Biologa smentisce un falso mito sulle mantide religiosa: "Succede solo 3 volte su 10"

In un video recente, la biologa e content creator spagnola Laura Pinillas González (su Instagram @celulau.bio) ha spiegato perché due convinzioni molto diffuse sulle mantidi religiose vadano ridimensionate: il colore delle mantidi e il loro presunto cannibalismo “automatico” dopo l’accoppiamento.

Mantide religiosa: non solo verde, la colorazione cambia con l’ambiente

Non sono sempre verdi”, precisa Pinillas González. In rete circolano soprattutto foto di mantidi dal verde brillante, ma esistono – e spesso passano inosservate – mantidi marroni. Il punto non riguarda un capriccio estetico: la cuticola che ricopre il corpo, cioè l’esoscheletro, viene sostituita più volte durante la crescita. Nella vita di una mantide la muta può avvenire in media da 6 a 9 volte; a ogni muta, la nuova cuticola matura e si pigmenta in risposta a luce, umidità, temperatura e soprattutto al contesto vegetale in cui l’animale vive.

La mantide religiosa non è sempre verde: molti esemplari sono marroni. Credits: @celulau.bio
La mantide religiosa non è sempre verde: molti esemplari sono marroni. Credits: @celulau.bio

Laura lo ha mostrato in video: “Io ne ho filmata una marroncina”. La mantide tra foglie secche o su rami assume toni bruni dopo la muta, mentre tra foglie verdi tende a virare al verde. Non “sceglie” come farebbe l’essere umano davanti all’armadio; semplicemente, l’integrazione sensoriale durante e dopo la muta – con ormoni e pigmenti in gioco – porta a una colorazione che migliora il camuffamento. In termini evolutivi, questa plasticità cromatica favorisce la caccia d’agguato e riduce il rischio di essere predati.

Il mito del cannibalismo post-accoppiamento: quanto accade davvero

Il secondo punto riguarda il tema più “popolare”: la femmina che divora il maschio dopo (o durante) la riproduzione. Nella cultura web la scena viene descritta come la norma. Pinillas González invita a correggere la percezione: “Non è vero che lo fanno sempre. Succede solo 3 volte su 10”. La frequenza del cannibalismo, quindi, non raggiunge il 100%, ma si attesta, nella sua esperienza divulgata, attorno al 30%. Entrano in gioco alcuni fattori: fame della femmina, marcata differenza di taglia a favore di lei, e un approccio troppo aggressivo del maschio che la femmina può interpretare come una minaccia.

Quando avviene, l’episodio può verificarsi durante l’accoppiamento o alla fine. L’elemento che più stupisce il pubblico è un dettaglio neurofisiologico: anche se il maschio venisse decapitato, la fecondazione può proseguire. Non si tratta di magia: negli insetti molte funzioni motorie e riproduttive vengono regolate da gangli toracici e addominali, non solo dall’attività cerebrale; riflessi nervosi sufficienti possono permettere alla copula di continuare per il tempo necessario a trasferire lo sperma.

Perché a volte la femmina mangia il maschio: vantaggi, tempi e condizioni

La biologa collega il comportamento a vantaggi nutrizionali ed evolutivi: con il pasto la femmina accumula proteine, amminoacidi e micronutrienti che sosterranno la produzione di uova nelle settimane successive. In molte specie di Mantodea le femmine risultano più grandi e presentano un consumo energetico elevato durante l’ovogenesi; in condizioni di scarsità di prede o in ambienti instabili, il cannibalismo diventa una strategia opportunistica che può incrementare il numero di uova vitali.

Il maschio, dal canto suo, deve accontentarsi: la sua discendenza viene assicurata. Non sorprende allora che le dinamiche varino tra popolazioni e contesti: abbondanza di cibo, differenze di taglia meno marcate e corti nuziali più caute tendono a ridurre gli episodi di cannibalismo. Da qui la percentuale “3 su 10” ricordata da Laura nei contenuti social, che smonta l’idea di un esito scontato.

Le parole della biologa (Instagram @celulau.bio) e cosa impariamo da questo caso

Ecco i passaggi chiave ripresi dal video e dai copy pubblicati da Laura Pinillas González:

“Questi insetti non passano dallo stato di pupa. Il loro esoscheletro cambia mediamente da 6 a 9 volte nel corso della vita… Quando cambiano muta, la nuova cuticola può risultare verde o marrone in base a luce, umidità, temperatura e alla vegetazione circostante. Serve a camuffarsi e a cacciare senza farsi vedere”.

“Sulla reputazione amorosa: non è vero che la femmina mangi sempre il maschio. Succede circa 3 volte su 10, soprattutto se è a digiuno o molto più grande. A volte alla fine, a volte durante la riproduzione. E il maschio può continuare a fecondare anche dopo la decapitazione per via dei riflessi nervosi del torace”.

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