"Ho speso 100 euro da Cédric Grolet": italiana mostra cosa ha ordinato

Una degustazione da 100 euro a testa da Cédric Grolet a Londra: l’esperienza (e il verdetto) di un’italiana.

Spendere più di cento euro a testa per un pomeriggio a base di tè e dolci può sembrare una follia, soprattutto se lo si guarda con lo sguardo razionale con cui, in Italia, valutiamo il rapporto qualità-prezzo di cene stellate e degustazioni strutturate. Eppure è esattamente quello che ha fatto una giovane italiana, conosciuta sui social come @elyxtina, volata a Londra per provare l’Afternoon Tea di Cédric Grolet, il pasticcere francese più celebrato al mondo, famoso per i suoi dessert trompe-l’œil che riproducono frutti e fiori in maniera incredibilmente realistica. Conto finale: 195 sterline per due persone, ovvero 231 euro. Ma ne è valsa la pena?

Italiana ha speso 100 euro a Londra da Cédric Grolet: ecco cosa ha ordinato

Partiamo dall’inizio. Il format è quello del degustation afternoon tea, molto diverso dal classico “prendo un dolce e un cappuccino”. È un percorso vero, quasi un rito, in pieno stile inglese. Si inizia con l’arrivo del tè, e l'impressione è subito fortissima. Elyxtina racconta che il profumo già da solo anticipa lo scarto rispetto alle classiche bustine da supermercato: il tè è profondo, profumato, pulito, una bevanda che non ha nulla a che vedere con ciò che solitamente chiamiamo “” in Italia.

Sembra, insomma, totalmente diverso da quello da supermercato che spesso troviamo in italia. La degustazione comincia però dal salato, come tradizione impone. Tre piccoli sandwich, elegantissimi. Uno con salmone e formaggio morbido e leggermente acidulo, bilanciato. Poi un altro con formaggio e cetriolo, il più british dei tre. Infine, l'ultimo con prosciutto cotto e due tipologie di formaggio, il più comfort e “familiare” per un palato italiano.

cedric grolet tè
L'influencer mentre prende il tè da Cedric Grolet a Londra

Porzioni piccole, ma troppo e molto curate. Nulla è lasciato al caso, né nell’equilibrio dei sapori né nell’estetica. Ogni morso è letteralmente un boccone, eppure sembra studiato per lasciare un’impressione precisa. Non è una portata “da riempirsi”, è una dichiarazione di tono. A questo punto viene servito un infuso all’arancia, pensato per pulire il palato prima dell’arrivo del dolce. Un dettaglio che tradisce immediatamente l’impostazione francese-giapponese di Grolet: più da percorso haute pâtisserie che da tradizionale merenda all’inglese.

La degustazione di dolci

Il primo protagonista del mondo dolce è uno scones, dolce tipico svizzero (o più propriamente anglosassone, ma preparato in chiave Grolet), servito con marmellate artigianali. È il ponte tra tradizione e tecnica contemporanea, semplice all’apparenza ma perfettamente equilibrato. Poi inizia il vero spettacolo: quelli che tutti vanno da Grolet per vedere e postare. I dessert iconici, frutta e fiori completamente realistici, opere d’arte prima ancora che dolci. Lei ne prova una selezione micidiale. Per primo il limone, probabilmente il pezzo più famoso al mondo di Grolet.

Poi la crostata alla vaniglia, considerata da molti la sua creazione più perfetta. Ancora i cookies al cioccolato e un secondo biscotto alle noci. I dolci “frutta” sono gelatinosi all’interno, con una consistenza quasi da gelée lussuosa: esplodono letteralmente in bocca, con un’intensità di sapore che ricorda il frutto vero, ma amplificato. Non zuccherosi, non pesanti, praticamente gastronomici. @Elyxtina li definisce "una vera bontà". Questa non è certamente l'unica esperienza dal noto pasticciere, c'è anche chi, per esempio, ha scelto di fare colazione in uno dei suoi locali

Si arriva così alla domanda cruciale: 231 euro in due per tè, sandwich e dolci, ne vale la pena? Dipende. La blogger dice chiaramente che è stata un'esperienza unica. Qualcosa, insomma, da fare almeno una volta, se si ama l’alta pasticceria contemporanea e si è disposti a pagare non solo la materia prima, ma soprattutto la tecnica, la precisione maniacale e il peso culturale del luogo. È teatro culinario, non pasticceria da passeggio. E da quel punto di vista, pare che sì, ne sia valsa effettivamente la pena.

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