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Non c'è solo l'Italia, come certificato dall'Istat pochi giorni fa. Anche Polonia ha toccato il suo minimo storico di nascite, un dato che sta scuotendo le fondamenta economiche e sociali del Paese. Nel primo semestre del 2025, secondo i dati ufficiali della Główny Urząd Statystyczny (GUS), sono nati appena 115.500 bambini, oltre diecimila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un crollo che ha spinto un noto imprenditore polacco, Władysław Grochowski, a passare dalle parole ai fatti con un’iniziativa destinata a far discutere — e ad essere imitata.
Un bonus bebè aziendale da record per i dipendenti di Arche
Grochowski, fondatore e proprietario del gruppo Arche, uno dei più grandi conglomerati hotelieri e immobiliari della Polonia, ha annunciato un piano economico di forte impatto: più di 2.000 euro per ogni figlio nato da un suo dipendente. L’obiettivo, spiega, è semplice ma ambizioso: fermare l’emorragia demografica che minaccia il futuro economico del Paese. “La situazione demografica è drammatica, rappresenta una minaccia per la stabilità della Polonia tanto quanto i rischi geopolitici”, ha dichiarato il manager in un’intervista ai media locali.
Fondata all’inizio degli anni ’90, la compagnia Arche gestisce oggi oltre 4.000 camere d’albergo, 27 ristoranti e più di 10.000 appartamenti. Un impero costruito nel tempo, che ora Grochowski vuole trasformare in un modello di responsabilità sociale. Il suo messaggio è diretto: “Se lo Stato da solo non basta, anche le imprese devono fare la loro parte per garantire il futuro della nazione”.
Dal bonus economico alle feste di battesimo aziendali: un piano mediatico e simbolico
L’iniziativa non si limita al contributo economico. L’imprenditore ha deciso di lanciare un vero e proprio programma aziendale pro-natalità. I dipendenti che avranno figli riceveranno non solo la somma promessa, ma anche benefit simbolici e familiari: celebrazioni speciali, regali per i neonati e addirittura feste di battesimo organizzate negli hotel della catena, a spese dell'azienda.
In alcune delle strutture Arche, che sorgono in edifici storici restaurati, si trovano anche chiese riconvertite dove potranno essere celebrati matrimoni e battesimi. Inoltre, per ogni nuovo bambino nato nell’ambito del progetto, l’azienda pianterà un albero come segno di rinascita. “Ai genitori del primo bambino del programma consegneremo anche un passeggino e un pacco di benvenuto speciale”, ha aggiunto Grochowski.
Il suo gesto, accolto con entusiasmo dall’opinione pubblica, è stato interpretato come un invito al mondo imprenditoriale a riflettere sul proprio ruolo sociale. “Nel 2026 spenderemo quasi il 5% del PIL in difesa nazionale, ma cosa difenderemo se non avremo più giovani?”, ha provocatoriamente domandato il magnate. Quando si dice che Polonia e Italia abbiano molto in comune...
Un problema europeo: la denatalità non risparmia nessuno
Il fenomeno del calo delle nascite non è esclusivo della Polonia. L’intero continente europeo si trova di fronte a un progressivo invecchiamento della popolazione. L’Italia, ad esempio, ha registrato nel 2024 il numero di nascite più basso dal 1861. Tuttavia, anche in Italia alcuni imprenditori stanno provando a invertire la tendenza, ispirandosi a modelli simili a quello lanciato da Grochowski.
Tra i pionieri italiani c’è Roberto Brazzale, presidente dell’omonima azienda casearia, che offre ai suoi dipendenti un bonus bebè di 1.500 euro e lunghi congedi parentali. Vinicio Bulla sostiene economicamente i lavoratori con due o più figli, mentre il San Marco Group ha triplicato il tasso di natalità aziendale offrendo fino a 6.000 euro per ogni nascita e maggiore flessibilità oraria.

Altre realtà italiane come OneGroup, Prysmian Group e CMS di Marano sul Panaro hanno introdotto politiche familiari strutturate con bonus fino a 10.800 euro, congedi parentali estesi, e contributi per gli asili nido. Persino gruppi internazionali come L’Oréal, Unicredit, Ferrero, Tim, Barilla e BMW Italia hanno scelto di implementare programmi di welfare aziendale per sostenere la genitorialità e la parità di genere.
Władysław Grochowski e l’idea di una responsabilità sociale “attiva”
La proposta di Grochowski ha avuto eco anche nei dibattiti parlamentari e tra le associazioni imprenditoriali polacche. Alcuni economisti hanno sottolineato che un approccio dal basso — cioè sostenuto direttamente dalle imprese — potrebbe avere effetti più rapidi e concreti rispetto agli incentivi statali, spesso percepiti come lenti o burocratici. Arche, con la sua iniziativa, ha aperto una strada che potrebbe essere imitata da altri grandi gruppi del Paese.
Negli anni ’90 Grochowski aveva scommesso sul turismo locale quando pochi ci credevano; oggi scommette sulla rinascita demografica di una nazione intera. Il suo gesto non è solo un investimento economico, ma anche culturale: riafferma il valore della famiglia come base della comunità e propone una visione dell’impresa che partecipa alla costruzione del futuro collettivo.
Se la misura funzionerà o meno, sarà il tempo a dirlo. Ma in un’Europa che invecchia rapidamente, l’iniziativa di Władysław Grochowski rappresenta un esperimento sociale e umano capace di ridare visibilità a un tema spesso dimenticato: senza nuove generazioni, nessuna economia può sopravvivere.
