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Quella che doveva essere una vacanza da sogno a New York si è trasformata in un incubo per una turista americana che ha denunciato di essere stata ingiustamente multata di 500 dollari dal celebre M Social Times Square Hotel. Il motivo? L’accusa di aver fumato in camera, a suo dire totalmente infondata. Lei, infatti, al momento dell'orario contestato, era altrove. La vicenda, raccontata su TikTok, ha rapidamente acceso il dibattito online e portato alla luce decine di casi simili.
Il racconto della turista: “Siamo tornate e abbiamo trovato la multa sulla porta”
La protagonista della storia è la creatrice di contenuti @rhayleicy, che su TikTok ha descritto nei dettagli la sua esperienza durante un soggiorno a Manhattan. Nel video, girato all’interno della camera d’albergo, la giovane spiega di essere uscita per un’intera giornata con un’amica e di essere rientrata verso le 17, trovando una notifica affissa alla porta con l’addebito automatico di 500 dollari per “violazione del divieto di fumo”.
“Non eravamo nemmeno nella stanza”, ha dichiarato, mostrando ai suoi follower foto e video con orari e geolocalizzazioni che dimostravano la loro assenza. Tuttavia, la direzione dell’hotel avrebbe rifiutato di controllare i log delle chiavi elettroniche o i filmati delle telecamere di sicurezza. Quando la ragazza ha insistito, il manager avrebbe risposto che “la questione era chiusa” e che avrebbe dovuto contestare la spesa tramite la banca.
Altri viaggiatori denunciano lo stesso addebito
Il caso non è isolato. Sotto il video di @rhayleicy, decine di altri turisti hanno raccontato esperienze identiche. Su Facebook e TripAdvisor compaiono recensioni di viaggiatori che affermano di aver ricevuto la stessa multa pur non avendo mai fumato. Un utente ha scritto: “Ero fuori dall’hotel quando mi hanno accusato. Ho chiesto di controllare i registri della chiave e di verificare la stanza, ma la direzione ha rifiutato tutto”.

Un’altra recensione a una stella su TripAdvisor riferisce che l’accusa sarebbe arrivata persino mentre il cliente stava cenando in camera con pizza e bibita. Poco dopo, avrebbe ricevuto una telefonata dal personale che lo accusava di “svapare”, mostrando poi un grafico di un sistema chiamato Rest, incaricato di rilevare particelle di fumo. Secondo il turista, quel documento “non aveva alcun senso” e il personale avrebbe ammesso che “molti ospiti avevano ricevuto accuse simili”.
Le accuse online e i commenti nascosti su Instagram
La vicenda si è rapidamente diffusa anche su Instagram, dove gli utenti hanno notato che l’account ufficiale del M Social Times Square Hotel nascondeva i commenti negativi. Quando si selezionava l’opzione per mostrare le risposte nascoste, apparivano decine di segnalazioni di presunte truffe e avvertimenti su possibili azioni legali collettive. Molti utenti hanno espresso frustrazione per la mancanza di trasparenza e per la gestione aggressiva della reputazione da parte dell’hotel.
Secondo alcuni esperti di marketing turistico, questo tipo di comportamento rischia di minare la fiducia dei clienti in una struttura, soprattutto in un’epoca in cui le recensioni online influenzano oltre l’80% delle prenotazioni. Bloccare o nascondere i commenti, infatti, può generare un effetto contrario, amplificando la percezione di colpa.
La risposta dell’hotel: “I nostri sensori sono precisi”
Il direttore generale del M Social Times Square ha risposto pubblicamente a una delle recensioni su TripAdvisor, sostenendo che “i dispositivi presenti nelle camere analizzano le particelle e confermano con precisione la presenza di fumo, in linea con la normativa anti-fumo di New York City”. Il manager ha anche precisato che i sensori “distinguono tra fumo, vapore e spray per capelli”.
Tuttavia, diversi clienti hanno affermato di essere stati accusati mentre utilizzavano un asciugacapelli o addirittura durante la loro assenza. Questa discrepanza ha spinto molti utenti a definire il sistema inaffidabile e a sospettare una strategia per generare entrate extra. In assenza di verifiche indipendenti, il dibattito resta aperto.
Un caso che accende il dibattito sulla trasparenza nel turismo
Il caso del M Social Times Square ha acceso una riflessione più ampia sull’uso di tecnologie di rilevamento automatizzate nel settore alberghiero. Mentre gli hotel sostengono che questi strumenti servano a tutelare la salute e la sicurezza, i viaggiatori chiedono più chiarezza, controlli verificabili e politiche di rimborso più eque. La stessa @rhayleicy ha annunciato di voler contestare formalmente la multa e di avere ricevuto il sostegno di un avvocato.
Nel frattempo, il suo video ha superato oltre un milione di visualizzazioni su TikTok, diventando virale e portando l’hotel al centro di un piccolo scandalo digitale. Una lezione per il settore dell’ospitalità: in un’epoca in cui ogni cliente può raccontare la propria storia, la trasparenza diventa l’unico vero lusso.
