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Cercare lavoro può diventare una delle esperienze più stressanti della vita professionale. Tra invii di decine di curriculum vitae e colloqui spesso senza risposta, molti candidati, spinti dai consigli degli esperti, provano a distinguersi… ma non sempre nel modo giusto. Lo racconta con ironia la content creator spagnola Alba Vilches, esperta di Risorse Umane, che attraverso i suoi video su TikTok ha condiviso gli errori più assurdi che ha incontrato nella selezione del personale. Alcuni fanno sorridere, altri fanno riflettere su quanto sia importante la prima impressione che un recruiter riceve leggendo un CV.
Foto inappropriate e selfie da spiaggia: il primo errore da evitare
La foto del curriculum è ancora un punto delicato. Come sottolinea Vilches, molti candidati inviano immagini “con occhiali da sole, in spiaggia o con una birra in mano”. Un approccio che, a suo dire, “non trasmette proprio l’idea di persona super professionale”. Fino a qualche anno fa, racconta, arrivavano addirittura foto in costume da bagno o in posa da vacanza: “Questo non è un book fotografico, stai cercando un lavoro, non una sfilata!”.
La regola è semplice: meglio una foto recente scattata da qualcun altro, con abbigliamento sobrio e sfondo neutro. Evita selfie, filtri o foto ritagliate da immagini di gruppo. Anche se oggi alcune aziende non richiedono più la foto per evitare discriminazioni, se decidi di inserirla deve comunicare professionalità.
Informazioni irrilevanti o troppo personali: meno è meglio
Un altro errore frequente è inserire nel CV informazioni che non hanno alcuna relazione con la posizione richiesta. Vilches ha raccontato di aver letto candidature dove qualcuno scriveva perfino: “A volte sogno i delfini. Non so se conta, ma a me sembra importante”. Un dettaglio curioso, certo, ma del tutto inutile se si sta cercando lavoro in un ufficio amministrativo o in un supermercato.
Il curriculum non è un diario personale. Le sezioni dedicate alle competenze e agli obiettivi devono restare pertinenti al ruolo. Evita frasi come “amo il mare” o “adoro la pizza” a meno che tu non stia cercando lavoro in un villaggio turistico o in una pizzeria. Inserisci invece competenze misurabili e risultati concreti: numeri, progetti, esperienze verificabili.
Umorismo fuori luogo e saluti creativi
Nel tentativo di farsi ricordare, molti pensano che aggiungere una battuta o un tocco ironico possa funzionare. Ma spesso l’effetto è opposto. Vilches ricorda un candidato che aveva concluso il proprio CV scrivendo: “Grazie per aver letto fino a qui. Se mi assumi, ti offro una birra”. L’intenzione simpatica non basta a compensare la mancanza di professionalità. Un selezionatore riceve decine di curricula ogni giorno: ciò che vuole vedere è chiarezza, ordine e coerenza, non battute.
Un tono leggero può andar bene nella lettera di presentazione, ma solo se è calibrato e rispettoso del contesto. In un CV, invece, conviene mantenere uno stile sobrio e diretto, lasciando che parlino i fatti.
Errori grammaticali e formattazione confusa
Può sembrare banale, ma gli errori ortografici e grammaticali sono tra i motivi principali per cui un recruiter scarta un candidato. Frasi lunghe, punti e virgola usati a caso, maiuscole dove non servono: tutto questo comunica disattenzione. La stessa cosa vale per una formattazione disordinata: font diversi, colori troppo vivaci o blocchi di testo senza spazi rendono la lettura difficile e poco professionale.

Oggi esistono modelli gratuiti e piattaforme come Canva o Europass che permettono di creare un layout chiaro, pulito e coerente. Usali per dare un aspetto uniforme al tuo documento, ma senza appesantirlo con grafiche o icone inutili.
Esperienze gonfiate e competenze inventate
Infine, il più grave degli errori: mentire. Esagerare su competenze linguistiche o informatiche, o inventarsi esperienze mai avute, può avere conseguenze serie. Non solo perché un recruiter esperto se ne accorge quasi subito, ma anche perché rischi di trovarti in un ruolo che non sei in grado di gestire. Meglio essere sinceri e mostrare voglia di imparare piuttosto che millantare capacità inesistenti.
Un consiglio utile? Aggiungi una breve sezione sulle tue soft skill, cioè le abilità relazionali: comunicazione, problem solving, adattabilità. Sono quelle che oggi fanno davvero la differenza, soprattutto nei contesti di lavoro flessibili o in smart working.
Un ultimo dettaglio da veri esperti
Chi lavora nel settore delle Risorse Umane lo sa bene: anche i dettagli linguistici contano. Ecco perché vale la pena ricordarlo: il plurale corretto di “curriculum” in latino è “curricula”. Tuttavia, nell’uso comune nell'italiano moderno, dire “curriculum” anche al plurale è perfettamente accettato. Non farà la differenza nella selezione, ma dimostra attenzione e cultura generale — due qualità che in un candidato non passano mai inosservate.
Curare un buon CV non significa solo elencare esperienze: vuol dire costruire un racconto coerente, onesto e leggibile della propria storia professionale. Chi lo capisce, spesso, è già un passo avanti nella corsa verso il prossimo lavoro.
