Milano, compra tutto quello che c'è in un distributore automatico: quanto spende

Bella Gianda, pseudonimo di Micheal Casanova, è un content creator noto per le sue sfide estreme e spesso virali, ha realizzato a Milano un esperimento sui generis: svuotare completamente un distributore automatico di snack e bevande per capire quanto costerebbe realmente acquistare ogni singolo prodotto. Il video ha superato le 770.000 visualizzazioni nelle prime 24 ore.

Fin dai primi frame, un dettaglio colpisce: in quel distributore non esiste quasi nulla sotto i 2 euro. Una bottiglietta d’acqua da mezzo litro viene prezzata 2€, i classici snack da barretta — Kinder Bueno, Mars, M&M’S — sono ancorati a 2€, mentre Baiocchi e simili salgono a 2,20€. I tramezzini raggiungono 4,50€, la Coca-Cola da mezzo litro arriva a 3,50€, mentre quella in lattina si ferma a 2,50€. Solo una bustina di Fonzies e il Kinder Cereali restano a 1,80€, mentre Croccantelle e orsetti Haribo sono gli unici prodotti a 1,50€.

Oltre cento prodotti, zero sconti: il totale fa discutere

Il creator procede con metodo, prelevando ogni prodotto uno per uno finché il distributore non risulta completamente vuoto. Non è possibile stabilire con precisione il numero esatto di pezzi estratti — anche perché il sistema di caricamento non è sempre uniforme — ma si supera ampiamente quota cento. Il conto finale sorprende persino Casanova, che l'ha calcolato con il suo iPhone: 1.100 euro totali.

Un valore che, per un distributore singolo, supera il costo medio stimato di una spesa settimanale per un’intera famiglia. Ed è proprio questo paradosso — pagare 2,50€ per una lattina che al supermercato costa 0,69€ — a rendere esplosivo il contenuto. Il video intercetta in pieno un tema centrale del 2025: l’inflazione percepita nei micro-consumi.

Una parte del contenuto del distributore automatico, acquistato da Casanova.
Una parte del contenuto del distributore automatico, acquistato da Casanova.

Da Erone di Alessandria a Milano Centrale: storia di un’ossessione

I distributori automatici non sono una trovata moderna. Il primo brevetto funzionale apparteneva addirittura a Erone di Alessandria, che nel I secolo d.C. aveva inventato un sistema per erogare acqua santa nei templi in cambio di una moneta. In Inghilterra, nel Seicento, arrivarono quelli per il tabacco. Nel 1822 Richard Carlile introdusse la distribuzione automatica di giornali; nel 1867 Simeon Denham brevettò in modo ufficiale il primo modello per la vendita di francobolli.

Negli anni ’30 del Novecento comparvero le macchine per bevande gassate, e nel secondo dopoguerra l’Italia vide l’arrivo delle vending machine dedicate al caffè e agli snack. A partire dagli anni ’60 divennero parte integrante degli ambienti lavorativi e scolastici. Oggi, secondo i dati di Confida, l’Italia è il primo paese europeo per numero di distributori installati: oltre 800.000.

Il Giappone resta inarrivabile: una vending machine ogni 25 abitanti

Anche se l’Italia domina il mercato europeo, il primato mondiale appartiene al Giappone, con circa 5 milioni di vending machine attive. Una ogni 25 abitanti. Una densità impensabile per l’Europa. La diffusione non deriva soltanto dall’abitudine urbana, ma da un modello culturale che considera queste macchine estensioni del servizio pubblico.

Le aziende che le gestiscono — come Asahi o DyDo — distribuiscono prodotti stagionali, bevande calde in inverno, tè freddi in estate e persino articoli locali in aree rurali. L’affidabilità del contesto urbano, in un paese con tasso di vandalismo bassissimo, ha permesso una crescita senza frizioni, trasformando i distributori in micro retailer intelligenti.

Dai granchi vivi alle Ferrari: le vending machine più estreme nel mondo

In Giappone esistono macchine che vendono uova fresche, fiori veri, giocattoli vintage e, fino a pochi anni fa, persino intimo femminile usato; una legge, tuttavia, ne ha reso illegale la vendita. A Singapore e in Cina sono attivi distributori di automobili: Audi e Ferrari vengono ritirate attraverso ascensori automatizzati. Negli Stati Uniti, in alcuni aeroporti, Google ha piazzato distributori automatici del suo smartphone Pixel.

In Germania e in Italia sono operativi sistemi che servono pizza calda, pasta fresca o latte crudo non pastorizzato, mentre negli Stati Uniti compaiono macchine dedicate a oro fisico, cannabis terapeutica e persino munizioni (solo in stati dove la legge lo consente). Un paradigma chiaro: il distributore automatico non è più un accessorio, ma uno specchio tecnologico della cultura che lo ospita.

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