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Vivere in Svizzera da automobilista, come racconta spesso il content creator italiano @matteoinswiss, significa abituarsi a un sistema di regole rigidissimo dove anche piccoli sforamenti si pagano caro. In uno dei suoi video più virali ha spiegato di aver ricevuto quattro multe in meno di trenta giorni, scoprendo sulla propria pelle quanto sia semplice incorrere in sanzioni nel Paese elvetico. Il tema della severità dei limiti di velocità, unito alle differenze rispetto all’Italia nella gestione della sosta e dei parcheggi, è diventato motivo di grande interesse soprattutto tra chi sta valutando di trasferirsi oltreconfine.
Autovelox invisibili, nessun obbligo di segnalazione e flash notturni
Il primo impatto arriva già sulle strade principali. In Svizzera gli Autovelox non devono essere segnalati per legge, a differenza di quanto accade in Italia dove almeno la presenza del dispositivo dev’essere anticipata da cartelli ben visibili. Basta la presenza del cartello stradale con il limite di velocità. Dunque se c'è scritto "50", è bene rispettarlo, perché gli Autovelox sono nascosti in punti non segnalati. Matteo racconta che, soprattutto di notte, è possibile accorgersi della multa solo perché si nota un violento flash bianco: «sono le foto che serviranno alla Polizia per farvi la contravvenzione» spiega, sottolineando come si tratti prove legali inviate direttamente all’autorità competente.
La severità è storicamente parte della cultura stradale elvetica. Le sanzioni non sono solo economiche: quando si supera di molto il limite, entra in gioco il codice penale. In casi estremi — confermati da sentenze effettive — può arrivare persino la reclusione. Non è retorica, ma normativa vigente. Molti italiani, nei commenti, confermano: prendere multe per eccesso di velocità in Svizzera è semplicissimo e i limiti vanno rispettati con estrema cautela: se c'è scritto 50 km/h, meglio andare a 45 piuttosto che a 49.
La prima multa in autostrada: bastano dieci chilometri orari in più
Il creator racconta che la sua prima multa è arrivata in autostrada: limite a 120 km/h, tachimetro a poco più di 130, sanzione immediata. Totale: 60 euro, «e mi è pure andata bene» sottolinea. Se avesse oltrepassato ulteriormente la soglia, la cifra sarebbe salita subito a 120 o 180 euro, con rischio concreto di sospensione della patente e potenziale segnalazione penale. In Svizzera infatti vieni considerato “pirata della strada” a prescindere dalla tua intenzionalità: conta la velocità rilevata, non l’interpretazione del contesto.
Zone rurali, limiti ferrei e nessun margine di tolleranza
Seconda contravvenzione: strada di campagna, silenziosa, apparentemente innocua. Limite impostato a 50 chilometri orari. Matteo viaggiava a circa 56 o 57, credendo che il cartello fosse più permissivo. Risultato: sanzione di 40 franchi, l’equivalente di poco più di 43 euro. Anche qui, la filosofia elvetica è semplice: il limite non comunica la difficoltà della strada, ma il rischio potenziale per l’intera comunità. L’errore “in buona fede” non esiste come attenuante.

Parcheggi a pagamento ovunque, abbonamenti e zone differenziate
La terza e la quarta multa non riguardano la velocità. Raccontano invece un altro aspetto poco noto della vita quotidiana in Svizzera: il parcheggio. Matteo possedeva un abbonamento mensile per le strisce blu, formula ampiamente diffusa tra i residenti. Il problema è che esistono anche le zone bianche, disciplinate in maniera autonoma, dove l’abbonamento blu non ha alcuna validità. Una mattina si è ritrovato una multa da 40 franchi alle 7 in punto. «Non sapevo fossero una cosa a parte», commenta lachiamante.
La quarta sanzione, invece, è arrivata il primo giorno del mese successivo. Aveva dimenticato di rinnovare l’abbonamento: la notifica sul cellulare era arrivata per tempo ma non aveva effettuato il rinnovo. Nessuna clemenza. Altri 40 euro. Totale delle sanzioni in 30 giorni: quasi 200 euro.
Perché l’esperienza fa discutere (e perché interessa a tanti italiani)
Questo racconto sta circolando massicciamente anche nei gruppi informativi dedicati al trasferimento in Svizzera. Ciò che emerge con chiarezza è che il sistema non lascia spazio alla casualità. Tutto è regolamentato, soprattutto la mobilità. Non esiste concetto di “tolleranza sociale” o “perdoniamo l’errore” se riguarda la sicurezza collettiva. L’aspetto positivo — agli occhi di chi si adatta — è che nessuno o quasi approfitta di scappatoie, poiché non ne esistono. L’aspetto negativo — per chi arriva dall’Italia — è il brusco impatto iniziale.
Il racconto di Matteo non demonizza la Svizzera, tutt’altro: ne mette in evidenza coerenza, precisione e prevedibilità. Ma sottolinea anche come, per vivere serenamente in quel contesto, occorra non sottovalutare nulla, nemmeno “sei chilometri orari in più” o un abbonamento dimenticato per poche ore.
