non hanno mai avuto problemi con la nuova politica e che la maggior parte del pubblico locale continua a sostenere l’attività. “Le critiche arrivano soprattutto da chi non è mai venuto qui. I nostri clienti abituali capiscono il senso dell’iniziativa e apprezzano l’ambiente tranquillo che si è creato”.

Ha inoltre rivelato che i pochi casi in cui il rimborso non viene richiesto servono a finanziare un progetto benefico: i fondi raccolti vengono donati alla Burra Railway Station, un sito storico gestito da volontari della comunità locale.

Il dibattito sui social e l’impatto sulla comunità

Sui social la discussione continua, e il negozio Goosey Goosey Gander è diventato un simbolo di un tema più ampio: il valore del tempo nei piccoli esercizi commerciali. Molti proprietari di attività indipendenti hanno espresso comprensione verso Russell, sottolineando le difficoltà di gestire un negozio in località turistiche dove curiosi e visitatori entrano solo per guardare.

Altri utenti hanno invece ricordato che i negozi dell’usato, per tradizione, si basano su donazioni e volontariato, e quindi dovrebbero mantenere un accesso libero. “Far pagare per entrare in un op shop è come far pagare per guardare una vetrina”, ha scritto un utente. “Va contro lo spirito del riuso e della comunità”.

Nonostante le critiche, il negozio ha ricevuto un riconoscimento importante: la Burra Community Management Committee lo ha premiato per la qualità del servizio e la presentazione del locale durante i Business Awards 2024. Un segnale che, al di là delle polemiche, il negozio continua a godere del rispetto della comunità locale.

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