Gioiello del cinema italiano troppo sottovalutato: lacrime assicurate su RaiPlay

Su RaiPlay c'è un piccolo gioiello del cinema italiano poco conosciuto e troppo sottovalutato: preparatevi alle lacrime certe.

Ci sono film che passano quasi inosservati al momento della loro uscita, ma che restano impressi in chi li scopre anche anni dopo. “Fiore gemello”, scritto e diretto da Laura Luchetti nel 2018, è uno di quei piccoli gioielli nascosti che meritano di essere recuperati, ora disponibile su RaiPlay. È un film che parla poco, ma dice tantissimo. Racconta una storia di dolore, fuga e speranza, con una delicatezza rara nel panorama del cinema italiano contemporaneo.

La pellicola nasce da un’idea semplice, ma potentissima: due ragazzi soli al mondo che si incontrano e imparano a sopravvivere insieme. Lei è Anna, una giovane sarda segnata da un trauma profondo. Ha perso la voce dopo aver assistito alla morte violenta del padre, ucciso da un trafficante di esseri umani. Lui è Basim, un ragazzo della Costa d’Avorio che cerca una nuova vita in Europa, dopo aver lasciato la sua terra. Le loro strade si incrociano per caso in Sardegna, e da quel momento inizia un viaggio che è prima di tutto interiore.

Il film italiano troppo sottovalutato ma da scoprire: ora è su RaiPlay

Laura Luchetti racconta questa fuga come una fiaba moderna, sospesa tra sogno e realtà. “Fiore gemello” non è un film fatto di grandi dialoghi o effetti speciali. È un racconto costruito su silenzi, sguardi e piccoli gesti. Ogni inquadratura sembra voler sussurrare qualcosa sul bisogno umano di essere visti e compresi. I due protagonisti, Anna e Basim, parlano lingue diverse, ma trovano un modo di comunicare più profondo delle parole.

scena film fiore
Una scena del film commovente presente su RaiPlay

L’interpretazione di Anastasyia Bogach e Kalill Kone è di un’autenticità disarmante. I loro volti raccontano tutto: la paura, la tenerezza, la fatica del vivere. Accanto a loro compaiono anche Aniello Arena e Mauro Addis, ma sono i due giovani a reggere l’intera forza emotiva della storia. Non è un caso che il film, al suo debutto al Toronto International Film Festival, abbia conquistato la critica, ottenendo una menzione d’onore dalla giuria FIPRESCI. Da lì, la sua corsa è proseguita in altri importanti festival europei, da Cannes alla Festa del Cinema di Roma, dove è stato accolto come una delle opere prime più interessanti del cinema italiano recente.

La regia di Luchetti si distingue per una sensibilità visiva straordinaria. I paesaggi della Sardegna diventano parte integrante del racconto: luoghi desolati, ventosi, ma capaci di contenere una struggente bellezza. La luce, i colori, i suoni della natura sono elementi che avvolgono i personaggi, sottolineando la loro fragilità e, allo stesso tempo, la loro forza. È un film che respira insieme ai protagonisti, che osserva senza giudicare, che accompagna senza invadere.

Il significato del titolo

Fiore gemello” è anche una riflessione sul tema dell’immigrazione, affrontato in modo intimo e lontano dai toni retorici. Qui non ci sono numeri o statistiche, ma volti, corpi, emozioni. Il film mostra la condizione dei migranti non come un fenomeno astratto, ma come un’esperienza personale fatta di paura e resistenza, di perdita e rinascita. Luchetti riesce a dare voce a chi spesso non ne ha, scegliendo un linguaggio visivo che sfiora la poesia.

Il titolo stesso, “Fiore gemello”, racchiude il senso più profondo della storia. Anna e Basim sono due “fiori” nati dallo stesso terreno di sofferenza, ma capaci di crescere insieme, di sostenersi, di cercare la luce anche nei momenti più bui. Sono due anime speculari che trovano nell’altro il coraggio di ricominciare. Nonostante la diversità di origine e di lingua, condividono la stessa sete di libertà e la stessa voglia di rinascita.

Perché vale la pena vederlo

Il film, distribuito da Fandango, dura 95 minuti, ma lascia dentro lo spettatore un’impressione duratura. È una di quelle opere che si muovono lentamente, ma che arrivano in profondità, senza mai cadere nella retorica. L’incasso al botteghino fu modesto, poco più di sedicimila euro, ma il valore artistico e umano del film va ben oltre i numeri. È una storia che parla a chi si sente smarrito, a chi ha bisogno di ricordare che anche nei momenti più difficili può nascere una forma di bellezza.

Fiore gemello” non è solo un film da guardare, ma da sentire. È un’esperienza di empatia e silenzio, un racconto che invita a rallentare, a osservare, a lasciarsi attraversare dalle emozioni. In un’epoca di rumore e distrazioni, la scelta di Luchetti di puntare su un linguaggio essenziale e poetico è un atto di coraggio. Su RaiPlay, questo piccolo capolavoro merita di essere riscoperto. È la prova che anche un film quasi “invisibile” può toccare corde universali, raccontando con semplicità la forza di due vite spezzate che, insieme, trovano un nuovo inizio.

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