"Pecunia non olet" ("Il denaro non puzza"), l'origine della locuzione latina è molto interessante

"Pecunia non olet" è una delle locuzioni latine più conosciute e ancora oggi usate anche nel parlato italiano per indicare che il denaro conserva il proprio valore indipendentemente dalla sua provenienza. Ma la storia che si nasconde dietro questa frase, diventata proverbiale nei secoli, è molto più affascinante e concreta di quanto si possa immaginare. Tutto nasce nella Roma imperiale, in un momento di crisi economica e di grande ingegno politico. L'articolo prende spunto da un post Facebook di Salvatore Barbato. I temi affrontati sono stati approfonditi consultando altre fonti attinenti.

Vespasiano e la Roma del 70 d.C.: quando l’urina diventò un affare di Stato

Siamo a Roma, intorno al 70 d.C.. Dopo anni di guerre civili e di spese folli volute da Nerone, l’Impero è in ginocchio. Vespasiano, da poco diventato imperatore, raccoglie un’eredità pesante: le casse dello Stato sono vuote e il popolo attende stabilità. Serve un’idea, qualcosa di concreto per rimettere in moto la macchina fiscale. E Vespasiano la trova in un luogo insospettabile: i bagni pubblici.

All’epoca, nelle fulloniche — le lavanderie romane — e nei laboratori dei conciatori, l’urina era una materia prima preziosa. Conteneva ammoniaca, utile per sgrassare i tessuti e trattare le pelli. Era un commercio diffuso, ma mai tassato. Vespasiano decide allora di introdurre un tributo sulla raccolta delle urine, un’imposta che oggi definiremmo “ecologica”, perché colpiva la raccolta di un rifiuto trasformato in risorsa economica.

La protesta di Tito e la nascita del motto “Pecunia non olet”

La misura, pur geniale, suscita indignazione. Anche Tito, figlio di Vespasiano e futuro imperatore, la giudica indegna. “Una tassa sull’urina è una vergogna per Roma”, avrebbe detto. Ma il padre, noto per il suo pragmatismo, non risponde subito. Attende il primo gettito fiscale, poi chiama Tito e gli porge una moneta coniata con quei proventi. Gli chiede: “Puzza?”. Il giovane risponde: “No”. E Vespasiano conclude: “Atqui e lotio est” — “Eppure viene dall’urina”.

Delle monete dell'Antica Roma
Delle monete dell'Antica Roma

Da quell’episodio, raccontato da Svetonio nelle Vite dei Cesari e da Cassio Dione nella Storia romana, nasce la celebre espressione "Pecunia non olet". Per l’imperatore il denaro, una volta entrato nelle casse pubbliche, è denaro pulito: ciò che conta non è la provenienza, ma l’utilità collettiva che ne deriva.

Il pragmatismo fiscale di Vespasiano e la lezione attuale

Il gesto di Vespasiano non fu cinismo, ma puro realismo economico. Per lui, la moralità del denaro non dipendeva dal disgusto soggettivo, bensì dalla legalità e dalla trasparenza dell’attività che lo generava. Se un’attività era lecita e utile, doveva contribuire al bene pubblico. In questo senso, la sua tassa anticipava un principio moderno: la fiscalità come strumento di equità e non come giudizio morale.

Non a caso, i bagni pubblici tassati da Vespasiano vennero poi chiamati “vespasiani”. In Francia, il termine vespasiennes è rimasto in uso fino a tempi recenti per indicare i vespasiani parigini, testimonianza linguistica di un’idea che ha attraversato i secoli.

Dal motto antico al mondo moderno: quando il denaro “puzza” davvero

Oggi, la frase “Pecunia non olet” è spesso usata per giustificare guadagni di dubbia provenienza. Tuttavia, come ricorda Salvatore Barbato nel suo post virale su Facebook, il senso originale del motto è ben diverso. Vespasiano non nascondeva nulla: la sua tassa era pubblica, dichiarata e tracciabile. Nessuno fingeva che l’urina fosse acqua di rose. Il valore del denaro, per lui, risiedeva nella sua provenienza legittima.

Al contrario, nel mondo contemporaneo ogni euro racconta una storia. Non un odore fisico, ma un odore reputazionale: la traccia di come quel denaro è stato generato e di quali rischi comporta accettarlo. Quando si evita di chiedere troppo o di guardare la provenienza dei guadagni, si tradisce lo spirito di Vespasiano. “Pecunia non olet” funziona

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