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Quante volte, prima di partire, hai controllato ossessivamente la tasca del giubbotto o quella dei pantaloni per assicurarti di avere con te la carta d’identità o il passaporto? Per la maggior parte di noi, dimenticare quel piccolo libretto significa rinunciare al viaggio fuori dai confini dell'Unione Europea. Eppure, nel mondo esistono tre persone che non devono preoccuparsene affatto. Per loro, attraversare i confini internazionali è questione di protocollo e non di documenti: Re Carlo III del Regno Unito, l’Imperatore giapponese Naruhito e l’Imperatrice Masako sono gli unici esseri umani legalmente autorizzati a viaggiare senza passaporto.
Perché Re Carlo III non ha bisogno del passaporto
La monarchia britannica custodisce da secoli tradizioni uniche, e quella dei passaporti non fa eccezione. Tutti i documenti di viaggio emessi dal Regno Unito riportano la dicitura “a nome di Sua Maestà”. Ciò significa che, per definizione, il sovrano non può possedere un passaporto, perché sarebbe intestato a sé stesso. È un paradosso che dura dai tempi della Regina Elisabetta II e che si è mantenuto anche con Carlo III, salito al trono nel 2022.
Quando Re Carlo viaggia all’estero, il Ministero degli Esteri britannico gli fornisce un documento personale di viaggio, creato esclusivamente per lui. Questo documento ha valore legale internazionale e permette al sovrano di oltrepassare i controlli senza esibire un passaporto ordinario. Curiosamente, Camilla, Regina consorte, non gode dello stesso privilegio: pur viaggiando al suo fianco, utilizza un passaporto diplomatico, come ogni alto rappresentante dello Stato.

La regola vale solo per il monarca in carica. I figli del sovrano o eventuali regnanti che avessero abdicato non beneficiano di tale esenzione. Un segno che la prerogativa non riguarda la persona, ma l’istituzione stessa della Corona.
L’Imperatore del Giappone: una tradizione simile ma con un tocco nipponico
Anche il Giappone adotta una prassi molto simile a quella britannica. Dal 1971, con una riforma amministrativa introdotta durante il regno dell’Imperatore Hirohito, si è deciso che il sovrano non debba possedere un passaporto. Quando l’attuale Imperatore Naruhito intraprende un viaggio ufficiale, il Ministero degli Affari Esteri giapponese comunica preventivamente il suo arrivo al Paese ospitante e redige un documento ufficiale temporaneo che ne certifica l’identità e lo status. Non è un passaporto, ma ha lo stesso effetto: l’Imperatore passa i controlli senza alcuna formalità.
La logica che guida questa norma è la stessa del Regno Unito: l’Imperatore rappresenta simbolicamente la Nazione, dunque non può richiedere a sé stesso l’autorizzazione a viaggiare. Tuttavia, a differenza del Regno Unito il Giappone ha esteso l’eccezione anche alla sua consorte, l’Imperatrice Masako, che viaggia senza passaporto quando accompagna il marito in missioni di Stato. È un privilegio condiviso, nato dal desiderio di semplificare i protocolli imperiali e ridurre la burocrazia in occasione delle visite ufficiali all’estero.
Le differenze tra monarchia britannica e giapponese
Nonostante le somiglianze, sull'asse Londra e Tokyo esistono alcune differenze sostanziali. Nel Regno Unito, solo il sovrano in carica gode del privilegio di viaggiare senza documenti, mentre tutti gli altri membri della famiglia reale – consorti inclusi – sono soggetti alle normali regole internazionali. In Giappone, invece, l’Imperatrice può viaggiare insieme al marito senza passaporto, anche se raramente si sposta da sola. Inoltre, i documenti che accompagnano i viaggi dei due sovrani giapponesi vengono creati di volta in volta, e non esiste un modello unico o standardizzato.
Entrambi i Paesi, però, condividono un aspetto fondamentale: la fiducia reciproca tra le nazioni. Nessuno dei due sovrani avrebbe bisogno di “dimostrare” la propria identità, perché il loro status è riconosciuto universalmente e precede qualsiasi burocrazia. È un privilegio che unisce storia, diplomazia e simbolismo.
Il Papa ha un passaporto? Sì, e non solo uno
Nei commenti a video social che affrontano il tema, in molti si chiedono se anche il Papa rientri tra coloro che possono viaggiare senza passaporto. La risposta è no. Il Pontefice possiede un passaporto della Città del Vaticano, Stato indipendente dal 1929. Ogni cittadino vaticano – incluso il Papa – riceve un documento di viaggio ufficiale, riconosciuto a livello internazionale. Inoltre, prima deprima della sua elezione, ogni Pontefice conserva anche il passaporto del proprio Paese d’origine. Papa Francesco, per esempio, possedeva quello argentino, anche se non lo utilizzava più per motivi di protocollo.
In pratica, se Re Carlo III e l’Imperatore Naruhito incarnano la nazione stessa, il Papa rappresenta la Chiesa come istituzione, ma non come entità statale in senso stretto. Per questo, pur godendo di privilegi diplomatici, resta comunque titolare di un passaporto valido.
