Dormire con una coperta anche quando non ce n'è bisogno: cosa vuol dire secondo la psicologia

Dormire con la coperta – anche quando la temperatura è mite – non è solo un’abitudine. La psicologia e la fisiologia del sonno mostrano che questo gesto parla di sicurezza emotiva, ritualità e di come il nostro corpo regola la temperatura durante la notte. In quest’articolo vediamo il significato psicologico del coprirsi, cosa succede nel sistema nervoso, quando può aiutare l’ansia e quando, invece, conviene alleggerire il letto per non disturbare il riposo.

Oggetto transizionale: l’eredità dell’infanzia che continua a rassicurare

Fin dai primi mesi di vita, essere avvolti da una coperta è sinonimo di calore, vicinanza e protezione. Donald W. Winnicott descriveva questi supporti come oggetti transizionali: coperte o peluche che aiutano il bambino a passare dalla dipendenza alla autonomia emotiva. In età adulta, quel “ricordo corporeo” resta: infilarsi sotto una coperta, persino leggera, riattiva tracce di memoria affettiva e fa percepire il letto come un luogo sicuro, una barriera simbolica contro stimoli e pensieri intrusivi (Winnicott, 1953).

Rituali serali: segnali chiari al cervello che è ora di dormire

Il bisogno di coprirsi rientra quasi sempre in una routine pre-sonno. Gesti ripetuti – luci più basse, igiene serale, mettersi sotto le coperte – funzionano da segnali per il cervello: è il momento di rallentare. Le ricerche sulle bedtime routines mostrano che rituali coerenti riducono la latenza di addormentamento e stabilizzano il ritmo sonno–veglia. Questo vale in modo evidente nell’infanzia, e molte componenti restano efficaci anche più avanti, perché aiutano l’orologio biologico a sincronizzarsi (Fiese et al., Sleep, 2021; aggiornamenti metodologici su comportamenti pre-sonno: Clarke et al., 2023).

Anche i cani hanno bisogno delle coperte
Anche i cani hanno bisogno delle coperte

Fisiologia e microclima: perché anche un lenzuolo leggero fa differenza

Durante la notte il corpo deve dissipare calore per favorire l’addormentamento e mantenere un sonno continuo. Una coperta o un semplice lenzuolo creano un microclima termico stabile tra pelle e ambiente, riducendo gli sbalzi che potrebbero frammentare il sonno. Le revisioni accademiche sulla termoregolazione nel sonno indicano che biancheria da letto e abbigliamento notturno modulano la temperatura cutanea e l’autonomia cardiaca, con effetti sulla qualità del riposo; il caldo eccessivo, però, peggiora più del freddo una notte già critica. In pratica: coprirsi sì, ma adattando stratificazione e materiali alla stagione per evitare il surriscaldamento.

Coperta e ansia: una barriera psicologica utile, se la temperatura non è un problema

Molte persone riferiscono che dormire coperte placa i pensieri intrusivi e l’irrequietezza. La coperta diventa una sorta di confine: delimita lo spazio personale, riduce la quantità di stimoli e segnala che “non c’è nulla da fare se non riposare”. Quando però l’ambiente è caldo, coprirsi troppo aumenta il rischio di risvegli, sudorazione e sonno frammentato. Il criterio guida resta semplice: sentiti protetto e termicamente neutro. Se una coperta leggera ti aiuta a rilassarti, mantienila; se il caldo disturba, passa a fibre traspiranti o, in generale, a materiali più leggeri.

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